ATTUALITÀ
Nel verde rigoglioso la camera sotterranea: l'antica sorgente che abbevera Palermo
La sorgente del Gabriele non è solo uno spettacolare monumento naturale da visitare ma anche una ricca fonte d'acqua che disseta la città da tempi remoti
La sorgente del Gabriele a Palermo (foto di Giusi Lombardo)
Tale triste situazione quotidiana accadde per una vergognosa gestione dell'epoca che, privando la popolazione palermitana di un elemento necessario ed imprescindibile come l'acqua, la teneva soggiogata al proprio potere.
Ma la nostra città è invece sempre stata ricca di acque. A parte i fiumi che la solcavano: Papireto, Kemonia e Oreto, esistono nel suo territorio denominato "Conca d'Oro" numerose sorgenti testimoniate sin dall'antichità. Una di queste, resa visitabile dall'Amap in occasione di alcune manifestazioni, è la sorgente del Gabriele. Si trova in via Riserva Reale, in una zona alle falde del Monte Caputo nei pressi della cosiddetta "conigliera".
Il nome Gabriele, che sembrerebbe attribuibile ad una persona fisica, altro invece non è che la trasformazione della parola araba "Garbel" o "Garbellel", ovvero "grotta irrigante". Nel settecento il Villabianca descrisse ampiamente la sorgente del Gabriele nella sua opera "La fontanagrafia Oretea".
La sorgente del Gabriele è costituita da quattro fonti: Cuba, Gabrielotto, Campofranco e Nixio, conosciute sin dal X secolo così come racconta il viaggiatore arabo Ibn Hawqal nella sua "Descrizione di Palermo nella metà del X secolo". Le quattro sorgenti all'epoca affioravano creando delle zone paludose e malsane. Ma purtroppo, in particolare in quelle del Nixio che creavano una sorta di laghetto, le donne erano solite lavare i panni e pertanto pare che fu questa incauta abitudine a far scaturire delle epidemie coleriche in città.
Si cominciarono dei lavori di bonifica di queste zone già nel 1761, ma fu nel XVIII secolo che si cercò di risanarle maggiormente anche se non in modo definitivo. Le opere si conclusero definitivamente allorché, nel 1927, il Comune di Palermo acquisì le fonti affidandone la gestione alla S.A.A.P. (Società Anonima Acquedotto Palermo).
Le acque del Gabriele, tramite il meccanismo delle torri d'acqua o "castelletti" servivano per approvvigionare la città, le campagne, i mulini ed anche i monasteri, come quello dell'Origlione e di S. Caterina. Nel chiostro di quest'ultimo ancora esiste una torre d'acqua di esclusiva pertinenza delle suore, a dimostrazione del loro elevato ceto sociale.
Un'altra prova del corso idrico del Gabriele si può riscontrare negli archi del suo acquedotto a tutt'oggi esistenti alle spalle del palazzo della Zisa, nei pressi dei Cantieri culturali; appunto alla Zisa. Da lì le acque arrivavano ai mulini fin nella via omonima per la macinazione del sale. L'acqua della sorgente, potabilissima, anche attualmente rifornisce Palermo miscelata ad acque di altre fonti idriche. Visitare la sorgente del Gabriele è un'esperienza unica ed affascinante.
L'area del potabilizzatore dell'Amap si trova in una zona ricca di vegetazione mediterranea, in cui si trova pure un raro esemplare di fontana storica in ghisa "a doppia vasca".
Discendendo una stretta scala ci si ritrova in un'ampia camera coperta ed illuminata artificialmente in modo davvero affascinante. Qui non si può che rimanere estasiati fra la frescura dell'ambiente, l'ascolto del mormorio dell'acqua e la vista del movimento acquifero sul fondo che si inoltra nei cunicoli per essere raccolte nella vasca denominata "Ricettacolo Magistrale".
Ma soprattutto la visita alla sorgente del Gabriele è la "prova provata" della ricchezza idrica palermitana, contro la quale nessuna opposizione o scusa potrà più reggere.
Fermo restando che un tale preziosissimo bene naturale va protetto, tutelato e men che mai sprecato. Sin dai più piccoli accorgimenti nei gesti quotidiani, è di fondamentale importanza ricordare che la natura, se sfruttata ignobilmente, esaurisce le sue risorse a discapito di intere popolazioni.
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