ATTUALITÀ
Grande Migliore: quali strategie per salvare il marchio?
Il progetto, supportato anche dal Comune di Palermo, prevede che i lavoratori investano nella nuova cooperativa la propria parte di fondi per la mobilità
Le intenzioni ci sono tutte, come pure l’accordo tra tutte le parti scese in causa per salvare il punto vendita Grande Migliore di viale Regione Siciliana a Palermo ed evitare che decine di lavoratori si ritrovino senza alcuna possibilità di inserimento nel mondo del lavoro dopo anni di dipendenza al servizio di una delle aziende storiche del palermitano. Grazie alla “Legge Marcora" che permette l’istituzione e il funzionamento del fondo speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli di occupazione, i lavoratori provenienti da imprese che hanno cessato l’attività, possono costituire cooperative di produzione e lavoro o sociali beneficiando di una partecipazione minoritaria al capitale e di un finanziamento da parte di una finanziaria creata appositamente dalle Centrali Cooperative.
Il progetto predisposto dal Comune di Palermo, Legacoop e Confcooperative prevede che i lavoratori che vogliano far parte della cooperativa investano nel progetto la propria parte di fondi per la mobilità e per gli ammortizzatori sociali, una cifra che si aggira tra 20 e i 25 mila euro. A queste somme si aggiungerà dunque un finanziamento della Compagnia Finanziaria Industriale (Cfi), che raddoppierà le quote versate, per arrivare così a un capitale iniziale di 4-5 milioni di euro.
Un primo giudizio sull’effettiva riuscita del piano di rilancio giungerà entro metà marzo, dopo esser passato al vaglio del consiglio comunale del capoluogo e del commissario straordinario che si sta occupando della messa in liquidazione del gruppo Migliore; rimane anche al momento incognito se far partecipare al bando per l’assegnazione, tutte le sedi del gruppo o solo quella di viale Regione Siciliana che conta su 60 dipendenti. Il coordinatore del progetto Alessandro Sciortino spiega che «Non tutti i negozi un tempo presenti continueranno a far parte del punto vendita di viale Regione Siciliana. Preferiamo tagliare alcuni settori, che non potrebbero essere strategici come un tempo, e puntare su quelli più sicuri».
Sarà il Comune a garantire la supervisione sul progetto garantendo il proprio appoggio alla cooperativa per almeno tre anni, il tempo di avviare l’impresa grazie al lavoro svolto dai suoi manager esperti di grande distribuzione, che lavoreranno a titolo gratuito. Perplessità giungono dal sindacato: Mimma Calabrò della Fisascat Cisl si dichiara disposta a «lasciare aperta la possibilità di altri progetti o di altri finanziamenti privati che rilevino del tutto o in parte l’azienda. Anche perché quanti ex dipendenti possono garantire cifre simili? Forse solo i più anziani che hanno messo da parte i risparmi, difficilmente i più giovani. Per questo non vogliamo creare aspettative: non tutti i lavoratori potranno entrare in questo progetto». Dubbi su cui si pronuncia Filippo Parrino, Presidente Legacoop , che specifica come «partecipare alla cooperativa non vuol dire mettere necessariamente lo stesso capitale, tutti i dipendenti sono liberi di partecipare con quote differenti e soprattutto tutte le loro competenze saranno utili».
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