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Abolizione province tra dubbi e certezze, martedì al voto

L'impresa dell'Ars si avvicina. Ma se si trattasse solo della ricerca di un capro espiatorio? Il parlamento siciliano deciderà la prossima settimana

Balarm
La redazione
  • 7 marzo 2013

L'addio alle province è alle porte. La maggioranza dell'Assemblea regionale siciliana traccia il solco per aprire la discussione con i grillini sull'abolizione degli attuali enti provinciali e sulla sospensione delle elezioni del prossimo maggio. Questi i propositi del ddl presentato dalla giunta Crocetta, che darà il tempo all'Ars di varare una riforma organica del settore.

Sebbene vada considerata una svolta epocale, quanto meno sotto il profilo politico, la riorganizzazione delle competenze di ciò che furono - si dirà un giorno - le province, richiede tempo. Fino ad allora, per quelle "in scadenza", saranno inviati dei commissari scelti tra i funzionari prefettizi. Queste le prime fasi del percorso intrapreso dalla Regione siciliana con il disegno di legge presentato da Crocetta, che ufficialmente verrà votato martedì 12 marzo. Poi serviranno circa sei mesi per "strutturare una riforma che non abbia profili di incostituzionalità e che non metta a rischio anche i finanziamenti statali che per gran parte servono agli investimenti strutturali nell'isola", ha spiegato il presidente della commissione Affari istituzionali Marco Forzese (Drs).

Se da una parte abbiamo il governatore Crocetta che si dice soddisfatto per il "risultato storico" ottenuto grazie ad una maggioranza compatta, dall'altra troviamo l'insofferenza dell'Mpa, che ha depositato la propria proposta per il decentramento delle funzioni regionali e la riforma dei liberi consorzi comunali, "accusando" Crocetta di "impegnarsi a riempire le caselle dei commissariamenti, ed i grillini, dediti alla spettacolarizzazione della protesta". Al di là delle considerazioni partitiche sulla questione, la Sicilia ha la possibilità diventare la regione pioniera di questa stagione di riforme.

Le cifre relative al mantenimento della macchina amministrativa provinciale sono ormai note, ma c'è anche chi, come il giornalista Paolo Hutter su IlFattoQuotidiano.it, teme che "di fronte ai grandi imbarazzanti problemi di ridiscutere costi e dimensioni del Senato, della Camera, delle Regioni, e di fronte a questioni pesanti su quali spese pubbliche siano utili o no, le province siano una specie di capro espiatorio". Le voci di spesa pubblica da eliminare potrebbero anche essere altre, ma se effettivamente si provasse che le province non sono più indispensabili? E se invece fosse solo l'inizo di una piccola rivoluzione concettuale nella gestione del pubblico? Ad ogni modo, il percorso è stato ormai intrapresa e solo un costruttivo dibattito politico potrà fugare tutti i dubbi del caso.

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