TEATRO
“Verbò”, quando la passione è martirio
Uno spettacolo intenso e viscerale, questo è “Verbò” di Giovanni Testori, prodotto dal Teatro Garibaldi di Palermo (via Castrofilippo n.30) insieme al Centro Culturale Francese e all’Unione dei teatri d’Europa, per la regia di Jean René Lemoine, magnificamente interpretato da Marco Foschi e Tommaso Ragno, scene e costumi di Mela Dell’Erba e luci di Mauro Avrabou, qui in cartellone fino al 15 settembre per l’interessante stagione 2004. “Verbò” porta in scena una passione distruttiva, quella fra i due poeti maledetti Verlaine e Rimbaud e quella che si scatenò dall’incontro fatale fra l’autore e l’attore Franco Branciaroli, un’opera sentita e assai personale, la più violenta della trilogia formata con “Confiteor” e “In exitu”, e che segnò il debutto dello stesso autore come attore nell’89. E “Verbò” non è solo la fusione dei nomi dei due poeti ma è anche verbo, parola, quella parola la cui inutilità qui si celebra per rendere invece sacramento quel che della parola viene prima, l’essenza, il suo assoluto, quella stessa essenza che della passione rimane quando tutto si è compiuto, quando la storia viene scomposta, frantumata, così come avviene sulla scena e per la vicenda e in parallelo per la parola.
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