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Rinascono gli arredi di Basile: studenti Unipa all'opera
Gli studenti del corso di laurea in Architettura ricostruiranno otto arredi liberty progettati dall'architetto Basile riconfigurandoli secondo un'ottica moderna
L'impronta di una Sicilia antica e talentuosa, il contributo di una generazione fresca e votata all'innovazione: grazie all'idea del Laboratorio di disegno industriale del corso di laurea in Architettura di Palermo antico e contemporaneo si incontrano per dare nuova vita ad otto arredi progettati da Ernesto Basile.
L'iniziativa, che ha ottenuto il patrocinio scientifico dell'Archivio Basile, fonte di un vasto patrimonio composto da circa ottomila disegni e quindicimila documenti, metterà alla prova alcuni esperti giovani e promettenti, che avranno il compito di far rinascere mobili che hanno fatto la storia del design siciliano.
Ma non solo, i giovani avranno un compito che non si limita al semplice restauro: grazie infatti alla collaborazione tra l'Università di Palermo e la Caruso Handmade, ebanisteria palermitana trasformatasi negli anni in mobilificio, gli studenti opereranno nell'ottica di una riconfigurazione in chiave moderna.
Riaccendendo le luci sul laboratorio di progettazione di Ernesto Basile, i ragazzi cercheranno di rendere gli arredi, originariamente progettati da Basile, appetibili per le esportazioni sul mercato estero: scopo finale è inserirli nei mercati degli Emirati Arabi, Qatar, Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti.
A vedere nuova luce saranno, in particolare, la poltrona e il tavolo Torino, il divano due posti e la dormeuse, la scrivania in acero e quercia, il tavolo in rovere della famiglia Basile, la scrivania "Cervello" e i cassettoni portadisegni, che diventeranno comodini giorno e notte (visualizza qui alcuni arredi).
Ad ogni allievo architetto sarà riconosciuta una royalty sulle vendite dell'arredo che progetterà. Una volta portati a compimento, i lavori saranno raccolti in un catalogo che include anche quelli svolti lo scorso anno dagli studenti del Laboratorio tenuto dal professore Dario Russo.
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