ARTE E ARCHITETTURA
Salem Tamimi: l'arte libica sbarca in Sicilia
Partecipa in seguito alle Biennali di Lahore, Baghdad, Sharjah (Emirati), del Cairo; espone a Bengasi, Tripoli, Tunisi, Aden (Yemen), Manila. In Europa è stato presente nell’ambito di svariate collettive, ma è la prima volta che sbarca in occidente con una personale. Nei suoi dipinti Tamini racconta un mondo che oscilla tra il personale e l’universale, raccogliendo nelle sue tele il sorriso del tempo, gli elementi più forti della natura, trasfigurati attraverso l’utilizzo di un colore che dà corpo all’invisibile, connotato da tinte tenui e struggenti. Le sue pennellate raccontano il deserto, inteso non solo come spazio fisico immediatamente riconoscibile, ma come senso dell’anima, come condizione esistenziale, come spirito vivo, come carica energetica interiore che nel colore si manifesta. Salem Tamimi è il pittore del deserto della Libia, ne rappresenta il profondo sentire di libertà e di solitudine nel sentimento del tempo che scorre e degli aliti di vento che alzano i colori e fanno vedere le incrostazioni dei muri; i suoi sono graffiti del nuovo millennio come quelli ancestrali nel deserto dello Akakus.
Nei segni che si percepiscono sulle opere di Tamimi c’è l’alfabeto cuneiforme d’Ugarit, il primo modello d’alfabeto conosciuto nato nel XIV secolo a. C. sulle coste della Siria, ci sono le lettere del successivo alfabeto lineare fenicio, destinato a dare origine al nostro, così come a quello greco, ebraico, aramaico, moabita, e al libico antico. Nelle opere di Tamimi questi simboli emergono come un sussurro, come una memoria in divenire. Tamimi è uno poetico meticciato, sintesi sublime dei linguaggi occidentali con la cultura libica e narratore di un mondo a noi vicino eppure così profondamente diverso da suscitare meraviglia.
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