ATTUALITÀ
Un "Efebo" tutto siciliano: a tu per tu con Egle Palazzolo
Egle Palazzolo parla del premio "Efebo d'Oro": da Agrigento a Palermo, dal cinema ai nuovi linguaggi, il cuore di una manifestazione giunta a trentasette anni
Un'intervista a tu per il tu con il cuore dell"Efebo D'Oro", manifestazione che dal 16 al 21 novembre torna a Palermo e che sta già muovendo i primi passi con gli eventi collaterali dedicati alla Cineteca Griffith: parla Egle Palazzolo, scrittrice, giornalista e presidente della manifestazione.
L'Efebo D'oro è stato lungo legato ad Agrigento: quali sono le motivazioni che hanno portato allo spostamento nel capoluogo?
Ragioni di carattere tecnico, economico, logistico. Sicuramente non disaffezione per una città che è anche in parte mia e che ha dato una grande cornice a questa manifestazione che è nata trentasette anni fa per opera di Enzo Lauretta e Nicolò Curella e che ha avuto sempre a fianco l'opera di Corrado Catania. Noi abbiamo dovuto (e poi è stato un bel salto di qualità, una bella occasione) trasferirci a Palermo.
Lei usa il termine "dovuto". Perchè?
Perché l'anno scorso le due sole persone che si occupavano dell'organizzazione con me hanno alzato le braccia. Non per mancanza di volontà, ma per una sopravvenienza di ragione che solo chi non vuole guardare a fondo non vede. Potevamo, certi di ciò che avevamo fatto, chiudere questa parentesi culturale. Con Nicolò Lombardo e con il vicepresidente abbiamo invece deciso di "traghettare" l'Efebo, seppur con una gamba sola!
Perché a Palermo abbiamo trovato non soltanto risposte immediate da parte del Comune, ma abbiamo avuto anche il supporto delle Istituzioni e il piacere della Banca Popolare Sant'Angelo che ci ospita e un apporto della società civile che seppur in maniera ridotta contribuisce anche economicamente. Ci riteniamo comunque una manifestazione siciliana: nasciamo ad Agrigento, siamo a Palermo ma potremmo avere momenti culturali e tematici in ogni luogo della Sicilia.
Avete avuto altre richieste?
Sì, abbiamo avuto altre sollecitazioni. Potremmo essere ospitati in altri luoghi, organizzandoci, ma a Palermo si è creato uno staff molto attento, valido, che non avevamo ad Agrigento. Si è creato un percorso con un direttore artistico interessato, anche se, economicamente, siamo quelli che siamo.
Ci sono ancora delle difficoltà?
Da soli abbiamo fatto molto, ma c'è da dire che occorre che chi ci vuole deve prepararci il terreno. Devo dire che adesso ci sono molti più soci, a Palermo e fuori, che collaborano in qualche modo. Non c'è una manifestazione che ad un certo punto cade dall'alto e dice "venite a vederci". Non è facile fare questa offerta: non è grandiosa ma è molto dignitosa, e ha una caratteristica particolare: quella di essere un momento di ricerca.
Parlando di ricerca: siete andati oltre la semplice connessione tra cinema e letteratura. Qual è il filo conduttore di questa edizione?
Stiamo indagando linguaggio, scrittura, immagine, comunque questa immagine venga trasmessa. Questa edizione è collegata dall'attenzione ai nuovi linguaggi cinematografici e agli sforzi di ripristino dei film di passato per una comparazione con il presente. C'è attenzione alla storia del cinema, non solo quella che si legge nei libri. Occorre fare attenzione anche a ciò che vogliono i giovani.
A proposito di giovani: com'è possibile coinvolgerli ancora di più negli intenti di diffusione e conoscenza dell'Efebo D'Oro?
Tra i linguaggi che stiamo indagando c'è anche quello delle web series. Inoltre, molti dei nuovi soci sono giovani, cosa che si spinge a tentare, nel corso dell'anno di discutere con i ragazzi. Un apporto fondamentale è la collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, diretto da Roberto Andò, che è stato il penultimo dei nostri premiati e rappresenta una delle più sollecitanti persolanità del cinema di oggi. Questa collaborazione ci parla dei giovani, soprattutto di quelli impegnati in questo campo. Il cinema non è solo un momento di divertimento o cultura: è anche una maniera di comunicare le sorti del mondo.
Trentasette edizioni, apertura ai giovani, nuovi linguaggi: questa edizione vuole distinguersi dalle precedenti?
No, io penso che non sia nei nostri intenti distinguarci dalle precedenti edizioni. Noi abbiamo una rassegna che rivive certi momenti di cinema, dobbiamo scegliere e ciò che cambia è la tematica. Il tema è sempre stato scelto con molta attenzione: l'anno scorso il film premiato [Anime Nere di Francesco Munzi, ndr] trattava di 'Ndrangheta, quest'anno è un film che ci riporta al terrorismo: altro argomento, purtroppo, caldo.
I nomi dei nuovi premiati sono tutti eccellenti: questo, certamente, non cambia...
Non a caso. I premi di quest'anno vanno a "La Spia" di Anton Corbjn, e avremo la possibilità di vedere un attore purtroppo scomparso [Philip Seymour Hoffman ndr], il Premio per il miglior libro di cinema va quest’anno ad Antonio Costa, autore de “La mela di Cezanne e l’accendino di Hitchock“, verranno dati riconoscimenti speciali all’opera prima di Laura Bisturi, “Vergine giurata”, al documentario di Gaetano Di Lorenzo dedicato al regista Franco Indovina e ad Olivia Sellerio per il suo lavoro per "Il giovane Montalbano".
A Palermo diversi luoghi saranno interessati dall'Efebo: quali sono e cosa c'è in programma?
L'obiettivo è quello di dare agli spettatori la sensazione della città, senza abbellimenti o infingimenti. Palermo è Palermo, e rimane un posto allettante per chiunque. Noi andremo in una sede del Comune (nostro sponsor), al San Salvatore, ci sposteremo ai Cantieri Culturali, posto deliberatamente designato. E poi c'è Banca Sant'Angelo, che ci ospita in occasioni più ufficiali.
Riguardo Banca Sant'Angelo: è il vostro main sponsor e non è un'istituzione. Un'apertura al privato particolarmente importante...
Banca Sant'Angelo è il nostro sponsor da sempre: Nicolò Curella è stato anche presidente e la Banca non ha mai dimenticato l'Efebo D'Oro. Si tratta di un sostegno particolarmente importante di questi tempi. Ci ha dato apporti significativi: faremo anche una piccola mostra all'interno della sede di via Enrico Albanese.
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