ARTE E ARCHITETTURA
Alberto Sughi, in mostra a Palazzo Sant'Elia
Il colloquio profondo di un artista con la società: lo smarrimento dell’uomo, l’ineluttabilità della sua inquietudine, il movimento della trepidazione emotiva
Romagnolo, classe '28, grazie a varie esperienze formative, Sughi divenne ben presto uno dei maggiori artisti italiani della generazione che esordì agli inizi degli Anni Cinquanta. La ricerca di Alberto Sughi procede per cicli tematici, come le “Pitture verdi“, dedicate al rapporto fra uomo e natura (1971-1973), il ciclo “La cena“(1975-1976), “Immaginazione e memoria della famiglia“ agli inizi degli Anni Ottanta, la serie “La sera o della riflessione“, dal 1985, fino a “Notturno“, esposta nel 2000.
I suoi lavori, esposti in tutte le più significative rassegne d’Arte Contemporanea, (dalla Biennale Internazionale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, di cui negli anni Novanta è stato presidente) e in molti musei italiani e stranieri, mettono in scena come dei fermo - immagine in una sequenza cinematografica, un “realismo esistenziale”, come da molti è stato definito. Non a caso il suo grande estimatore Federico Fellini, parlava di lui come di un artista con la macchina da presa: “dispone le forme, le illumina, crea i piani visivi, li interpone, li fa agire.” Tanti gli accostamenti e le influenze che la critica gli ha attribuito (Francis Bacon, Henri de Toulouse-Lautrec, Edward Munch, Edgar Degas, per fare qualche nome) ma in definitiva come dice egli stesso “Ho sempre pensato che la pittura si alimenti continuamente di pittura”.
Atmosfere ovattate e fuligginose, che lasciano spazio ad una “metafisica del quotidiano“come scrive Francesco Gallo nel testo critico. Senza indulgenza ma senza giudizio, traccia i suoi personaggi borghesi drammaticamente assorti, in una ricerca silenziosa mai completata, lontana dalle miserie morali, dall'incomunicabilità che invece li pervade. “La sua testimonianza è come ricca di spunti di un racconto, non è un racconto chiuso" - afferma il curatore Maurizio Calvesi.
Alberto Sughi e il suo parlare deciso e motivato, è presente alla conferenza stampa in occasione della presentazione della sua antologica e regala anche dei versi tratti dall' "Ode all'amico Salvador Dali" scritta da Federico García Lorca. Alla conferenza interviene a sorpresa Vittorio Sgarbi, che non risparmia parole di lode per l'artista: “Sughi ha la piena coscienza della centralità dell'uomo, sebbene quest'ultimo sia in crisi o abbattuto, è in perenne confronto con il disagio dei suoi tempi. Sughi è universale, narra dell'uomo nella storia“.
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