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Villafrati: vanno in scena le "Madonne di Beslan"

"Madonne di Beslan" è un esempio di teatro civile, vincitore della sezione teatro del Premio MArte Live 2009, presentato da Chiara Tomarelli, regista e interprete

  • 23 aprile 2010

Il teatro come mezzo e luogo di unione civile e sociale dove, senza censura, la memoria diventa riflessione per una crescita collettiva che passi attraverso la conoscenza: questo il principio ispiratore che muove il Teatro del Baglio di Villafrati (Corso Sammarco, appunto, a Villafrati), che presenta al pubblico il nuovo programma di "Alle parole nostre", rassegna teatrale giunta quest’anno alla V edizione. Dopo aver inaugurato la stagione il 17 aprile scorso, il programma proseguirà sabato 24 aprile, a partire dalle ore 21, con lo spettacolo Madonne di Beslan, esempio di teatro civile, vincitore della sezione teatro del Premio MArte Live 2009, presentato da Chiara Tomarelli che ne è anche regista e interprete (il costo del biglietto è di 6 euro, ridotto 4 euro). Per maggiori informazioni è possibile chiamare il numero 091.6155439 o visitare il sito www.teatrodelbaglio.org

Ossezia del Nord, Beslan, primo settembre 2004: la guerra mostra l’orribile mostruosità del suo volto. Durante la seconda guerra cecena, che vede di fronte gli indipendentisti ceceni e la Russia di Vladimir Putin, un gruppo di terroristi prende in ostaggio la scuola n.1 di Beslan, durante la tradizionale festa di inizio dell’anno scolastico. Al momento dell’irruzione terroristica sono presenti in quel luogo 1500 persone: uomini, donne e soprattutto bambini, molti dei quali al loro primo ingresso alla scuola elementare. Sarà una strage senza precedenti, uno degli episodi più tragici della nostra storia recente, una ferita senza possibilità di cicatrice nella memoria dei protagonisti. A raccontare questa vicenda terribile, una coraggiosa giornalista russa, Anna Politkovskaja, inviata della Novaja Gazeta, voce indipendente ed autonoma, che proprio a causa della sua ammirevole ricerca della verità e della giustizia è stata assassinata, in circostanze misteriose, il 7 ottobre 2006.
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La giornalista era esperta degli eventi della guerra in Cecenia, uno dei conflitti più sanguinosi degli ultimi anni eppure quasi mai sotto i riflettori dell’informazione e dell’opinione pubbblica. Subito dopo la strage, Anna parte per Grozny, capitale della regione, raccogliendo testimonianze fondamentali per stabilire le responsabilità del terribile eccidio e ricostruendo difficili e scomode storie di abusi militari e violazioni di codici di guerra e diritti umani. La Tomarelli, autrice di grande sensibilità, ricca delle sue esperienze nazionali ed internazionali, con il suo “Madonne di Beslan”, ricostruisce la cronaca della strage proprio attraverso le testimonianze raccolte l’anno dopo la tragedia dalla Politkovskaja, dando voce alle vittime, ai sopravvissuti, al disperato dolore della gente comune, proprio dove le autorità, e in primo luogo il governo di Putin, si sono rivelate non partecipi e anzi insabbiatrici di qualsiasi possibilità di verità e spiegazione.

La Tomerelli mette la centro della sua riflessione il punto di vista di chi è rimasto a Beslan, in particolare delle madri dei bambini morti o dispersi nella tragedia. Le “madonne di Beslan”, così come le definisce la Politkovskaja, con la loro forza, la loro fragilità e la loro storia, sono costrette a sopravvivere in una città lasciata a se stessa, il cui passare del tempo non placa, anzi acuisce le ferite. Tra testimonianza diretta e ricostruzione degli eventi, lo spettacolo, scarno ed essenziale come deve essere un testo che parla di dolore e rabbia, si muoverà tra i racconti di donne che hanno subito la perdita di figli, maestre che sono sopravvissute tragicamente ai propri alunni di quattro, cinque, sei anni, padri alla ricerca delle salme ancora non ritrovate o riconosciute dei propri bambini. Faranno da contrappunto le riflessioni acute e di profonda conoscenza e intelligenza della Politkovskaja. “Nella costruzione dell’impianto drammaturgico” afferma la Tomarelli “mi sono ispirata direttamente allo stile con cui la Politkovskaja costruiva i suoi articoli. Nello spettacolo non ci sono personaggi veri e propri, ma una miriade di emozioni private a cui ho cercato di dare corpo, vivendole in prima persona ed evocandole con il massimo del realismo”.
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