CINEMA E TV
Colpevoli e innocenti
LA COMMEDIA DEL POTERE (L’ivresse du pouvoir)
Francia, 2006
Di: Claude Chabrol
Con: Isabelle Huppert, Francois Berléand, Patrick Bruel, Robin Renucci, Maryline Canto, Thomas Chabrol, Jean-Francois Balmer, Pierre Vernier
Se nella celeberrima sequenza alla Royal Albert Hall de “L’uomo che sapeva troppo” di Hitchcock era la "Storm Claude Cantata" a condizionare in crescendo i tempi e i modi di un fatale attentato, in questo “La commedia del potere” è la voce di un soprano che intona “La Wally” di Catalani (già ampiamente utilizzata in “Diva” di Beineix) ad annunciare l’arrivo di un colpo di scena a quaranta minuti dall’inizio.
Del resto, è ben nota la dedizione di Claude Chabrol nei confronti dell’imperatore della suspense: l’allievo che presto si è trasformato in maestro ci ha abituati da anni (lui che ormai ne ha ben 76) ai suoi torbidi e materici noir ambientati nel ventre molle della provincia francese, ai suoi “gialli” analitici impregnati di velenosa ironia. Qui egli dirige, per la settima volta, la straordinaria Isabelle Huppert esaltandone ancora l’intensità speciale e la singolare bellezza (non si può non essere d’accordo con uno dei personaggi del film, l’intrallazzatore Sibaud interpretato dal cantante-attore Patrick Bruel, e col suo commento a proposito del tailleur nero splendidamente indossato da Isabelle).
Una delle prime vittime di Jeanne è Humeau (Francois Berléand) alto funzionario di stato accusato di aver fatto un uso personale della carta di credito della società. Intorno a lui una specie di coro greco composto da una pletora di funzionari e di politicanti, emblema di un microcosmo putrescente dove si confrontano, da una parte, le ragioni della giustizia intenzionate a dissotterrare le radici marce di un sistema di potere e dall’altra gli impervi raggiri dei corrotti, mostrati qui con tutti i loro tic e le relative malattie psicosomatiche (pruriti vari ed ulcera), sintomi di coscienze inquiete.
In questa sua escursione sul terreno del cinema d’impegno civile, con esemplare leggerezza e non senza un luccichio di anarchico sarcasmo (dispiegato fin dall’epoca del memorabile “Gli innocenti dalle mani sporche”), Chabrol dipinge di nero i contorni di una storia semplice, alla Sciascia, con personaggi variegati e complessi (a cominciare dalla protagonista, raccontata in un confronto tra la propria dimensione casalinga dove la vediamo compensare l’assenza nevrotica del marito dialogando col nipote Félix – interpretato da Thomas Chabrol – capace di dirigerla verso le decisioni più importanti, e quella lavorativa dove veste una maschera da giustizialista senza scrupoli).
La sua “Commedia del potere” è un pamphlet privo di moralismo, una virtuosistica variazione sul tema della commedia umana che, come c’insegna la grande letteratura, è governata dalla continua tentazione al delitto. Anche Chabrol, come Hitchcock a suo tempo, non si è raddolcito nella maturità: del suo occhio freddo, capace d’inquadrare con geometrica precisione il Male, abbiamo ancora bisogno.
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