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"Pagate o voliamo via": da Ryanair l'ultimatum a Birgi

La compagnia low cost minaccia la riduzione di voli o l'abbandono dello scalo trapanese se non verranno versate le quote degli accordi di co-marketing coi comuni

  • 6 luglio 2015

Nella calda estate isolana arriva l’ultima infuocata lettera di minaccia della compagnia irlandese Ryanair ai comuni del trapanese. Il motivo? Sempre di natura economica e, c’è da dirlo, sempre più a danno dei cittadini.

La famosa compagnia low cost infatti è tornata a battere cassa in nome degli accordi di co-marketing coi comuni e lascia intendere di aver valutato non solo la possibilità di ridurre l’operatività su Birgi, almeno del 40%, ma persino di voler abbandonare definitivamente lo scalo.

Oggetto della contesa il pagamento della prima tranche di quote del 2015 che, secondo accordi con la compagnia, i 24 comuni devono versare per un totale di 2,2 milioni di euro l’anno.

Ad oggi, le somme sarebbero state versate dalla Camera di Commercio, i comuni di Alcamo, Salemi, Partanna e Erice, mentre Buseto e Custonaci avrebbero predisposto solo i mandati. Disposto il pagamento di metà della quota dovuta anche dal comune di Trapani, ma l'effetto "domino" sull'economia locale resta all'agguato.

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Il mancato rispetto dei tempi di consegna, previsto in origine per il 30 giugno e adesso prorogato sino al 15 luglio su concessione della giunta della Camera di Commercio, rischierebbe di mandare all’aria l’intero accordo. Pagare e sorridere, insomma, anche se stavolta si tratta di un sorriso decisamente amaro.

Come quello del presidente della Camera di Commercio Pino Pace, che ha preso davvero sul serio la questione e ha minacciato persino di dimettersi dalla regia, qualora i sindaci non adempiranno ai loro doveri.

Da parte loro le amministrazioni non si tirano indietro, ma lamentano un ruolo di secondo piano nelle faccende dell’aeroporto, dalla scelta delle tratte per mete turistiche all’utilizzo dei 5 milioni arrivati come ristoro dei danni provocati dalla guerra in Libia.

A ritornare sarebbe nuovamente la questione organizzativa tra Comuni e Regione, povera di comunicazione e forse dalle maglie troppo larghe. Così, mentre le due Sicilie restano ancora divise per terra, a essere messo a rischio è il servizio di trasporti aerei forse più utilizzato dell’Isola.

Uno strumento che conduce flusso turistico in località balneari quali San Vito Lo Capo o Favignana e principale mezzo di trasporto low cost scelto per utilità da famiglie e studenti per destinazioni nazionali e internazionali.

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