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Passaggio di testimone, la staffetta contro la mafia

Il "Passaggio di testimone" è quello tra 11 giornalisti uccisi tra gli anni '60 e '90 e altri 11 giornalisti contemporanei che ne tracciano un profilo inedito

  • 19 dicembre 2012

Si è sentito un po’ traditore il tale che ha ereditato dal padre l’arte del mastro ciabattino e non l’ha voluta mettere in pratica, scegliendo piuttosto di voler fare il pasticcere. Ma non bisogna fargliene una colpa: ereditare una professione altrui è un affare delicato, il passaggio di testimone il più delle volte comporta una vera e propria vocazione e – nel caso dei più onesti – il giuramento che all’etica di quel mestiere, non si verrà mai meno.

Sanno di essere responsabili della memoria comune, gli undici giornalisti che in “Passaggio di testimone” – edito da Navarra Editore, 81 pagine (prefazione di Salvo Vitale) in vendita in tutte le librerie al costo di 5 euro oppure online sul sito dell'editore – hanno deciso raccontare un profilo inedito e personale di altri undici giornalisti, colleghi uccisi dalla mafia e dal terrorismo tra gli anni ’60 e i ’90.

Giornalisti, e dunque garanti di una doppia possibilità: o il silenzio o le parole. Scelgono le parole, per differenziarsi da chi oggi rappresenta un modo di fare inchiesta che non è più “scomodo” come un tempo, che non indaga ma omette, che non scava ma sotterra. Nel dare vita al loro personalissimo ricordo di questi eroi della scrittura – accompagnato dalle illustrazioni di Elena Ferrara - c’è la promessa di continuare a denunciare le ingiustizie, svelare le trame oscure ai più, essere la spina del fianco degli intoccabili. Esattamente come hanno fatto Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Carlo Casalegno, Peppino Impastato, Mario Francese, Walter Tobagi, Pippo Fava, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Beppe Alfano.

C’è chi, da siciliano, racconta il mestiere di chi è stato giornalista in una terra che ha avuto a che fare con delitti eccellenti; c’è chi, nell’assassinio di un reporter avvenuto per mano terrorista, trova comunque la stessa dinamica folle degli omicidi mafiosi; c’è chi poi, siciliano non è, ma sul coraggio di chi ha osato sfidare pubblicamente “Cosa nostra”, ha trovato l’esempio da tenere a mente per la propria carriera.

Nell’irriverenza di Peppino Impastato, nella curatissima biblioteca personale di Walter Tobagi, nei divertenti aneddoti di Mauro Rostagno, nella lotta contro il tempo di Beppe Alfano, nel profilo da moschettiere di Cosimo Cristina e nelle pieghe della vita di tutte le altre firme storiche raccontate tra le pagine, Elena Ciccarello, Gianpiero Caldarella, Sandra Rizza e Peppino Lo Bianco, Franco Nicastro, Maria Luisa Mastrogiovanni, Roberto Alajmo, Francesca Barra, Danilo Chirico, Claudio Fava, Michele Gambino e Sergio Nazzaro, rinnovano il senso della militanza giornalistica: si sono avvicinati al racconto della vita degli altri, per trovarci dentro un po’ della propria.

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