‹‹Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla››, diceva Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento, personaggio straordinario descritto nel monologo teatrale di Alessandro Baricco, da cui è stato tratto il film "La leggenda del pianista sull’oceano" di Giuseppe Tornatore. La frase citata, condivisibile in pieno e il cui nesso si evincerà molto presto, è riemersa alla nostra memoria riflettendo su uno dei fenomeni più chiacchierati nell’odierno panorama Internet: “i blog”. Se non sapete ancora di cosa stiamo parlando, nulla di grave. I blog, la cui patria sta nel web, sono la risultante di un’idea geniale venuta a due ragazzi americani circa cinque anni fa. E che, nel giro di poco tempo, si è diffusa nel resto dell’Europa in modo esplosivo, diventando una “moda” a tutti gli effetti. Basti pensare che all’inizio del 2002 in Italia (in ritardo di due anni rispetto agli Stati Uniti) se ne contavano appena 300. Dopo sei mesi erano diventati mille. Oggi hanno raggiunto quote vertiginose. Naturalmente la porzione di web “sicula” non poteva tardare, ed anche i “blog nostrani” si sono “moltiplicati” negli ultimi tempi: dall’entusiasmo per questo nuovo e sperimentale canale comunicativo si è lasciato infatti sedurre anche il (nostro) giornalista e scrittore palermitano Roberto Alajmo che, con la complicità dei ragazzi di duepunti edizioni, ha dato vita al suo blog ufficiale. Date pure un’occhiata, è curioso e ben fatto: http://www.duepuntiedizioni.it/robertoalajmoblog/.
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‹‹Penso che sia interessante confrontarsi con tutte le novità, senza pregiudizi. Senza demonizzazioni ma pure senza enfatizzare le attese. Dipende da come si usa: come l’automobile, come la televisione››, ci riferisce Alajmo sul fenomeno “blog”. E alla nostra domanda “cosa ti ha spinto a farne uno?”, ci ha ammesso che è stata la curiosità dei suoi lettori: ‹‹sono curioso di entrare nelle loro teste, sapere cosa pensano. Voglio controllare ed essere controllato››. Questo ci fa ben sperare che il weblog di Alajmo (nel suo stato embrionale: diario di aneddoti, magazzino d’articoli e argute riflessioni) nel futuro smetterà i panni diaristici-giornalistici per coinvolgere anche altri “grandi fratelli” virtuali, diventando così una risorsa ancora più preziosa, ossia un luogo/non luogo d’incontro, probabile/fecondo scambio d’idee. Ma cosa s’intende esattamente per blog e come si spiega la loro dilagante diffusione? Con lo strano nomignolo “blog” s’intendono, in sostanza, i “weblog”, ossia pagine Internet autocostruite e autonomamente gestite, a metà fra diario personale senza lucchetto, bollettino informativo e spazio per articoli; ma ne esistono anche di collettivi, con discussioni e confronti. Siti personali, insomma, accessibili a tutti, e facilissimi peraltro da costruire: non prevedono, infatti, costi, autorizzazioni o difficoltà di sorta. In quanto per fare un blog non occorre essere grandi scrittori né conoscere a menadito i linguaggi di Internet; basta semplicemente collegarsi a uno dei siti che offrono il servizio (come ad esempio blogger.com oppure splinder.it) e il più è fatto. Nel giro di pochi minuti si riesce a disporre di una pagina web personale su cui riversare in tempo reale i cosiddetti “post” (con data e ora): messaggi riguardanti fatti ed eventi personali, articoli, storie, opinioni, informazioni, ricette, riflessioni, analisi politiche, “link” (ossia collegamenti ad altri blog o siti internet). E chi più ne ha più ne metta. Ecco che emerge, ancor meglio, la straordinarietà del mezzo: chiunque può crearsi un proprio spazio virtuale, gratuito e privo di censure, e mettendosi (alle volte anche imprudentemente) “in piazza” dire la sua al mondo intero! L’importante è però avere, appunto, “una buona storia da raccontare” e avere passione nel farlo. Detto in altro modo, industriarsi perché gli argomenti trattati suscitino interesse, non solo per se stessi (ricordiamoci che il "blogger" o il "blogorroico" scrive innanzitutto per sé) ma anche per gli altri, per garantire così il successo dello stesso blog, che può divenire (se si è bravini nell’aggiornarlo, con una giusta dose di creatività e qualche barlume di regolarità) anche un valido strumento di comunicazione, condivisione di vissuti, d’esperienze, d’emozioni, d’informazioni. E proprio perché il web libero è l’unico spazio illimitato rimastoci, l’augurio è che sempre più numeroso, e creativo, possa essere il popolo dei pensatori che emergerà nell’Internet delle parole: soluzione pratica ed efficace per fruire della pluralità e diversificazione infinita delle idee e opinioni altrui; occasione tangibile per conoscere e conoscersi.