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Medium, fantasmi e aldilà: lo spiritismo attirava popolo e aristocrazia anche in Sicilia

Anche in Sicilia i medium attiravano, nelle case o nei circoli, curiosi e studiosi, ma anche persone addolorate da una perdita che desideravano avere un contatto col proprio caro scomparso

La medium Eusapia Paladino al Circolo Minerva di Genova nel 1901

Scommetto che chiunque tra di voi ha in qualche modo avuto a che fare, nella propria vita, con storie di fantasmi e case infestate! Perché i morti tornano sempre a molestare i vivi, tra apparizioni e scheletri negli armadi… e anche qui da noi.

Tutto ha avuto inizio nel 1848 e non in una terribile notte buia e tempestosa, ma in una deliziosa casetta nel villaggio californiano di Hydesville, dove due sorelline, diremmo spirdate, Maggie e Kate Fox, di 15 e 12 anni, scoprirono, nascosto in cantina, il cadavere di un rappresentante di profumi a cui il precedente inquilino tagliò la gola per rubargli i soldi.

Fu lo spirito irrequieto di Charles Rodna a raccontare tutto alle bambine, attraverso colpi battuti sulle pareti di casa a mo’ di codice Morse. La notizia si diffuse e in breve tempo le sorelle Fox divennero vere e proprie Star dello spiritismo, intraprendendo numerose tournée anche in Europa e attirando l’attenzione di illustri studiosi e scienziati come Sir William Crookes.
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Questi, Presidente della Society for Psychical Research di Londra – cui aderirono anche l’Arthur Conan Doyle di Sherlock Holmes e il Lewis Carroll di Alice nel Paese delle meraviglie – esaminò anche altri medium del calibro di Florence Cook, che riusciva persino a materializzare lo spettro di una donna col turbante bianco, e Daniel Home, ricercatissimo in tutte le corti reali, dagli zar di Russia ai sovrani di Baviera.

Nel frattempo nei salotti aristocratici e borghesi di tutto il mondo, tra cupi tendaggi bordeaux e soffuse luci di candela, riunirsi per la seduta spiritica era divenuta una vera e propria moda, cosa che, in un’epoca di esasperazione scientifica, consentiva al tempo stesso di esorcizzare paure e lutti. L’aldilà, per così dire “manipolato” attraverso il potere del medium, interveniva, analogamente alla magia popolare, negli strati sociali più alti a colmare un vuoto, un’assenza destabilizzante.

Anche in Sicilia i medium attiravano, nelle case o nei circoli, curiosi e studiosi, ma anche persone addolorate da una perdita e che desideravano avere un contatto col proprio caro scomparso. Tra i primi a occuparsi di spiriti in Italia il nostro Luigi Capuana originario di Mineo (CT), che, malgrado ancora oggi sia esclusivamente bollato come verista insieme a Verga e De Roberto, fu invece audace e accanito sostenitore dello spiritismo, praticando sedute, confrontandosi con testi e studiosi dell’epoca, fotografando fantasmi e morti e scrivendo racconti gotici, horror, alla Oscar Wilde, Bram Stoker o Edgar Allan Poe.

I nostri medium siciliani, come quelli di tutta Italia, avvertirono maggiormente l’influenza delle teorie di uno spiritista francese molto in voga all’epoca, Allan Kardec. Questi, in linea all’evoluzionismo dominante, credeva nella reincarnazione e nella graduale acquisizione di saggezza da parte del nostro spirito, vita dopo vita. La parte di noi che sopravvivrebbe alla morte Kardec la chiamava perispirito. Di consistenza submaterica il perispirito avrebbe l’aspetto della nostra ultima reincarnazione e sarebbe visibile proprio al medium.

Sono diversi i modi con cui i fantasmi possono manifestarsi, ossia spontaneamente tramite voci, rumori, oggetti che si muovono e più terrificanti poltergeist, oppure quando li evoca il medium attraverso colpi battuti (i raps), tavolini ballanti e tavole medianiche (le ouija). In molti casi il medium riesce addirittura a parlare o scrivere per bocca o per mano dello spettro richiamato, e a creare materializzazioni, apparizioni e serpentine e luminescenti estroflessioni ectoplasmatiche.

A Palermo, nella sua splendida villa neogotica in via Serradifalco (che, ho sentito, diventerà a breve un albergo di lusso), il Principe Raniero Alliata di Pietratagliata seguì gli insegnamenti di Kardec e, parlando e scrivendo in greco antico, riuscì a comunicare con dei filosofi ateniesi morti di peste durante la Guerra del Peloponneso.

Se da un lato costoro si divertirono a confessargli d’imbucarsi talvolta fra le lenzuola dei vivi per condividerne quei piaceri sessuali che tanto loro mancavano, dall’altro rivelarono di essere anime ormai elevate che più nulla avevano da chiedere a un mondo incapace di apprezzare il suo bene più prezioso, la vita che «non ha mai fine». Anche mia nonna, Lidia Pandolfini, era una medium kardechiana.

Si riuniva con le cugine Sammartino nel Palazzo Alliata di Villafranca in Piazza Bologna e con i vicini più affezionati nella sua casa di via Gaetano Daita. Mi diceva che gli spiriti, non comprendendo spesso di essere morti, si agitano, irrequieti, alla ricerca di risposte. Il suo compito era aiutarli a capire, renderli consapevoli: per farvi un’idea più chiara potete guardare il famoso film The Others (2001) con Nicole Kidman.

In Italia comunque lo spiritismo non riuscì ad attecchire pienamente come nel resto d’Europa, sia per la presenza incombente del Vaticano sul nostro territorio, sia per un’Unità politica ancora giovane e solo apparente (come oggi, del resto), sia per la dominante economia agricola, lontana dalla cultura borghese e urbana delle grandi capitali europee, dove la moda spiritica era molto più diffusa. La medium più ricercata d’Italia era sicuramente la scontrosa Eusapia Paladino.

Al Circolo Minerva di Genova nel 1901 la medium pugliese impressionò tutti i presenti, levitando da terra di 80 cm e senza alcun trucco. Ospite della Società degli Studi Psichici di Milano nel 1906 si esibì in esilaranti spettacoli medianici, documentati dal corrispondente del “Corriere della Sera” Luigi Barzini, autore di un discusso reportage che scatenò subito dibattiti e polemiche.

Qualcuno arrivò a suggerire, ironicamente, di impiegare i poteri della medium per far muovere i treni invece dei tavolini, così da risparmiare energia! Il reportage si apriva con la prefazione dell’antropologo criminale Cesare Lombroso, anch’egli cultore di spiritismo e presente quel giorno, che, pur diagnosticando nella donna fenomeni di isteria, dovette comunque ammettere di aver osservato l’incredibile.

La Paladino fu spesso invitata anche in Sicilia, e non soltanto dalla Società Spirituale di Palermo che, nata nel 1863, riuniva scienziati, appassionati e operatori dell’Isola, come Giuseppe Tomasi di Lampedusa e i suoi cugini, il poeta Lucio e l’acquerellista Casimiro Piccolo di Calanovella, o ancora lo storico Corrado Fatta del Bosco e il critico musicale del “Giornale di Sicilia” Bebbuzzo Sgadari di Lo Monaco.

Fu ospite nelle case palermitane del neuropsichiatra Gerolamo Mirto, del filologo Giuseppe Pagano e soprattutto del medico Carmelo Samonà, attivissimo spiritista e protagonista di una bizzarra vicenda che gli condizionerà tutta la vita e di cui ci racconta il pronipote Alberto Samonà, il nostro attuale assessore regionale ai Beni culturali, in un libro del 2013.

Il professore Carmelo Samonà e la moglie Adele Monroy di Pandolfina, che abitavano nell’incantevole Villa Ranchibile (oggi sede dell’Istituto Don Bosco di Palermo), ebbero cinque figli tra cui l’espansiva Alessandra, che morì di meningite nel marzo del 1910, a soli cinque anni. La bimba, tanto amabile e amata, apparve in sogno tre giorni dopo alla disperata mamma Adele, supplicandola di non piangere più e promettendole di ritornare.

I coniugi afflitti, dopo un po’ di tempo, ebbero improvvisamente due gemelle, Maria Pace e una bambina, che chiamarono nuovamente Alessandra e che mostrò subito impressionanti somiglianze con la sorellina morta, sia nell’aspetto fisico sia nel comportamento come nei ricordi vissuti. Alessandrina man mano cresceva e cresceva anche la sua passione per l’aldilà e il trascendente, condivisa col padre in lunghe e coinvolgenti chiacchierate.

Era diventata pure una medium veggente, in grado di interpretare i pensieri dei defunti attraverso un semplice oggetto a loro appartenuto (come un paio d’occhiali o un semplice fazzoletto), e a prevedere il futuro, cosa che invece evitò di rivelare a chi avesse davanti per non traumatizzarne la vita.

Dopo la Seconda guerra mondiale, Alessandra sposò il grande amore della sua vita, il bel generale di cavalleria Carmelo Giuffrida, e si trasferì nelle luminose campagne di Montevago (AG), continuando a offrire consulto alle persone colpite dal lutto, come le vedove di guerra, e scrivendo libri sulle proprie esperienze sovrannaturali.

Il primo giugno del 2000 suo figlio Giacomo avvertì un sussurro nel cuore della notte, si alzò dal letto, si recò in soggiorno e trovò la mamma seduta sul divano, con gli occhi chiusi. Alessandrina, la bimba che era tornata dall’aldilà reincarnandosi, si spegneva a novant’anni, serena.
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