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Simonetti: finestre aperte verso l’azzurro

Un “in/out continuo che genera dinamismo e tensione”, fa intuire profondità vaste che bilanciano la claustrofobia di interni, di cui si leggono solo ombre e silenzi

  • 7 novembre 2003

Il racconto dietro la geometria, il pensiero che vaga verso una natura non descritta ma solo lasciata intuire, verso ciò che può trovarsi al di là della soglia di quelle finestre aperte verso l’azzurro: sono queste le suggestioni innescate nello spettatore dai quadri di Giuseppe Simonetti (Palermo, 1953), esposti fino all’11 novembre a Palazzo Branciforte di Palermo (via Bara all’Olivella 2) nella mostra Blucobalto. Camere con vista, promossa dalla Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, dai Comuni di Palermo e Gibellina, dal Banco di Sicilia e dalla Fondazione Lauro Chiazzese.

Un “in/out continuo che genera dinamismo e tensione”, come sottolinea nel suo saggio in catalogo Anna Maria Ruta, fa intuire profondità vaste che bilanciano la claustrofobia di interni, di cui si leggono solo ombre e silenzi, ritagliati dai piani geometrici, dalle superfici spesso strette e allungate, dalle rasoiate di muro alle quali si oppongono altrettante rasoiate di luce.
Il vocabolario di forme di Simonetti è fatto preferibilmente di rette, triangoli (i cunei rossi che si insinuano come schegge impazzite, pulsanti di vitalità, nel delicato stemperarsi dei toni), rettangoli, quadrati, e tinte, poche, che presenta come un biglietto da visita all’ingresso della mostra, entro sagome quadrate, tutte in fila: mai il nero, ma il grigio payne, il porpora, il blu cobalto (grande protagonista), il blu viola chiaro, e poi bianco di titanio, giallo cadmio medio, rosso carminio e rosso di Marte.

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Una sequenza ordinata, da cui il pittore trae poi infinite gamme di toni, combinazioni inedite, stese ad acrilico su tela, piatte a un primo sguardo, vibranti di textures e sfumature colte man mano che l’occhio si avvicina a leggerle. Simboli e poesia, cielo e mare, terra e infinito, lirismo del colore e rigore delle forme si combinano in composizioni di moduli geometrici, che fanno pensare a scorci di metropoli tracciate da palazzi svettanti, o a misteriosi luoghi borderlyne attraversati i quali tutto è possibile, venati di una misteriosa solitudine – dalle scene è sempre del tutto assente la figura umana – che grazie al mosaico delle cromie non diventa mai malinconica.

A volte sugli impasti di materia pittorica si insinuano sottili graffiature, sintomi dell’attenzione al disegno (Camera con vista, 2002) o strisce di materia più densa, in cui il segno diventa traccia di una realtà che scuote l’equilibrio quasi metafisico delle atmosfere decantate delle stanze di Simonetti. Si adattano bene alla sua opera le parole della pittrice dell’avanguardia parigina di primo Novecento Sonia Terk Delaunay, per la quale l’arte astratta dovrebbe associare ordine e lirismo, in una sapiente unione di astratto e sensuale, “dove si ricongiungono il molto antico e il futuro lontano”. La mostra resta aperta nei giorni dispari dalle 9.30 alle13 e dalle 15 alle 17; il martedì e giovedì dalle 9.30 alle13 e dalle 17 alle 19, mentre il sabato solo ore 17-20. Festivi chiuso.v

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