CINEMA E TV
“La stella di Laura”: una favola per crescere
La stella di Laura (Lauras Stern)
Germania, Bulgaria, 2004
Di Piet De Rycker, Thilo Rothkirch
Fa bene allo spirito, di tanto in tanto, lasciarsi delicatamente rapire da un film d’animazione, e non solamente per rianimare quel poco di adolescenziale che ci è rimasto dentro. Questo non vale solamente per i blockbuster di casa Disney ma anche per le intelligenti e stimolanti produzioni della Pixar o della Dreamworks (vedi i recenti successi de “Gli Incredibili” e “Shrek 2”). Il cinema d’animazione, oggi come oggi, può rianimare sia i ragazzi che gli adulti. Il mercato offre molto: molte sono le storie per bambini, come l’ultimo successo della Disney di “Winnie the Pooh e gli Efelanti”, e questo appena uscito, “La stella di Laura”, una produzione della filiale tedesca della Warner Bros, salutato in patria da un caloroso successo di pubblico e che la sede nostrana della major ha deciso intelligentemente di distribuire nel nostro paese. Accogliamo con simpatia questo film che fa della tenerezza la sua dote principale, che commuove ed intriga non poco. La trama è semplice: Laura è una bambina che vive i disagi della sua età e spesso decide di rifugiarsi in una scatola di cartone da lei chiamata astronave, per vivere i suoi sogni di viaggiatrice stellare. La famiglia ha cambiato casa trasferendosi in un’altra città e questo procura alla piccola qualche difficoltà di relazione (per vicino si ritrova un coetaneo geniale inventore che almeno inizialmente, preferisce evitare). Insomma, vive isolata nel mondo interiore dei suoi sette anni, come fa Momo dell’omonimo romanzo di Michael Ende (che, prima di essere animato dalla matita di D’Alò, era stato ridotto per il cinema in una versione con attori in carne e ossa), o come la piccola Chihiro del capolavoro “La città incantata” di Miyazaki.
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