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Pescatori a Capo Gallo: gettano ancore e reti in barba ai divieti nella riserva palermitana

Approfittando dell'assenza di controlli lungo le coste del promontorio palermitano diversi natanti hanno ancorato in piena Area Marina Protetta e calato reti da pesca

  • 19 giugno 2017

La barca di un pescatore a Capo Gallo

Non esiste pace per la riserva di Capo Gallo, a Palermo: dopo i devastanti incendi dell’anno scorso, che hanno carbonizzato palme nane, lecci e numerosi esemplari della rarissima Ginestra di Gasparrini, adesso è il turno dei fondali marini.

Approfittando della totale assenza di controlli lungo le coste del promontorio palermitano, sono diversi i natanti che hanno ancorato in piena zona B dell’Area Marina Protetta.

Come ricorda la scheda tecnica dell’AMP, vista la presenza della preziosa Posidonia oceanica sul fondale marino, in "zona B", «È possibile la balneazione ma l'ancoraggio dei natanti è consentito solo tramite le apposite boe predisposte dall'ente gestore».

Boe che non esistono più da tempo, ma che verranno ripristinate nei prossimi giorni, come assicura il direttivo dell'AMP.

Intanto, per non farci mancare nulla, testimoni oculari hanno visto (e fotografato) almeno un paio di gozzi calare reti da pesca sempre in piena "zona B", proprio di fronte gli scivoli di località "Avamposto".

Una pratica, quella della pesca di frodo nelle acque di Capo Gallo, che viene esercitata tutto l’anno. Continuando così, certamente, non resterà più nulla da proteggere.
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