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Finalmente il Segreto si rivela

  • 17 gennaio 2005

Dopo il "passo falso" dello scorso 13 dicembre, finalmente ci siamo: pronti e via ad applaudire Ivan Segreto, lunedì 24 gennaio alle 21.30 al cineteatro Golden di Palermo (via Terrasanta 60, biglietto 20 euro, prevendita inclusa). A conclusione di un anno pieno di soddisfazioni, non ultima la segnalazione del Premio Tenco come miglior “debut disc” e i concerti estivi come supporter di Battiato, per Ivan Segreto è adesso tempo di confermarsi in tenuta “live” e da protagonista. Riccioli alla Keith Jarret e voce che ricorda per certi aspetti il miglior Gino Paoli fatto jazz, il suo “Porta vagnu”, album d’esordio, ha convinto e messo d’accordo pubblico e critica, che non hanno risparmiato elogi spassionati nei confronti dell'opera prima del ventinovenne saccense che vive e risiede a metà strada tra la fedeltà jazzistica e il pop folk. Sull’inedita asse Sciacca-Milano, Ivan Segreto si divide tra destrezze esecutive e l’immediatezza folkloristica, ereditati rispettivamente dalla passione per il jazz (perfezionata in seguito alla scuola civica di jazz, a Milano) e l’amore per il popolare ereditato dallo “zio Nino”, giramondo artista di strada nonché autore del testo di “Porta Vagnu”, la canzone che dà anche il titolo all’album.
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Ed è con questo brano che Ivan si fa conoscere al pubblico e presenta il suo “manifesto musicale”, fatto di eleganti e ricercati arrangiamenti che richiamano non solo ai virtuosismi jazz ma anche e soprattutto ad una certa scuola cantautoriale “che non c’è più”, mischiati al sapore asprigno di un tormento decadente, romantico, introspettivo (e non a caso è un fan dei Radiohead). Tormento decadente presente nell’ inquietante “Il banchetto dell’amore”, romanticismo d’altri tempi nella serenata “Diamante”e l'introspezione criptica nella dedica silenziosa al nefasto 11 settembre 2001 contenuta in “Inverosimile”, forse la canzone più bella di “Porta Vagnu”. Un disco “tendenzialmente jazz” (non nella forma modaiola attuale) ma che non disdegna aperture a qualsiasi sfumatura musicale. Ad ogni modo un biglietto da visita che suona come una promessa per il futuro. Sarebbe sufficiente bissare l’ottima prova di questo disco per poter tornare a parlare di Ivan Segreto non solo come una promessa ma come una realtà, straordinaria, della musica italiana.
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