TEATRO
A Bagheria in scena “Dramlot”
Interessante proposta culturale è quella che ci giunge dalla provincia (e parliamo di una cittadina illustre, Bagheria (vicino Palermo), nota tra l’altro per le sue belle e antiche ville, segni tangibili di un glorioso e ricco passato), e in particolare dal Teatro Branciforti (in via Del teatro), nell’ambito di “Scenacontroscena”, rassegna di teatro e musica, organizzata con il sostegno del locale assessorato alla Cultura. Qui infatti il 28 e il 29 dicembre, alle 21, la compagnia marchigiana Vicolo Corto presenta “Dramlot- ipotesi tragica per maschera comica” , con Loretta Antonella, Massimo Barbini, Francesco Giarlo, Laura Graziosi, Monia Papa e Stefano Tosoni. La regia dello spettacolo è di Michele Modesto Casarin (aiuto regia di Manuela Massimi, ideazione costumi di Licia Lucchese, realizzazione costumi di Caterina Volpato, disegno luci di Massimiliano Romanelli, maschere Compagnia Vicolo Corto, scenografie Niba & Mao). Alla base dello spettacolo ci sono testi drammatici quali "Elettra" di Euripide, "Il lutto si addice ad Elettra" di O'Neill, "Amleto" e "Macbeth" di Shakespeare e altri ancora. Le forze spaventose, devastanti, le potenti passioni evocate dalla tragedia costituiscono il fondamento di questo lavoro. Eppure se solo si prova a cambiare prospettiva, ad osservare le cose da un altro punto di vista, tutto può cambiare. E' così che ci si ritrova a ridere anche della tragedia come si rideva, da bambini, al luna park di fronte allo specchio deformante e alle sue grottesche immagini riflesse. «Con “Dramlot” – dichiara la compagnia – Vicolo Corto continua il viaggio verso nuove forme nella Commedia dell’Arte. Dagli archetipi più classici (buono, cattivo, vecchio, giovane, servo, padrone) il lavoro si è spinto all’analisi di nuovi personaggi. Si è scelto di usare una scenografia minimale, sfruttando quindi uno spazio "vuoto" come contenitore della messa in scena. Anche la ricerca del testo è stata condotta lontano dalle tematiche della maschera comico-farsesca, elaborando, invece testi ‘alti’ e drammatici. Tutto ciò ha permesso di giocare o meglio di delirare su quelle che sono le meschinità dell'uomo: l'ambizione, il sopruso, il rancore, la vendetta e altre nefandezze che spingono spesso a sostituirsi a Dio persino sulle scelte di vita o di morte».
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