ATTUALITÀ
Cefalù: candidatura a rischio per Vittorio Sgarbi
Gli amministratori responsabili dello scioglimento della Giunta non potrebbero candidarsi alle elezioni nella regione dove si trova l'ente interessato
Non è nata sotto una buona stella la candidatura a Sindaco di Vittorio Sgrarbi al comune di Cefalù a capo del neo Partito della Rivoluzione. Già coinvolto nell'inchiesta del comune di Salemi che lo ha portato a dare le dimissioni a causa dei sospetti di infiltrazione mafiosa nel Comune del trapanese, adesso, il critico d'arte pare aver trovato degli intoppi anche sulla sua candidatura a Cefalù.
Secondo quanto previsto dall'articolo 143 del testo unico sugli enti locali, gli amministratori responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento, non potrebbero infatti candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, che si svolgono nella regione nel cui territorio si trova l'ente interessato dallo scioglimento, limitante al primo turno elettorale successivo allo scioglimento stesso, qualora la loro incandidabilità sia dichiarata con provvedimento definitivo dal Tribunale di Trapani.
Al centro dell’indagine di Salemi - condotta dagli ispettori incaricati dall'ex ministro Roberto Maroni - ci sono appalti e nomine nella sanità ed un’operazione culminata con sequestri di beni per 35 milioni di euro riconducibili all’ex deputato regionale democristiano Giuseppe Giammarinaro. Alle accuse Sgarbi aveva risposto in un primo momento puntando il dito a sua volta contro gli ispettori, dichiarando di volerli portare in tribunale per diffamazione, e annunciando la nomina di Giammarinaro a vicesindaco. A tutto ciò si aggiunge l'ombra di sostenitori sospetti dietro la nuova campagna elettorale, tra cui c'è anche l'albergatore Giuseppe "Giusi" Farinella, condannato dalla Cassazione nel 1998 a quattro anni e sei mesi per associazione mafiosa, estorsione, porto abusivo d'armi e materiale esplodente.
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