CINEMA E TV
“La caduta”: la banalità del male negli ultimi giorni di un dittatore
La caduta
Germania, 2004
Di Bernd Eichinger
Con Bruno Ganz, Alexandra Maria Lara, Coruninna Harfouch, Juliane Kohler, Ulrich Matthes
Dodici giorni, dodici anni… alla stregua di un monito divino la tragedia che si abbatte su di un popolo ricalca il senso della maledizione scagliata contro un uomo. Ultimi giorni di un dittatore, di un popolo e di una weltanschaung dura a tramontare. “Gli eventi lontani vengono visti in modo diverso nel corso del tempo. Sono diventati parte della storia. Avviene in tutte le società, avverrà anche per i tedeschi.” È ciò che sta avvenendo per il cinema tedesco, “costretto” a fare i conti con il background della propria Storia. Dalle pagine del diario dell’innocente e giovane segretaria Traudl Junge: “Until the final hour” e da “Der Untergang” dello storico Joachim Fest la sceneggiatura, plagiata sul fatto storico, lascia emergere a poco a poco oltre al carattere inafferrabile del Dictator, il sommerso mondo dei sentimenti e delle emozioni di quei personaggi, forse protagonisti o solo spettatori imbelli, che caratterizzarono l’aurea di dolore circoscritta dagli eventi dei fatidici giorni. Il film è quasi del tutto girato in interni: al di sotto della coltre terribile della guerra, il mondo ovattato e spietato della corte hitleriana continua a dettare le regole del macabro gioco.
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