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Una tradizione in viaggio: intervista a Mimmo Cuticchio

Mimmo Cuticchio: «Il Teatro dei Pupi non è altro che una parte del mondo del Teatro di Figura, come tale ne riprende alcuni caratteri e se ne differisce per altri»

  • 24 dicembre 2003

Diviene sempre più difficile parlare di tradizioni e identità culturale a Palermo. Parlare dell’Opera dei Pupi lo è ancor di più già da molto tempo. La riproposizione delle consuete argomentazioni sull’importanza della tradizione siciliana, in effetti, richiama ormai poche sensibilità: trascinati, come siamo in molti, da stereotipi e modelli culturali di provenienza nazionale, dai quali però non si sa cogliere con la dovuta originalità locale, per cadere di fatto in una sorta di provincialismo ed emulazione intellettuale; quando addirittura non si confonde lo spettacolo fine a se stesso con la cultura vera e propria, come purtroppo un po’ tutte le amministrazioni cittadine e regionali hanno fatto fin oggi.

Tuttavia ancora qualcuno riesce a proporre iniziative originali. Quanti, infatti, andranno ad assistere agli spettacoli della rassegna natalizia messa in scena quest’anno da Mimmo Cuticchio (“Un Natale con il teatro di figura”, in programma fino al prossimo 28 dicembre),  certamente lo faranno per osservare una tradizione alla quale saranno legati da particolari affetti d’infanzia, gli stessi troveranno però che l’Opera dei Pupi alla quale erano abituati è profondamente cambiata: non più legata soltanto alle storie degli Orlando e Rinaldo ma aperta a esperienze teatrali innovative nelle forme e nei contenuti: «La rassegna “un Natale con il Teatro di Figura” di quest’anno – spiega Mimmo Cuticchio – non può trascurare le radici storiche della tradizione natalizia palermitana, dunque verranno riproposte le storie dei paladini di Francia più classiche, ma al fianco dei pupi ci saranno altre espressioni del Teatro di Figura: marionette, burattini, teatro d’ombre, altri testi ed altri temi, altri messaggi. Tutto ciò per il necessario rinnovamento e la manifestazione della ricchezza di questa forma teatrale».

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Quali percorsi ha dunque seguito nel rinnovamento dell’Opera dei Pupi?
«Il Teatro dei Pupi – continua Cuticchio – non è altro che una parte del mondo del Teatro di Figura, come tale ne riprende alcuni caratteri e se ne differisce per altri. Chiudere l’espressività artistica dei pupi nelle tradizionali storie dei paladini di Francia in realtà è limitante per questa forma d’arte, si può aprire a nuovi testi, nuovi spazi espressivi, nuovi canovacci. Nuovi modelli teatrali con nuove tematiche tipiche del Teatro di Figura sono vitali per la rigenerazione del Teatro dei Pupi. Mi sono sempre impegnato a proporre una nuova drammaturgia legata alla contemporaneità e dai contenuti moderni, una sperimentazione che considerasse anche altre forme artistiche parallele ai pupi, come il cunto e il Teatro di Strada».

Questo impegno culturale, nel generalizzato indirizzo di provincialismo intellettuale, è certamente il segno di una peculiarità culturale e artistica cittadina di grande importanza. Quale sostegno ha ricevuto dalle istituzioni?
«Avremmo necessitato di una maggiore attenzione da parte delle amministrazioni – spiega il maestro – ma non è una questione di soldi. Abbiamo bisogno di strutture più ampie, altri spazi, nuove iniziative e promozioni culturali. Abbiamo bisogno di una maggiore diffusione della nostra attività. In una parola, abbiamo bisogno di sentire vicine le istituzioni culturali».

Nella riproposizione di una forma teatrale che usa strumenti tradizionali come i pupi ma che si apre a nuovi percorsi e tematiche, a nuovi soggetti, è facile immaginare un certo spaesamento degli spettatori. Che riscontro ha ricevuto dal pubblico?
«Non è difficile avvicinare la gente a queste nuove rappresentazioni. Abbiamo anche un nutrito seguito di ragazzi che intendono apprendere il “mestiere”. In fin dei conti, il percorso da me intrapreso ormai da trent’anni mira alla riscoperta dell’anima del Teatro nell’Opera dei Pupi e inquanto tale i miei spettacoli hanno una buona risposta di pubblico, che ovviamente non è solo quello di un tempo».

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