AMBIENTE
La usava Circe e anche Harry Potter: la pianta (magica) che trovi anche in Sicilia
Un viaggio tra miti, leggende e verità scientifiche sulla mandragora, la pianta magica (ma velenosa) utilizzata nei sortilegi di Circe e nelle serre di Harry Potter
La mandragora
Innocentemente solo all’apparenza e finché ci si limita a guardarla, ma mai, e diciamo mai, raccoglierla e provare a farci un piatto di verdura calda, scambiandola per un’altra affine e innocua e, soprattutto, commestibile!
Stiamo parlando della mandragora che, nelle pratiche magiche che si perdono nella notte dei tempi, ha sempre rappresentato un ingrediente immancabile per comporre pozioni o essere parte di riti, sortilegi e ricette magiche o presunte tali, praticate da streghe o fattucchiere.
Scambiata con la più benevola e salutare borragine, di cui abbiamo fatto menzione sopra, raccolta per essere consumata come una prelibatezza in svariate ricette regionali, diventa estremamente pericolosa per la sua tossicità.
Il nome probabilmente viene da "mehregiah", una derivazione araba o persiana, raccontata da Ippocrate come propedeutica per pratiche afrodisiache e per propiziare le gravidanze.
La sua leggendaria effige si lega ad una figura antropomorfa che viene ravvista dalla sommità del suo apparato radicale con una biforcazione, come delle braccine bitorzolute di un corpo umano, senza un sesso specifico, e delle gambette che completano un ideale personaggio arboreo arcigno che vive sotto terra.
Già questo, immaginato in un epoca dove gli eventi e le vicende umane erano legate a miti e leggende, rappresentava una ideale presenza spiritica.
Ma a renderla così temibile, insieme all’aspetto, sono sempre state le sue proprietà di carattere tossico e anestetiche che hanno contribuito a identificare la sua presenza nella tradizione popolare, con poteri delle arti magiche.
Da questo la fantasia si è arricchita di immaginarie atmosfere notturne, anfratti bui e stanze segrete dove si palesano scene di convivi intorno a tavoli pieni di distillati e pentoloni bollenti di liquidi odoranti che si trasformavano in soluzioni venefiche, o medicamenti.
Era detta anche "la pianta di Circe" ovvero "mandragora circaea" perché nell'interpretazione mitologica si pensava che Circe fece bere agli odissei, compagni di Ulisse, proprio un vino addizionato con succo di mandragora, trasformandoli in maiali grazie all'effetto delle sue virtù magiche.
In realtà le cose stanno diversamente e per raccontare la verità partiamo dall’origine di questo elemento che costituì uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni mitologiche e leggendarie.
Quella che chiamiamo mandragola è una pianta della famiglia delle solanaceae che comprende anche specie commestibili oltre a quelle tossiche e velenose, che sono tali grazie alla presenza di alcaloidi psicoattivi come la solanina appunto.
È presente nei frutti acerbi ma si dissolve quando il frutto è maturo, ad esempio in molti dei vegetali che consumiamo come i nostri amatissimi pomodori e melanzane, peperoni e peperoncini che nella tradizione gastronomica siciliana sono indispensabili per dare vita a quei piatti (caponata e peperonata su tutti) che rendono il nostro ricettario uno dei più amati della cucina italiana.
Le specie di mandragora presenti anche in Sicilia sono due: la mandragora officinarum, la maschile, che troviamo in primavera nelle zone alberate e boschive, e la mandragora autumnalis, la femminile, che si trova in questo periodo stagionale e cresce nelle zone erbose più assolate.
E come accade per tantissime cose come piatti gastronomici, oggetti, nomi o modi di dire, in Sicilia basta cambiare zona e in pochi chilometri cambia anche il modo di chiamare qualcosa.
Anche per la mandragora è così, infatti è mannaraona e mandulagròna nel territorio catanese, mente in quello di Caltanisetta è detta minnulagrò.
Varie le leggende che si arrotolano alle sue radici: ne troviamo una per la quale pare che i siciliani la posizionassero sotto il materasso o sotto il cuscino come protezione, per scongiurare disgrazie o portafortuna, un'altra che la vede nascosta nel taschino dello sposo durante la celebrazione del matrimonio come portafortuna.
La più strana era a proposito di chi la raccoglieva, che usava uno stratagemma utilizzando un cane alla cui coda si legava una delle due estremità di una corda, mentre l’altra la si legava alla pianta.
L’estrazione avveniva appena il cane si metteva a correre inseguendo un boccone agitato davanti a lui, tirando via la pianta senza farla toccare nel momento più pericoloso, pare, per il raccoglitore, poiché il solo guardarla poteva essere oggetto di morte per spavento!
Nella medicina arcaica si usava pestata come coadiuvante nella cicatrizzazione sulle piaghe, il succo di radici e foglie come analgesico.
Insomma tra miti e leggende, verità scientifica e fantasia verosimile, la mandragora rimane una pianta la cui attrazione tutt’oggi ispira la nostra fantasia e la riempie di scenari che ci portano ad un mondo favoleggiante e ancestrale, che ha toccato pure i fantastici film della saga di Harry Potter in diversi pagine dei racconti della J.K.Rowling.
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