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Lo diciamo almeno una volta al giorno: perché in Sicilia c'è chi "parra ammàtula"

Le sue origini si fanno risalire addirittura ai greci. Da allora la parola ha assunto vari, e differenti, significati. Ve li spieghiamo tutti e voi in quale senso la usate

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 27 dicembre 2024

La parola: altissima forma espressiva capace di smuovere azioni, sentimenti e intenti. Quando però i pensieri si fanno strada nella mente, alla velocità di una saetta, spesso il lemma diventa vacuo. Situazioni del genere, in Sicilia, hanno come riferimento il modo di dire: "Parrari ammatula- parlare invano, inutilmente o a vuoto".

Usato soprattutto nel Palermitano nelle varianti mmàtula, ammàtula e màtula il significato è ben chiaro, anche se la sua origine racchiude un universo sfaccettato di culture.

Prima fra tutte quella greca con “esi maten” cioè inutile; a questa si aggiunge quella araba con “batil”, e quelle catalane e spagnole con lo stesso significato “debades” e “en balde”.

Non manca anche la sua accezione latina “ad mentula - a caso”, che indica l’organo riproduttivo maschile.

Di particolare interesse sono anche i riferimenti alla mattula, cioè il cotone. In passato, i novelli sposi dopo il banchetto di nozze luculliano potevano contare su un “regalo” molto particolare: un tubo con all’interno cotone oppure ovatta. L’uso? Quello di camuffare e contenere emissioni di gas inaspettate e indesiderate sotto le coperte durante la prima notte insieme.
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Un metodo rudimentale, rispetto a quella che sarà chiamata poi vanvera (tubicino con un palloncino all’estremità da indossare sotto i vestiti per contenere le flatulenze delle signore), e poco funzionale da costargli la nomea di “longu a matula”, oggetto molto lungo e vano. Oppure un processo così macchinoso da risultare alla fine inutile.

Una lunghezza che richiama anche quella fisica di una persona, a indicare che i centimetri in più spesso sono in contrasto con le dimensioni esigue della materia grigia.

Ma le congetture su questo modo di dire non finiscono qui.

Matula, secondo alcuni, pare riferirsi anche a una boccetta di vetro che i medici del Medioevo usavano per ispezionare le urine dei pazienti e dare una diagnosi certa della malattia.

Questo in apparenza, perché nella realtà dei fatti le risposte assolute mancavano; i dottori spesso non riuscivano a capire le cause della morte dei pazienti da una blanda osservazione. Così, quando il medico falliva nella cura si diceva sia che il paziente avesse parlato a matula o che il medico aveva curato il paziente a matula, inutilmente e senza risolvere il problema.

Che sia un’ampolla, un tubo, un organo maschile o femminile ammatula non smette di regalare il suo fascino e, diciamolo, lasciare anche un po’ interdetti chi lo riceve.

Giunti così alla conclusione di questa ispezione etimologica una domanda sopraggiunge: saranno anche queste parole scritte ammatula?
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