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Batteria e piano: due “special” all’Open Jazz Club

  • 13 febbraio 2005

Due particolari eventi questo fine settimana all’Open Jazz di via Turrisi 51/53 a Palermo, con due trii guidati rispettivamente dal batterista Jimmy Weinstein (sabato 19 febbraio) che sarà accompagnato dalla chitarra di Francesco Guaiana ed il contrabbasso di Luca Lo Bianco (due spettacoli ore 21.30/23.30, ingresso 6/4 euro), ed il pianista Frank Kimbrough (domenica 20) con i fidati John Herbert al contrabbasso e Jeff Hirshfield alla batteria (stessi orari, ingresso 12/9 euro).

Già noto al pubblico palermitano che lo ha applaudito qualche anno fa all’interno di un’accattivante rassegna teatrale jazz, il batterista chicagoano Jimmy Weinstein ha un particolare legame con l’Europa, essendo cresciuto fra la California e la Spagna ed attualmente risiedendo in Liguria. Polistrumentista – suona anche piano e chitarra – trascorsi anche rockettari, dopo alcuni tentativi non musicali inizia a frequentare la fucina dei talenti del jazz nordamericano, il Berklee College of Music di Boston, città dove si trasferisce nell’86, studiando con Alan Dawson e Joe Hunt, ma anche con il compianto Max Roach all’Università del Massachusetts. Leader fin da subito di propri gruppi, con cui si esibisce sia negli States che in Europa, nel 1994 pubblica un cd firmato Jimmy Weinstein Group, “Nostalgia”, dove suona anche il saxtenorista Chris Cheek (Accurate Records), per il quale la rivista specializzata DownBeat definisce il nostro «infaticabile e fantasioso drummer»; a questo ne segue un secondo, “Sound Emotion” per la GM Recordings, prodotto da Gunther Schuller. Attivo anche come compositore di commenti musicali per film e cortometraggi, fra le molteplici configurazioni musicali che Weinstein continua a guidare ricordiamo il quartetto d’improvvisazione melodica “NAM”, l’avant-post-punk band “Dahlia and the Llamas”, ed il trio sax-batteria-basso Renzi/Weinstein/Kamaguchi, il cui album “Lines and Ballads” è stato votato dalla rivista spagnola “Cuadernos de Jazz” quale miglior disco rivelazione del 2000. Altre collaborazioni con Ben Monder, Ahmed Abdullah, Alex Harding, Chris Dahlgren e Frank Carlberg.
Da ultimo, occorre menzionare un progetto cui Weinstein è particolarmente legato, la “Traveling School”, fondata nel 2002 insieme ad altri musicisti, un singolare programma sperimentale no-profit consistente in seminari di insegnamento che consentono altresì agli studenti di esibirsi in tour con gli affermati docenti (Matthew Garrison, Marco Tindiglia, Dennis Irwin, Dan Fox e lo stesso Weinstein).
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Apprezzato dai colleghi musicisti per le sue qualità artistiche ma soprattutto per il valore aggiunto dell’affinità che egli è in grado di instaurare con i compagni di palco, normalmente di lungo corso, Frank Kimbrough è considerato più di un semplice partner: quando chiama musicisti ad affiancarlo (il Trio, Noumena o l’Herbie Nichols Project con Ben Allison), egli preferisce infatti circondarsi da musicisti che condividano con lui tale caratteristica, così come avviene quando è lui ad essere richiesto, sia in studio che per concerti. Ciò è anche quanto attestano le rassegne degli artisti con cui usualmente collabora – Ben Allison, Maria Schneider, Michael Blake, Kendra Shank, Ron Horton, Joe Locke, Ted Nash ed altri – nonostante in molti di questi progetti si noti quanto il pianista suoni relativamente poco. C’è dunque una chiave per comprendere la sua personalità musicale: l’ascolto dei compagni, di ciò che avviene sul palco, ancor più che l’inserimento con strabilianti assolo d’effetto.
Compositore raffinato ed una volta di più attento alle attitudini dei musicisti con cui si accompagna, nonostante la intense carriera, ha al proprio attivo un disco “Lullabluebye”, pubblicato la scorsa primavera per la Palmetto label: il che la dice lunga sul fatto che il jazzista del North Carolina parla soltanto quando ha realmente qualcosa da dire. Fra i progetti cui Kimbrough è legato, oltre all’attuale trio, si ricorda il Kimbrough/Locke duo, il già citato Herbie Nichols Project e varie formazioni guidate da amici del Jazz Composers Collective che ha contribuito a fondare nel 1992 (Ben Allison, Ted Nash, Ron Horton e Michael Blake). Si è anche esibito con la Maria Schneider Orchestra, Adam Kolker, Dave Ballou e Kendra Shank. Cresciuto in una famiglia di musicisti, Kimbrough ha potuto ricevere pieno supporto alle proprie inclinazioni musicali, suonando il piano fin da tenera età e da subito venendo introdotto agli studi classici, il che gli ha infuso una solida tecnica. Approdato nella Grande Mela nel 1981, dove ha la possibilità di incontrare Shirley Horn, Paul Bley, Andrew Hill, e Lance Hayward che lo aiutano a forgiare la sua identità artistica, da allora ha registrato più di dodici album, sia a proprio nome che in cotitolarità. Corteggiato dalla stampa specializzata (Jazz Times, DownBeat, ma anche Time Magazine) per le sue caratteristiche umane e d’artista, Kimbrough è anche mentore e didatta, sia alla New York University (1996-2001) che presso la New School University, il Cannon Music Camp alla Appalachian State University ed il Maine Jazz Camp, tenendo vari seminari (Paris Conservatory con Maria Schneider, Oxford University, il Berklee College bostoniano, l’Oberlin Conservatory of Music, l’Indiana State University, etc.,) ed insegnando anche privatamente.
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