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Nasce in Sicilia I-Ditu, il primo "dito ecologico": lo indossi e il gioco è fatto

Si tratta di un dispositivo realizzato in 3D Technology e bioplastica, totalmente biodegradabile e compostabile, ideato da due giovani siciliane. Vi spieghiamo a cosa serve

Balarm
La redazione
  • 16 dicembre 2020

I-Ditu, il "dito ecologico"

Lo abbiamo sempre sentito dire dai più anziani: le difficoltà aprono la strada a nuove idee e soluzioni. E in effetti il nuovo progetto ideato da due giovani siciliane, Annamaria Imondi e Laura Mirabile, risponde a pieno a questa considerazione.

Si tratta di I-DITU, ovvero un "sicilian Safety Finger", un dispositivo realizzato in 3D Technology e in amido di mais, quindi totalmente biodegradabile e compostabile.

Il progetto, dunque, risponde prima di tutto ad un'istanza etica che, trova compimento, nella scelta dei materiali oltre che nella visione responsabile relativa al suo utilizzo. Lo stesso vale per il disinfettante agli agrumi prodotto anch’esso da un’azienda siciliana, e la borsa in cui è contenuto I-DITU, in cotone.

E inoltre aiuta la gente ad evitare il contatto diretto dei guanti con gli oggetti di uso quotidiano come i tasti di un bancomat, le porte e i pulsanti dei bagni pubblici. Lo indossi e il gioco è fatto: con I-Ditu schiacci i tasti, abbassi le maniglie, apri gli sportelli e tanto altro.
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L’idea, decisamente innovativa, ha già trovato il favore del mercato estero per via della simpatica forma e dei colori, come modo per sdrammatizzare e affrontare con ilarità il momento che stiamo vivendo a causa della tristemente nota pandemia.

Ma torniamo all'ideatrice, il suo nome è Annamaria Imondi e ha realizzarla, praticamente, è Laura Mirabile che, dopo essersi specializzata tra la Sicilia e la Toscana, ha deciso di tornare a vivere nella sua città natale, Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese, per dar vita a "La Botteguccia di Laura (R)", un concept store dove seleziona oggetti di design, giochi libri educativi e creativi, e accessori con una forte sensibilità all'ecodesign.

Ed è proprio nel suo laboratorio 3D che produce I-DITU. Più che un progetto, sottolineano le due giovani siciliane, quello di I-DITU vuole essere un modo di essere e vivere il tempo, uno scrigno che contiene storie, una fucina di idee ispirate da un amore antico quanto sofferto, ma puro.

Ed è da questa riflessione che fuoriescono, come le parti più recondite di un grande disegno, le idee di Annamaria per la sua isola. Fin dagli studi romani, e grazie agli innumerevoli viaggi, Annamaria ha compreso quanto la sua Isola, spesso incompresa e vilipesa, avesse bisogno di cuori febbricitanti che si prendessero cura di lei.

Così decide di avviare un percorso di collaborazione finalizzato a coinvolgere donne e uomini pensanti che hanno dato già altri frutti creativi. Una Sicilia più responsabile, cosciente, padrona di sé. Un lavoro di ricerca che dura da anni e che si concretizza inizialmente con una felice intuizione: “posizionare” la Sicilia in un barattolo e portarla in giro per il mondo.

Il tema è #lasiciliainunbarattolo, un gift box a tema, riciclabile, contenente delizie tipiche siciliane prodotte da aziende di qualità più o meno note, come simbolo di una terra che c’è e vive nelle menti creative degli artigiani, degli agricoltori, degli artisti.

«Ho voluto dare voce – afferma Annamaria – alla parte dell’isola più positiva, mettendo insieme persone in grado di mostrare i loro aspetti migliori, dando vita a simboli portafortuna, dei lasciapassare per la fiducia, e mostrare come tutto nel tempo possa assumere forme diverse; tutto si ricicla, tutto è riciclabile e riutilizzabile».

La cooperazione, altro elemento fondamentale, è alla base anche di "Lia Ci Sì?", un’idea di coworking interamente Made in Sicily nata a Barcellona Pozzo di Gotto, un ambiente conviviale dove cibo, arte e cultura si incontrano per offrire esperienze memorabili.

Qui l’ospite viene accolto da Annamaria, da sua madre Stefania Gemelli, ispiratrice di molte ricette elaborate dalla tradizione e dal suo socio Alessandro Vento, bartender pluripremiato, in un’atmosfera tipicamente siciliana, fatta di buone maniere e coccole culinarie, di arte e musica, un viaggio sensoriale vissuto tra professionisti dell’accoglienza e artigiani del gusto.

E poi il progetto "Ma/Lia di Lia ci Si?" con il quale Annamaria rivaluta e riporta in auge il turbante, un accessorio tipicamente indossato dalle donne sicule di un tempo, che da oggetto quotidiano di lavoro diventa icona per donne sicure e con una forte personalità.

Con la stessa ironia da "Lia" vengono fuori altre idee, così nascono le mascherine fashion che si ritraggono per diventare splendidi foulard per il collo.

Idee particolari che rientrano in un più ampio progetto culturale, prossimamente in uscita, all’interno del quale venti scrittori siciliani più o meno noti racconteranno una favola su diverse tipologie di agrumi.

Il risultato è un testo corale, che sarà edito da Smasher Editori, corredato da un audio libro, in italiano ed inglese, pensato per interagire virtualmente con i graffiti dell’Urban Place realizzati da Street Artists messinesi.

Una felice intuizione pensata a scopo benefico per rendere felici bambini e adulti nel desiderio di rivivere l’isola e le sue eterne bellezze da una prospettiva diversa, positiva, nuova, e di apprendere tramite la fantasia, qualcosa in più della nostra bellissima terra.

Per una Sicilia più responsabile, cosciente, padrona di sé.
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