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Cous Cous Fest 2005, allegre armonie dei sensi

  • 18 settembre 2005

Ricchezza di colori, sapori e sonorità, per una amalgama vincente della costa occidentale siciliana, parliamo del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo. Giunta alla sua ottava edizione, la manifestazione - girandola di scenografie naturali ed evocazioni multi-etniche, sotto un cielo, tra sole e stelle, da villaggio berbero - rinnova dal 20 al 25 settembre il suo nutrito programma di odori e vitalità a degna conclusione (bizzarrie climatiche a parte) della stagione balneare ufficiale e quale celebrazione di quel re delle tavole - non solo del mediterraneo, ma mondiale - qual è il cous cous; a ragione incoronato "ambasciatore di pace" nell’arco di questi anni di festeggiamento.

Un’edizione questa, in conformità alle precedenti, che richiama, in questa cittadina di mare - palcoscenico mondiale del buon gusto e del sano vivere -, un popolo crescente di appassionati della etno-gastronomia; affascinato dalla formula costituita da vetrine e villaggi artistico-artigianali e gastronomici - il "Cous Cous dal Mondo" e la "Expo Village" - merlettati di ibiscus, gelsomini, bouganville e piante mediterranee. Spazi questi distribuiti in un dedalo di stradine, nel cuore storico della medina, che fanno da passerella a stimolare i sensi del pubblico, invitato all’incontro delle diverse proposte degli chef in gara (otto i paesi partecipanti questo anno: Algeria, Costa d’Avorio, Israele, Italia, Marocco, Palestina, Senegal e Tunisia). Un’offerta golosa che è anche un momento di promozione per la gastronomia trapanese, con l’allestimento de "La Provincia di Trapani à la carte", ma anche per la scuola pasticcera siciliana, con "Dolcemente Sicilia". Storie e leggende raccontate dai grandi numeri della passata edizione: 100mila presenze, 3 tonnellate di semola di grano duro, 40mila porzioni di cous cous preparate e consumate, 20mila porzioni di dolce siciliano, 6mila litri di vino siciliano (di cui mille di moscato), 200 litri di olio extra vergine di oliva per la preparazione dei piatti a degustazione. Una grande cucina che ha visto ai fornelli, fianco a fianco, Israele e Palestina in una promessa di pace confermata alla luce di un unico grande piatto di cultura e tradizione.
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Sembra, infatti, indagando la leggenda, che re Salomone, follemente innamorato della regina di Saba, tra notti smaniose e insonni, deperisse a vista d’occhio per un amore all’inizio non corrisposto. Il medico di corte, venutogli in soccorso, ordinò un sapiente impasto di semola di grano duro, insaporito da essenze. La prelibatezza fu tale che il re, ripreso vigore, poté finalmente regnare in pace. Nacque così il cous cous, un piatto con l’aggiunta di due ingredienti virtuali: amore e pace. Lasciando le suggestioni da "mille e una notte", per far spazio alla realtà delle "buone forchette", chi volesse soddisfare la curiosità di assistere alla preparazione di questa gustosissima leccornia la "Casa del Cous Cous sanvitese" è la sede permanente dove assistere a tutte le fasi di lavorazione artigianale e per degustare la versione isolana del piatto. Ancora, per chi non fosse stanco di assaggi e volesse proseguire il proprio viaggio attraverso la cucina multietnica del bacino, il "Mediterraneo à la Carte", sotto l’esperta guida degli chef siciliani e internazionali, tra le tante officine gastronomiche allestite per un insieme di appuntamenti curati da Vittorio Castellani, alias Chef Kumalè - giornalista gastro-nomade ed esperto delle cucine del mondo - o, anche, per i momenti golosi - raccontati e vissuti da Nino Aiello e Giancarlo Lo Sicco - nell’angolo "Slow Food", ma anche per i "Wine Tasting" - curati dall’Istituto Regionale della Vite e del Vino. A fare da madrina alla kermesse è stata chiamata Tessa Gelisio, brillante conduttrice e giornalista di "Pianeta mare" e "Solaris". A giudicare i piatti in gara, invece, una giuria internazionale di esperti, giornalisti specializzati, tanto nazionali che esteri, sotto la supervisione del presidente Davide Paolini, celebre giornalista, anche curatore della rubrica "ll Gastronauta" de "Il Sole 24Ore".

In ultimo, un altro ingrediente indispensabile a dare vitalità e intensità ai mille sapori, le sonorità raccolte negli spazi-concerto del "Cous Cous Live Show". Con un partner d’eccellenza come l’"Arezzo Wave Love Festival", uno tra i principali appuntamenti multicultura del panorama musicale italiano, un’alternanza di rock, pop e nuove tendenze emergenti provenienti da questa "Woodstock tricolore". Sul palco, pertanto, le alchimie dab, downbeat e sperimental-funk dei siciliani CtLab (il 20 settembre); il live del Gabin Dabiré Group, con il trio vocale sardo delle Balentes (il 21), per una miscela che scivola dal jazz alla etno-music e dalle afro-tribal folk songs al mediterranean-pop; il cubano Raul Paz (il 22) con le sue neo interpretazioni - in chiave hip-hop, dub e rock-pop - del tradizionale son cubano traghettato nel ventunesimo secolo, tratte dall’ultimo album "Revolucion". Poi il 23 settembre, sarà la volta dei Negramaro, che lo scorso anno avevano debuttato ad Arezzo allo "Psycho Stage" e reduci -quest’anno- del successo sanremese e della presenza londinese, in rappresentanza italiana, all’"International Live Music Conference" (ILMC), ma anche, nella stessa sera (in qualità di apripista) il gruppo siciliano degli Akkura, band impegnata questa in esibizioni surreali, sperimentali, umoristiche e rumoristiche. Infine (e siamo a sabato 24) di scena Irene Barnes, sensualità vocale a mezzo tra Nina Simone e Joan Armatrading, ad alternare influenze jazz, soul & blues, in un timbro vocale interessante, quasi maschile e, a chiudere coralmente, il collettivo molisano Riserva Moac, con un sound fondato a mezzo tra la tradizione e la modernità e la forza di strumenti acustici quali: la zampogna, la ciaramella, la fisarmonica e una sezione di aerofoni intrecciate, meglio, incidentate con le sonorità del basso, delle chitarre e della batteria. Insomma, allegre armonie ed ingredienti, per una sana esplosione di fine estate.
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