CURIOSITÀ
Nasce il "Museo" della cucina palermitana: un'esperienza unica, sensoriale (e virtuale)
Qualcuno ha pensato che tutto ciò che ha a che fare con la cucina e i sapori palermitani di un tempo - pietanze, ingredienti, ricette, profumi, storia - dovesse essere raccontato per come merita
Una delle esperienze al "Fem - Food Experience Museum" a Palermo
E se parliamo di dieta mediterranea non possiamo che parlare di cucina Siciliana, che è probabilmente la sua più alta espressione, la sua manifestazione più potente e antica.
Ed è partendo da questo che qualcuno ha pensato che tutto ciò che ha che fare con la cucina e i sapori palermitani di un tempo - pietanze, ingredienti, ricette, profumi, storia - dovesse essere raccontato per come merita. Come? Creando un "museo" digitale e sensoriale in cui, tramite percorsi esperenziali, è possibile conoscere tutto questo.
«La gente non va a cercare più solo il cibo - spiega Francesco Carnevale, ideatore di FEM - ma un’esperienza più completa, che racconti l’ambiente, la storia, la cultura. Quello che offriamo noi è una vera esperienza culturale».
E non è un caso infatti che il progetto sia stato finanziato da Cultura Crea, linea promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) per sostenere la filiera culturale e creativa. È la prima volta che con la linea Cultura Crea in Italia viene approvato un progetto nell’ambito della ristorazione. Un progetto che parte da Palermo ma che intende crescere e infatti ci sono stati già dei contatti per attivare il modello FEM anche per altri territori della Sicilia.
Ma torniamo a Palermo. Cucina palermitana vuol dire in primis mercati storici, quindi Capo, Vucciria, Ballarò. Tra qualche anno però questi luoghi non saranno più quello che erano, non potranno resistere ancora molto a questa trasformazione in atto; e in questo senso, ancora di più è importante il raccontarli.
«Gaetano Basile diceva in alcuni suoi video che se volesse portare amici che vivono fuori la Sicilia a mangiare cose palermitane “serie” non saprebbe più dove portarli. E questo - continua Francesco Carnevale - perché la nostra cultura culinaria è molto annacquata oggi, commerciale. Spesso poi la tradizione culinaria è vista, anche dagli chef siciliani, come qualcosa di passato quando non è vista come cibo “da trattoria”, ma è esattamente l’opposto. Perché ha un valore inestimabile, bisogna ricostruire i i saperi e riproporre i sapori di un tempo».
E in un'idea così alta, com'è giusto che sia, della cucina palermitana, ecco che lo chef diventa un “curatore museale”, deve recuperare le ricette e farle esattamente come un tempo, deve fare un lavoro di ricostruzione storico culturale. Una vera responsabilità.
FEM si trova all’interno del ristorante Balata all’incrocio fra le vie Roma e Vittorio Emanuele e attraverso un portale web, racconta la storia milleniaria della nostra cucina, i mercati e le ricette, grazie anche all’ausilio di una APP e uno spazio multimediale all’avanguardia che ha sede al piano superiore del ristorante.
Immaginate una mattina o un pomeriggio in cui ogni senso viene coinvolto in un’esperienza unica nel suo genere che si snoda tra la "passeggiata" narrata, la scoperta, l'ascolto e la suggestione visiva e infine la degustazione.
Sono due le experience che si possono prenotare online (oppure chiamando lo 091 2753274) e in cui tutto questo può avvenire: Full FEM e Mini FEM. La prima prevede la prenotazione per un massimo di 20 persone e dura circa quattro ore, dalle 9.00 alle 13.00. Il punto di ritrovo è Balata Sicilian Experience, si inzia con la colazione per poi proseguire con una passeggiata in uno dei mercati storici della città durante la quale verrà raccontato il luogo e la sua storia.
Al ritorno i partecipanti saranno accolti al piano superiore del ristorante dove grazie al maxi schermo e all'impianto Dolby Surround si potrà godere dei video dell’attore Salvo Piparo che allieterà con i suoi racconti dedicati proprio ai mercati storici. Tutti i contenuti sono tradotti anche in inglese.
Ma non finisce qui, perché FEM è anche innovazione e quindi i partecipanti potranno vivere un’esperienza unica con l’ausilio dei visori Ocolus, gli speciali occhiali che permettono di catapultarci nei luoghi della nostra cultura culinaria di fare la passeggiata in realtà virtuale.
«Abbiamo già prodotto dei contenuti nostri di virtual reality - spiega ancora Carnevale - e pensiamo già a quelli futuri. Questi mezzi moderni e tecnologici ci permettono anche di andare oltre, come ad esempio ricostruire virtualmente il mercato della fiera vecchia della Kalsa… pensate alla possibilità di rivivere e, soprattutto, conoscere, un mercato del 1500-1600 che non c’è più. Nei progetti di sviluppo inoltre vogliamo realizzare video con realtà aumentata».
Il giro si conclude con un pranzo, con ricette estratte da FEM (il museo ha una mini biblioteca con i testi delle ricette antiche che sono a disposizione dei visitatori) nel rispetto di quella che era la tradizione, perché lo scopo è quello di ritrovare l'identità, sentire i sapori e ricordarli. E se non sei siciliano, riuscirai a penetrare in un modo tutto da scoprire, assaporare.
La “Mini” experience si articola invece in due fasce orarie possibili: dalle 17,30 alle 18,30 e dalle 18,30 alle 19,30. L’appuntamento è sempre al ristorante Balata. In questo caso, visto l’orario, tutto si concluderà con una degustazione/aperitivo, con ricette sempre prese dal ricettario FEM (è previsto uno sconto per chi volesse rimanere poi a cena).
La prima esperienza è rivolta più ai gruppi e alle agenzie di viaggio proprio per il modo in cui è pensata e si sviluppa, ma ovviamente chiunque può partecipare. La seconda è più "soft" ed è proprio per tutti.
L'idea è quella di creare delle sinergie con gli operatori culturali e del turismo e la rete museale palermitana perché FEM rientra nel turismo esperienziale a tutti gli effetti: non solo dove dormire e cosa mangiare ma anche esperienze di altro tipo, che abbracciano tutti i nostri sensi, coccolandoli, e che oggi hanno forte attrattiva e, certamente, un grande valore.
E parlando di identità culturale e culinaria, non potrebbe che essere così.
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