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“Hotel Rwanda”: quando il cinema aiuta la storia

  • 31 maggio 2005

Hotel Rwanda
Canada, Regno Unito, Italia, Sud Africa, 2004
Di Terry George
Con Don Cheadle, Sophie Okonedo, Nick Nolte, Joaquin Phoenix, David O'Hara

La vacuità di certi atteggiamenti e ruoli talvolta viene repentinamente resa manifesta da situazioni estreme ed impensabili che così disvelano la vera natura degli individui. Ed ecco allora che un direttore d’albergo africano, molto formale e cerimonioso, soprattutto verso gli occidentali e gli uomini di potere in genere, manifesta un inaspettato coraggio e una profonda bontà. Stiamo parlando di Paul Rusesabagina, gestore di un albergo in Rwanda, e delle sue gesta durante il genocidio di dieci anni fa in quella nazione africana, raccontate nel bel film “Hotel Rwanda” di Terry George (già autore di “Scelta d’amore”, film di grande impegno sull’Irlanda), importante opera dall’alto valore civile, utile e necessaria per non dimenticare mai a che cosa può arrivare il genere umano (e purtroppo l’elenco di questi tristi memento pare sia destinato a crescere nel tempo). Il film narra in maniera misurata e intensa del nascere della guerra civile e del genocidio che ne consegue in quei giorni terribili, nel completo disinteresse del mondo occidentale. E in sostanza il film ci sembra proprio essere un atto d’accusa verso l’occidente, pronto a servirsi di quei luoghi per il proprio godimento (finito lo sfruttamento, almeno ufficiale, delle epoche coloniali), ma assolutamente noncurante della grave degenerazione di antichi conflitti tribali, aggravati dal colonialismo belga, che portarono agli orribili fatti ormai noti a tutti.

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E il nostro eroe, direttore del lussuoso Hotel “Mille Collines” di Kingali, convinto di essere quasi un occidentale, grazie al lavoro che svolge con impeccabile (e quasi ridicola) professionalità, con l’ incalzare increscioso degli eventi, si renderà conto invece, nell’indifferenza di quel mondo al quale sembrava appartenere, di essere un africano, e per questo abbandonato al suo destino di inenarrabili atrocità (toccante la scena del suo pianto disperato dopo aver visto una strada tutta disseminata dai cadaveri delle tante vittime innocenti della furia dei ribelli Hutu). Nonostante ciò, l’uomo, grazie alla sua intelligenza e abilità nel saper trattare con gli uomini pericolosi intorno a lui (il mercante fanatico sterminatore o il corruttibile ufficiale dell’esercito), dando prova di grande coraggio, generosità e compassione, riuscirà a salvare i mille e più rifugiati nel suo albergo, oltre alla sua stessa famiglia. Il racconto misurato, nonostante tutto, a distanza di dieci anni, ci fa rivivere non solo l’orrore di quell’immane crudeltà (un milione di morti in dieci giorni), ma anche la vergogna, in qualità di occidentali, per l’indifferenza mostrata in quell’occasione da tutto il mondo cosiddetto “civile”. Molto bravi tutti gli attori, dall’intenso Don Cheadle, qui al suo primo ruolo da protagonista, al sempre intrepido, nonostante l’età, Nick Nolte, a Joaquin Phoenix e Sophie Okonedo. E, data l’importanza del film, ci piace ricordare la partecipazione, pur se in un piccolissimo ruolo, del nostro Roberto Citran. Insomma, un film che tutti dovrebbero vedere dal momento che il sapere e conoscere, anche se in ritardo, può sempre servire a migliorarsi. O forse no?

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