STORIA E TRADIZIONI
Maria Sofia, un'eroina (dimenticata): sorella di Sissi, fu l'ultima regina delle Due Sicilie
Sorella minore dell’imperatrice, col suo coraggio stregò d’Annunzio e Proust. E fu anche vittima di uno dei primi fotomontaggi della storia
Maria Sofia Borbone, ultima regina delle Due Sicilie
Maria Sofia Amalia di Baviera, moglie di Francesco II, è stata l’ultima regina del Regno delle due Sicilie, anche se solo per poco più di un anno. La vita della giovane e coraggiosa sovrana, ha affascinato scrittori come D’Annunzio (che la definì Aquiletta bavara) e Marcel Proust (che parlò di lei come la regina soldato tra i soldati sui bastioni di Gaeta).
Nata il 4 ottobre 1841 nel castello di Possenhofen, in Baviera, Maria Sofia Amalia era la terza figlia del duca Massimiliano Giuseppe in Baviera e della principessa Ludovica di Baden, nonchè sorella minore della ben più nota Elisabetta, detta "Sissi", resa celebre dai film con Romy Schneider.
Maria Sofia era esuberante, indipendente, anticonformista: andava a cavallo come un’amazzone, cacciava nei boschi, praticava scherma, nuoto, ginnastica e danza, adorava la musica. Fumava perfino dei piccoli sigari in pubblico, imitando il padre.
Il 22 dicembre 1858 Francesco II, futuro re del Regno delle Due Sicilie e Maria Sofia erano già ufficialmente fidanzati. La fanciulla aveva diciassette anni e conosceva il suo promesso sposo, che di anni ne aveva 22, solo attraverso il ritratto di una miniatura.
Il matrimonio avrebbe dovuto rafforzare il legame tra la corona d'Asburgo e quella dei Borbone di Napoli: Francesco II era figlio di Ferdinando II e della prima moglie Maria Cristina di Savoia. Sulla scelta del futuro sposo influiva anche la religione di Maria Sofia, che era cattolica: Francesco era stato cresciuto più come un monaco destinato alla vita religiosa che come un futuro sovrano.
Di carattere timido e riservato, era stato educato dai padri scolopi secondo rigidi precetti morali e religiosi. La madre di Francesco, Maria Cristina era morta di parto, non ancora ventiquattrenne, nel dare alla luce l'unico figlio. Ferdinando, meno di un anno dopo, si era risposato con Maria Teresa d'Asburgo-Teschen da cui aveva avuto altri 12 figli.
Francesco "represso, controllato dal padre, succube della severa matrigna, era dedito soprattutto a letture spirituali e pratiche religiose. Pochi amici, niente sport. Era poco esperto nell’uso delle armi. Quanto a relazioni femminili, esse erano tabù: sia per la ferrea educazione impartitagli dalla severa matrigna, sia per problemi fisici" scrive Aurelio Musi in Maria Sofia.
L’ultima regina del sud. Il matrimonio tra Francesco e Maria Sofia venne celebrato per procura l'8 gennaio 1859 e qualche giorno dopo la sposa lasciava l’Austria ed era scortata fino a Trieste, dove si imbarcava per Bari raggiungendo la città il 1º febbraio del 1859. Qui incontrava finalmente per la prima volta il marito e il suocero, re Ferdinando II, ormai molto malato. Il 7 marzo i reali ripartivano per Napoli, ma le condizioni di Ferdinando si aggravavano ulteriormente.
Il 22 maggio successivo il re moriva, Francesco saliva sul trono e Maria Sofia diventava regina consorte. Non fu facile per Maria Sofia ambientarsi alla corte di Napoli, con un marito debole e bigotto, educato nel culto di sua madre, chiamata la Regina Santa (dichiarata poi beata nel 2014) e una suocera che non disdegnava il potere e cercava di influenzare il figliastro, così come aveva fatto con il marito, senza alcuna fatica, in quanto, ancor più del padre, Francesco era completamente sottomesso alla volontà della matrigna.
L'indomabile Maria Sofia, diversamente dal marito, non si lasciò sottomettere dalla suocera, anzi entrò presto in aperto contrasto con la matrigna del re, quando comprese il reale desiderio di Maria Teresa: far deporre Francesco II per metter sul trono il suo primogenito.
Nonostante evidenti prove di un complotto ordito dalla matrigna, Francesco non se la sentì di accusare Maria Teresa ed esclamò: “È la moglie di mio padre!”. Maria Sofia fu regina delle Due Sicilie per meno di 2 anni, dal 1859 fino alla capitolazione di Gaeta, il 13 febbraio 1861.
La giovane sovrana acquistò enorme popolarità proprio durante l'assedio di Gaeta, dove la corte si era rifugiata il 6 settembre del 1860, per tentare un'ultima resistenza alle truppe piemontesi. Dagli spalti di Gaeta ella infondeva coraggio a quel che rimaneva dell’esercito borbonico ormai annientato.
Nei momenti più gravi Maria Sofia non si perdeva d'animo, lo sprezzo del pericolo era una costante del suo comportamento. La regina era l’anima della resistenza e abbandonate le sue crinoline, si era trasformata in soldato. Cercava di incoraggiare i soldati borbonici, distribuendo loro medaglie con coccarde da lei stessa confezionate, indossava abiti di taglio maschile coperta da un gran mantello calabrese e si recava in visita negli ospedali di guerra, per assistere i malati e i feriti.
Quando la situazione peggiorò a causa della mancanza di scorte di cibo e dell’epidemia di tifo, il re la supplicò a lasciare la roccaforte, ma Maria Sofia volle restare. Purtroppo, nonostante il suo spendersi senza riserve, a febbraio del 1861 l’ultima resistenza veniva sconfitta e i reali si rifugiavano a Roma, dove Francesco istituiva un governo in esilio, riconosciuto solo dalla Santa Sede e dall'Austria, prima di essere definitivamente sciolto nel 1866.
Il re esiliato si vide soprannominare in maniera infamante Franceschiello da parte dei cronisti dell'epoca, che volevano ridicolizzare la figura di un sovrano senza il proprio regno.
Nel febbraio 1862 veniva inoltre messa a punto una feroce campagna diffamatoria nei confronti di Maria Sofia, attraverso un fotomontaggio (uno dei primi della storia) che ritraeva la giovane donna nuda, in pose lascive, e per di più davanti a un ritratto del pontefice.
Le foto si rivelarono essere abili manipolazioni: il viso della regina era stato montato sul corpo di una prostituta ritratta senza veli. Le indagini portarono la polizia pontificia all'arresto di Antonio Diotallevi e della moglie Costanza Vaccari, autori del gesto.
Nel 1862 il matrimonio tra Maria Sofia e Francesco non era stato ancora consumato, forse a causa della fimosi del re e dunque la coppia non aveva avuto figli. Durante l’esilio romano la pasionaria Maria Sofia finì per innamorarsi di un ufficiale della guardia pontificia, il conte belga Armand de Lawayss, con il quale ebbe una relazione e, secondo illazioni mai veramente confermate, rimase incinta.
Per nascondere la gravidanza Maria Sofia si trasferì a Possenhofen, dove, su consiglio della famiglia, decise di partorire in segreto per evitare lo scandalo. Il 24 novembre 1862, nel convento di S. Orsola ad Augusta, diede alla luce due gemelle, Daisy e Viola: Daisy venne affidata alla famiglia di Lawaysse (ma morì qualche anno dopo) e Viola agli zii materni.
Un anno dopo il parto, Maria Sofia decise di confessare la relazione a suo marito. Il rapporto tra i coniugi paradossalmente migliorò, Francesco si sottopose a un'operazione per ridurre la fimosi e la coppia riuscì a consumare il matrimonio. Maria Sofia rimase gravida e diede alla luce una bambina, chiamata Maria Cristina Pia che venne tenuta a battesimo dalla zia, l'imperatrice Sissi.
La bimba purtroppo visse solo tre mesi, morì il 28 marzo 1870 e la coppia non ebbe altri figli. Nel 1867 la matrigna di Francesco moriva di colera. A seguito della presa di Roma da parte delle truppe italiane e della dissoluzione dello Stato Pontificio il 20 settembre del 1870, Maria Sofia e Francesco si trasferirono a Parigi.
Vivevano senza grandi mezzi economici, perché i Savoia avevano confiscato tutti i beni dei Borbone, e il Governo italiano ne prometteva la restituzione solo al patto che Francesco rinunciasse a ogni pretesa sul trono del Regno delle Due Sicilie, gesto che egli non accettò mai, rispondendo sdegnato: «Il mio onore non è in vendita».
Francesco morì a 58 anni, nel 1894, in Trentino, durante uno dei suoi viaggi compiuti per sottoporsi a cure termali. A Parigi, Maria Sofia continuò a tenere viva una piccola corte borbonica in esilio, non smettendo mai di sperare di riottenere il regno perduto.
Venne accusata di aver stretto amicizia con i nemici dei Savoia, con anarchici come Gaetano Bresci e si guadagnò l'appellativo di regina degli anarchici. Maria Sofia sperava probabilmente di sfruttare l'ostilità contro i monarchi sabaudi per destabilizzare il regno d'Italia.
Durante la prima guerra mondiale simpatizzò per gli imperi centrali, in conflitto contro l'Italia. Nonostante la sua avversione per i Savoia, Maria Sofia aveva l'abitudine di visitare i campi di militari italiani prigionieri in Germania. I soldati italiani, ignari dell'identità di Maria Sofia, ormai anziana (aveva superato i settant'anni), erano stupiti e incuriositi dall’attempata dama che parlava la loro lingua con un'inflessione mista di tedesco e napoletano e distribuiva bon bon e sigari.
Maria Sofia morì a Monaco di Baviera, a causa di una forte polmonite, nel 1925. Le spoglie di Francesco II, di Maria Sofia e della loro figlia Maria Cristina, riunite dopo varie vicissitudini, riposano oggi nella cripta della Basilica di Santa Chiara, a Napoli, dove sono state traslate con una solenne cerimonia nel maggio del 1984.
Nel 2020 è stata annunciata l'apertura della causa di canonizzazione di Francesco II, pertanto il sovrano defunto è attualmente riconosciuto dalla Chiesa con il titolo di Servo di Dio. In un’ultima intervista rilasciata poco prima di morire a Giovanni Ansaldo per La Stampa di Torino Maria Sofia affermava: «Ho ottantatré anni. Uno di più dell’onorevole Giolitti. Sono molto vecchia».
E poi, mostrando due acquerelli che raffiguravano il Vesuvio. «Li dipinse il mio re. No, il mio re non fu imbecille… come dicono». E infine, col sorriso malizioso di quando era ragazza: «Voi lo vedete. Sono povera. E abito qui per concessione di un mio nipote. I Savoia non sono stati chic con noi Borbone…».
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