MUSICA
Pippo Pollina, profeta in patria per una sera
Forse non è il caso di mettersi a fare il giochino dell'elenco di grandi artisti esportati da Palermo a livello nazionale o internazionale in ambito pop e rock. Il capoluogo, da sempre molto più versato per il jazz, rischia di non uscirne bene. Se si scava, ovviamente qualcosa di alto livello si trova. Ma che dire del fatto che uno dei più importanti artisti che la città possa proporre anche al di fuori dei propri confini sia dovuto emigrare all'estero per ottenere il riconoscimento al proprio lavoro? Anche nello spettacolo, evidentemente, esiste la fuga di cervelli.
E così Pippo Pollina si è costruito una carriera di tutto rispetto oltre i confini italici dopo aver mosso i primi passi artistici nella sua terra d'origine. Una terra mai dimenticata, visto che spesso torna qui per riproporre il suo repertorio: la prossima occasione sarà per la sua tappa allo Spasimo il 31 agosto, ingresso libero, nell'ambito del Tour 2006.
Nato a Palermo nel 1963 da una famiglia borghese siciliana dalle origini contadine, il suo approccio musicale inizia con l'accademia "Amici della musica". Pollina studia chitarra classica e teoria musicale. E' in quel periodo, siamo nel 1979, che si forma quella che rimane un'esperienza tra le più interessanti nell'ambito dell'ipotetico elenco di cui si parlava all'inizio: gli Agricantus, un gruppo che da sempre ha abbattuto ogni genere per dedicarsi a una ricerca a 360° nell'ambito della musica etnica e popolare, affondando le proprie radici nella Sicilia, nel Mediterraneo ed esplorando anche altre culture come quelle dell'America Latina.
Pollina inizia a girovagare per l'Europa, arrivando fino in Scandinavia e Inghilterra, suonando per strada, nei metrò, nei locali, e piantando semi soprattutto nell'Europa centrale: Germania, Svizzera, Austria. Viene notato per caso da Linard Bardill, cantautore svizzero tedesco, mentre si esibisce per strada a Lucerna. Bardill invita il cantautore palermitano a partecipare ad un progetto discografico e concertistico nel 1987 in lingua ladina, "I nu passaran". Inizia una tournèe di circa 60 concerti in Svizzera che tocca anche Belgio e Germania. Da lì alla carriera solista il passo è breve, e non mancheranno soddisfazioni come quella che nel 1992 lo porterà a suonare al festival svizzero Open air di San Gallo e a quello di Lugano al fianco di personaggi internazionali come Van Morrison e Tracy Chapman.
Dodici gli album all'attivo per il musicista, più vari singoli, raccolte partecipazioni a compilation. L'esordio è ormai datato 1987, il titolo è Aspettando che sia mattino", pubblicato dall'etichetta svizzera Zytglogge. Per la stessa label sono usciti anche "Sulle orme del Re Minosse" (1989), "Nuovi giorni di settembre" (1991), "Le pietre di Montsegur" (1993, che inaugura la distribuzione Bmg) e "Dodici lettere d'amore" (1995). A cavallo tra il '97 e il '98 esce per la svizzera Sound Service "Il giorno del falco". E' un periodo di estrema prolificità per l'artista che a lungo viaggerà al ritmo di un album all'anno. Nel 1999 viene pubblicato "Rossocuore", per Musick Vertrieb. L'anno successivo è la volta di "Elementare Watson".
Del 2001 è invece il disco, dal titolo ancora una volta programmatico, che segna il passaggio all'italiana Storie di Note: "Versi per la libertà". Nel 2002 una parentesi live ancora per Sound Service: nuovamente un titolo-manifesto, "Insieme", per quella che è un'istantanea dal vivo che immortale Pollina in compagnia sul palco del suo mentore Bardill. La storia continua con altri due lavori: "Racconti brevi" (2003) e l'ultimo "Bar Casablanca", del 2005. Il resto è attualità, con l'incessante attività dal vivo in Europa, Italia compresa, e una ricerca continua che non accenna a terminare per una delle tante "anime migranti" della musica italiana.
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