MUSICA
Reijseger, classicità destrutturata nel suo concerto alla Cuba
A un musicista potrebbe bastare avere la padronanza assoluta del proprio strumento. Alcuni, però, per istinto creativo o voglia di sondare i limiti (propri e dell'arte) si spingono oltre, fino a destrutturare completamente quanto si è fatto in precedenza. Non è certo un processo nuovo, da sempre le varie discipline artistiche si sono mosse in questo senso, anche se è chiaro che il Novecento abbia dato un'accelerazione, una spinta senza precedenti. Ernst Reijseger, col suo violoncello, ha dato un saggio del suo lavoro di destrutturazione nel concerto "Ernst Reijseger Orchestra Virtuoso" che ha tenuto alla Cuba di Palermo (corso Calatafimi 100) per Dutch/Sicilian Connection, il ciclo di eventi che intende creare un ponte sonoro tra musicisti olandesi e siciliani, organizzato da Curva Minore in collaborazione con Purquapà e con il sostegno di Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, Dutch Jazz Connection, Dutch Culture Fund e Fondazione Orestiadi di Gibellina.
Inizia sul palco da solo, Reijseger, prendendo in prestito temi "classici" del jazz, del blues-rock e della bossa nova e offrendone una rivisitazione allucinata, in chiave improvvisativa e accompagnata spesso da uno canto scat altrettanto "dissestato". Usa violenza su un violoncello che diventa all'occorrenza chitarra e tamburo: strabilia Reijseger con saggi di abilità ritmica che si intrecciano alle già estreme sonorità dell'esibizione. Ma il concerto subisce un sussulto quando sul palco sale un altro maestro violoncellista, il nostro Giovanni Sollima, col quale l'olandese inizia una divertente gara a colpi di virtuosismi sconnessi. Finale a tre, con la musicista Djoeke Klizing a dare appoggio ritmico al duo di improvvisatori, che si cimentano anche in un pezzo "standard" intitolato "May the Law of Gravity Show You the Way", dove Klizing fa sfoggio di una voce piena e profonda.
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