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“Di là dal faro”, pittori contemporanei di Sicilia

  • 15 novembre 2004

Uno sguardo sulla variegata realtà artistica della Sicilia è ciò che propone la collettiva “Di là dal faro”, in corso fino al 23 dicembre alla Galleria 61 di via XX Settembre 61 a Palermo (dal martedì al sabato ore 10/13 e 17/20, il venerdì dalle 17 a mezzanotte), organizzata con la collaborazione dell’associazione culturale Aries e l’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe”, e con il patrocinio della Presidenza Regione Siciliana. Significativo il titolo della mostra: l’espressione borbonica “di là dal faro” è recuperata non per indicare la Sicilia in un’accezione di mondo lontano, separato appunto dal resto del Regno, quanto per suggerire i “confini” ideali dell’evento artistico. Il fine è di mettere in luce aspetti significativi dell’universo pittorico contemporaneo siciliano, suggerirne almeno parzialmente l’identità, consentendoci così di comprendere meglio il nostro ruolo in un dialogo artistico “globale”. Il progetto coinvolge ventuno artisti, la maggior parte di origine siciliana: nomi noti e giovani emergenti, un panorama eterogeneo che abbraccia le numerose tendenze compresenti nella nostra regione. Il paesaggio della Sicilia, variamente interpretato, sia esso naturale o metropolitano, notturno o diurno, più o meno “invaso” dall’elemento umano, è il soggetto predominante dell’esposizione; non esclusivo tuttavia, come dimostrano le opere di Iudice, Colombo e Sacco.

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Invero mille facce, spesso contraddittorie, sono egualmente legittimate, e tutte concorrono, a caratterizzare questa terra multiforme e ad ispirare chi vi cerca “nutrimento”, stimoli e suggestioni. Mentre Velasco punta lo sguardo sui “densi” agglomerati urbani del sud, Di Marco sceglie anonimi scorci per parlarci della luce siciliana, e Bazan coglie con poche pennellate macchiette in cui riconosciamo pose del siciliano medio. Taravella ci propone delle saline in un trionfo di vibrazioni cromatiche, Zanghi rappresenta una fabbrica anch’essa vibrante, ma di ferro e fuoco, e La Cognata ci offre periferie e campagne tormentate da un’identica impetuosa luce. Con il Gruppo di Scicli, mantenendoci nel figurativo ritroviamo una natura tradotta quasi come stato emozionale: dalla spoglia sacralità del pastello di Guccione alla tensione, giocata sul bi-cromatismo chiaro-scuro, rintracciabile nelle onde di Sarnari; dalla distensione spirituale che dilata i paesaggi di Paolino all’energia passionale che si riflette nei chiari e imponenti cieli di Bracchitta, e alla malinconia di una luce carezzevole, perfino in un raggio che squarcia l’oscurità, nelle opere di Polizzi. Questa componente “emozionale” è estesa agli oggetti con la Alvarez, e dagli oggetti al corpo umano e allo scorcio cittadino con Candiano. Completano l’esposizione alcune liriche vedute lagunari o marine della Da Gioz, le rocciose e aspre isole di Frangi, i soffusi notturni di Puglisi, i materici “relitti” di Zuccaro e le tenui luminosità di Modica.

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