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“La stella di Laura”: una favola per crescere

  • 24 maggio 2005

La stella di Laura (Lauras Stern)
Germania, Bulgaria, 2004
Di Piet De Rycker, Thilo Rothkirch

Fa bene allo spirito, di tanto in tanto, lasciarsi delicatamente rapire da un film d’animazione, e non solamente per rianimare quel poco di adolescenziale che ci è rimasto dentro. Questo non vale solamente per i blockbuster di casa Disney ma anche per le intelligenti e stimolanti produzioni della Pixar o della Dreamworks (vedi i recenti successi de “Gli Incredibili” e “Shrek 2”). Il cinema d’animazione, oggi come oggi, può rianimare sia i ragazzi che gli adulti. Il mercato offre molto: molte sono le storie per bambini, come l’ultimo successo della Disney di “Winnie the Pooh e gli Efelanti”, e questo appena uscito, “La stella di Laura”, una produzione della filiale tedesca della Warner Bros, salutato in patria da un caloroso successo di pubblico e che la sede nostrana della major ha deciso intelligentemente di distribuire nel nostro paese. Accogliamo con simpatia questo film che fa della tenerezza la sua dote principale, che commuove ed intriga non poco. La trama è semplice: Laura è una bambina che vive i disagi della sua età e spesso decide di rifugiarsi in una scatola di cartone da lei chiamata astronave, per vivere i suoi sogni di viaggiatrice stellare. La famiglia ha cambiato casa trasferendosi in un’altra città e questo procura alla piccola qualche difficoltà di relazione (per vicino si ritrova un coetaneo geniale inventore che almeno inizialmente, preferisce evitare). Insomma, vive isolata nel mondo interiore dei suoi sette anni, come fa Momo dell’omonimo romanzo di Michael Ende (che, prima di essere animato dalla matita di D’Alò, era stato ridotto per il cinema in una versione con attori in carne e ossa), o come la piccola Chihiro del capolavoro “La città incantata” di Miyazaki.

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Quando una stella “ferita” cade nel giardino vicino casa è proprio Laura a trovarla e a prendersene cura, all’insaputa dei genitori. La bambina applica un cerotto per guarire la ferita della stella e da quel momento la porta con sé nello zaino, come una specie di portafortuna. Ad un certo punto, la stella inizia a perdere la sua luminosità a causa del distacco dal firmamento ma Laura è restia a lasciarla andare. Un episodio significativo cambia le cose: la madre di Laura, suonatrice di violoncello, la sera di un importante debutto al Teatro dell’Opera dimentica a casa l’archetto. La bambina cerca di rimediare: correndo si perde lungo il tragitto ed alla fine è soccorsa dalla sua stella a cavallo della quale riuscirà a risolvere il contrattempo. Dentro lo spazio scenico del teatro, a quel punto, l’intera volta del cielo si anima: il Sole e la Luna (eternamente in conflitto come il Bene e il Male) inducono Laura a prendere la giusta decisione: far tornare al suo posto l’amica stella. Tratto da un libro per ragazzi dello scrittore Klaus Baumgart, “La stella di Laura” è stato diretto dai registi Piet De Rycker e Thilo Rothkirch (già autori di “Piuma, il piccolo orsetto polare”) ed è commentato dalla efficace colonna sonora composta dal premio Oscar Hans Zimmer in coppia con Nick Glennie – Smith. Si tratta di una favola senza tempo, di un film d’animazione destinato a diventare un piccolo classico. E' una storia per tutti che parla di solidarietà, di amicizia e del coraggio di crescere, impiantata su una tecnica di animazione classica nella quale l’ausilio della grafica al computer non interferisce più di tanto. Un piccolo film fatto con gusto e con grazia, non privo di quella intenzionalità istruttiva che ci spinge a consigliarlo come occasione didattica. Ed è anche una sottile metafora poetica, così rara di questi tempi, tagliente come quella di certe favole che ormai i bambini leggono agli adulti.

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