ARTE E ARCHITETTURA

HomeNewsCulturaArte e architettura

Lo vedi in via Ruggero Settimo e ti meravigli: la (vera) storia del "palazzo sottiletta"

A Palermo, tra palazzi e feste, si muove anche Ignazio Genuardi, barone di Molinazzo che darà il via ai lavori dello storico palazzo

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 8 febbraio 2025

Il Palazzo Genuardi a Palermo

Ogni volta che, passeggiando per la bella via Ruggero Settimo, mi trovo al cospetto di questo famoso "palazzo sottiletta", mi sovviene sempre la stessa considerazione: matri chi si fattu siccu! Ma manci? O 'un manci?

E così, per farlo arripigliare un po', gli racconto il suo glorioso passato, il passato di Palazzo Genuardi. Siamo a metà del 1800, precisamente è il 1857.

La Sicilia è ancora sotto i Borboni che se la scialacquano, Garibaldi non è ancora Garibaldi. O meglio, in questo momento sta facendo l’allevatore e il contadino.

Possiede: 100 alberi di ulivo, un vigneto da vino, 150 bovini, 400 polli, 200 capre, 50 maiali e 60 asini. Sa passa buonu, va! Intanto viene scoperto l’uomo di Neanderthal, a New York viene istallato il primo ascensore, in Trentino nasce la birra Forst (e chi è palermitano sapi ri ‘nzuoccu stamu parrannu!).

Siamo esattamente nel periodo del Gattopardo, e, quindi, sì, potenzialmente il Principe Fabrizio di Salina avrebbe potuto calarsi ‘na bella Forst atturrunata, senza commettere falso storico.
Adv
Proprio a Palermo, tra quei palazzi e quelle feste, si muove anche Ignazio Genuardi, barone di Molinazzo. È nato a Comitini, e in questo territorio, e non solo, gestisce quasi tutte le zolfatare. Per alcuni è u baruni ru zoiffu. È figlio di Gerlando Genuardi e Adriana Ricci Gramitto. La prima cugina di sua mamma è Caterina Ricci Gramitto, nonché la madre del Premio Nobel Pirandello.

Luigi però nel 1857 non c’è ancora, nascerà dieci anni dopo. Ignazio Genuardi in quel momento ha 38 anni, è potente e tiene un sacco di piccioli. Per affermarsi ancora di più, però, necessita di costruirsi un palazzo nella megghio via di Palermo e dargli il suo nome. Per il progetto manda a chiamare un certo Giuseppe Di Bartolo.

Anche lui è pesano -dei palermitani non ci si può fidare- e viene da Terranova di Sicilia. È considerato l’architetto degli architetti, oltre ad essere docente di architettura al Politecnico di Torino, e vanta opere in tutta l’Isola. Solo a Palermo ha realizzato: Palazzo Cataliotti, la cornice interna di Casa Professa, il prospetto del Real Teatro di Santa Cecilia.

Iniziano i lavori del palazzo, viene al mondo (gioco del destino) l’altro architetto, Ernesto Basile, e vengono ultimati l’anno dopo. U baruni ru zoiffu però non è da solo.

È sposato con la monrealese Anna Ruotolo e tiene solamente 8 figli… per forza che ha bisogno di spazio. Nel frattempo, Garibaldi s’arruspigghia, libera la penisola e avvengono le elezioni che rendono l’Italia unita.

Quello è l’inizio della fine per la nobiltà, come ampliamente descritto nel libro di Tomasi di Lampedusa. È l’inizio della fine per tutti, tranne che per il barone ru zoiffu.

In un momento in cui la nuova borghesia industriale avanza a corna tisi e carcagnate per spodestare i nobili, lui, Ignazio Genuardi, non si pone neanche il problema perchè è sia l’uno, baruni, che l’altro, zuiffataru.

Il suo potere si consolida e comincia l’ascesa. Nel 1962 viene istituita la Camera di commercio ad Agrigento e lui ne è il Presidente indiscusso. Intanto Palazzo Genuardi è diventato un punto di riferimento, una di quelle porte dove bisogna andare a bussare quando ci sono per di mezzo cose grosse. Anzi, ce ne sono due porte di entrata, al n.73 e al n.71, dove oggi c’è un negozio di vestiti sbrechisi.

Le altre putie, invece, erano degli accessi ad un cantinato che portava alle scuderie. L’apice u baruni lo raggiunge il 9 novembre 1872, quando viene nominato Senatore nel Governo, nella Destra Storica di Mighetti.

Sembra lanciato alla conquista del mondo, ma non si accorge che la fortuna sta per voltargli le spalle. In questi stessi anni, infatti, la Francia e L’Inghilterra, cominciano ad esportare la "pirite", un minerale dalla quale può essere estratto uno zolfo meno pregiato, ma che costa una picciuliata.

Ignazio avverte subito la puzza di pirite, la puzza di pirite si sente sempre. Poi la situazione precipita, prima vince elezioni la Sinistra Storica, costringendolo alle dimissioni, poi, nel maggio 1876, Il Tribunale Commerciale di Palermo dichiara il fallimento della sua ditta, la “Ignazio Genuardi&Figli”.

Perde tutto e i suoi beni vengono messi all’asta, compreso il famoso "Palazzo Sottiletta". Viene riacquistato dal cavaliere Pietro Vita, un ricco proprietario terriero calabrese, che lo lascia in eredità al figlio Arturo. Passerà da un altro paio di mani, infine sarà diviso in appartamenti.

Solo una precisazione: il palazzo non è a sottiletta, anzi, è grandissimo. Solo che è a pianta triangolare e quello che vedete solo un effetto ottico guardandolo dalla prospettiva angolare.

Ecco, ora che lo sapete, la prossima volta che vi troverete in via Ruggero Settimo, in prossimità del Palazzo Genuardi, potrete fermavi e dirgli: matri chi si fattu siccu! Ma manci? O ‘un manci?
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI