CULTURA
Fra arte e multimedialità: Noto Antica rivive con "Efian"
Noto Antica rivive con "Efian", un progetto grazie a cui con un occhialino di ultima generazione si potrà rivivere la storia della cittadina prima del terremoto del 1693
Un tuffo nel passato dell'arte barocca di Noto, piccolo gioiello nel cuore della Sicilia, arroccato su un altopiano che domina la valle dell'Asinaro. Da oggi tutto questo è possibile, grazie a "Efian", un progetto finanziato dal Miur, che vede coinvolti partner pubblici e privati.
Con dreamview, un occhialino di ultima generazione, sarà possibile rivivere la storia della cittadina, andando indietro nel tempo per oltre tre secoli e ritornando sul monte Alveria, tra le mura e le strade della Noto di un tempo, prima della distruzione provocata dal terremoto dell'11 gennaio 1693.
Con "Efian" arriva un nuovo modo di visitare il sito archeologico di Noto Antica: grazie alla tecnologia, il turista potrà rivedere la chiesa Madre e piazza Maggiore, scorgere l'interno della cappella di San Michele e delle chiese del Carmine e dei Gesuiti.
Chiamata anticamente Neas dai siculi, Neaton dai greci e Netum dai romani, furono gli arabi a dare a Noto il suo nome definitivo: il termine, che in arabo ha lo stesso significato di quello italiano, è un omaggio alla bellezza e all'importanza della città, distrutta dal sisma.
Per la ricostruzione della cittadina, furono chiamati grandi architetti e il risultato fu ancora più grande di quanto ci si potesse attendere: decorazioni accese, senso scenografico e cromatico e architetture luminose dalla tinta color miele sono solo alcune delle caratteristiche del barocco di Noto.
Presentato a Palazzo Ducezio, dopo due anni di lavori e progettazione, "Efian" è adesso entrato in una seconda fase, quella della concretezza: così, tecnologia multimediale e ricerca storica contribuiscono ad accrescere ulteriormente il patrimonio artistico-culturale, diffondendone bellezza e forme d'arte.
Con dreamview, un occhialino di ultima generazione, sarà possibile rivivere la storia della cittadina, andando indietro nel tempo per oltre tre secoli e ritornando sul monte Alveria, tra le mura e le strade della Noto di un tempo, prima della distruzione provocata dal terremoto dell'11 gennaio 1693.
Con "Efian" arriva un nuovo modo di visitare il sito archeologico di Noto Antica: grazie alla tecnologia, il turista potrà rivedere la chiesa Madre e piazza Maggiore, scorgere l'interno della cappella di San Michele e delle chiese del Carmine e dei Gesuiti.
Chiamata anticamente Neas dai siculi, Neaton dai greci e Netum dai romani, furono gli arabi a dare a Noto il suo nome definitivo: il termine, che in arabo ha lo stesso significato di quello italiano, è un omaggio alla bellezza e all'importanza della città, distrutta dal sisma.
Per la ricostruzione della cittadina, furono chiamati grandi architetti e il risultato fu ancora più grande di quanto ci si potesse attendere: decorazioni accese, senso scenografico e cromatico e architetture luminose dalla tinta color miele sono solo alcune delle caratteristiche del barocco di Noto.
Presentato a Palazzo Ducezio, dopo due anni di lavori e progettazione, "Efian" è adesso entrato in una seconda fase, quella della concretezza: così, tecnologia multimediale e ricerca storica contribuiscono ad accrescere ulteriormente il patrimonio artistico-culturale, diffondendone bellezza e forme d'arte.
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