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Nélida Mendoza: orme di un’infanzia sudamericana

Questi lavori evocano vagamente i dipinti cubisti, rigorosamente in due colori, di Braque e Picasso nel periodo analitico

  • 12 ottobre 2004

Sembra che ultimamente la programmazione delle mostre di Arèa contenitoreartecontemporanea abbia un occhio di riguardo non solo nei confronti dei giovani artisti palermitani ma anche di altre interessanti realtà artistiche. Nélida Mendoza (Asunciòn-Paraguay, 1956) presenta, nell’attivissimo spazio espositivo di piazza Rivoluzione a Palermo, una sua personale, curata da Emilia Valenza, visitabile tutti i giorni tranne il lunedì dalle ore 20 in poi, fino al 19 ottobre. Titolo della mostra è “El Delantal”, il grembiule bianco utilizzato dai bambini per andare a scuola, che ne costituisce il vero leitmotiv e che, confezionato in una taglia microscopica, fa capolino dai quadri esposti, quasi come nei quadri-sculture dell’artista americano neodada Robert Rauschenberg. I dipinti bicolore, come “Marzo62”, si ispirano alle vecchie foto in bianco e nero che riportano a galla i ricordi di infanzia della Mendoza e svelano una sfumatura emotiva e personale che la sensibilità femminile dell’artista ha saputo esprimere.

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Questi lavori evocano vagamente i dipinti cubisti, rigorosamente in due colori, di Braque e Picasso nel periodo analitico. L’artista si diverte a mescolare tecniche differenti dando vita ad un lavoro originale che si adatta bene, grazie ad un allestimento accurato, allo spazio in cui è inserito. La particolarità di questi lavori infatti è dovuta soprattutto ai materiali utilizzati: nell’opera “Con la cara lavada” (Con la faccia lavata) l’artista scolpisce nel sapone e in “La frazadita” (La coperta) utilizza il tulle e racchiude piccoli dipinti su vetro in una cornice di cera; per realizzare poi la scultura “Los soldados de la Reina” (I soldati della regina) Mendoza si serve delle lische di pesce spada. Tradizione artistica sudamericana e tradizione artistica italiana si fondono indissolubilmente nell’opera di Mendoza, che da alcuni anni vive in Sicilia, grazie anche all’equilibrato amalgamarsi di materiali consueti e di strumenti inusuali.

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