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Nel santuario dell'eleganza compravi l'Ascot: da Giovanni Alongi nel cuore di Palermo
La storia di un negozio degli anni '80 a Palermo dove comprare un accessorio raffinato, da indossare sotto la camicia al posto della cravatta, per serate di lusso
Il negozio di Giovanni Alongi a Palermo
Sono gli anni delle griffe quelli dall'80 a seguire, e Gaetano Romeres prende parola ricordando sul gruppo Facebook "Palermo storica" la storia di Giovanni Alongi.
«Giovanni Alongi forte dell'esperienza acquisita presso "Battaglia" aveva creato un vero gioiello delle eccellenze sartoriali italiane come "Brioni & Loro Piana" e le indimenticabili cravatte».
A proposito di cravatte la chicca di Alongi è stata senza dubbio l'Ascot, un accessorio nuovo e raffinato, da indossare sotto la camicia, al posto della cravatta, per serate di lusso. Ricordo l'Ascot grigio con la fantasia cashmere.
I giovani degli anni '80 amano vestirsi in giacca e cravatta (con tanto di fermacravatta d'oro) quanto meno alla sera per andare al cinema o in discoteca. È uno stile per sentirsi già grandi con eleganza e quell'aria da ragazzi per bene.
Nelle "vasche" di via Ruggero Settimo, nei pomeriggi degli anni '80, sotto i portici del Banco di Sicilia, gli occhi si soffermano inevitabilmente dinanzi a quelle vetrine, il negozio luxury per uomo, per gli uomini che vogliono vestirsi bene, di classe, anche se gli zeri di quei prezzi sono diversi.
Infatti Angela Mirabella ricorda che «era un bellissimo negozio solo per guardare. Comprare era impossibile. Solo chi guadagnava senza lavorare poteva permettersi quei capi».
"Un santuario di eleganza italiana" definito da molti. "Giovanni Alongi" è sin da subito punto di riferimento per l'alta moda maschile. I capi sono confezionati da prestigiose firme e tra i clienti ci sono grandi personalità come l'emiro del Qatar, His Highness Hamad Bin Khalif Al Thani. Si legge così nel web in "Palermo e Palermitani"
Alongi chiude nel 2019 dopo 39 anni di attività per una scelta commerciale concedendo in locazione i propri locali a una nota multinazionale.
Ma perchè chiudere? Lo spiega Gianfranco Alongi, figlio di Giovanni: «Le vendite in rete e negli outlet hanno assottigliato i margini di lavoro. E quando i costi rischiano di superare i guadagni, allora è il momento di fermarsi. Abbiamo ricevuto una buona offerta e l'abbiamo considerata conveniente», così si legge nel Giornale di Sicilia.
Ma i motivi della decisione si ricavano dalle stesse parole dei titolare e fondatore della boutique Alongi: «Prima di aprire questa boutique - conclude Giovanni Alongi - ho lavorato trent'anni da Battaglia. Ho lavorato una vita e ho sempre fatto quello che andava fatto. È tempo di fermarsi».
Resta ormai quindi solo un ricordo dei tempi del salotto della via Ruggero Settimo, illuminata dai brand palermitani prima dell'avvento delle grandi firme.
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