STORIA E TRADIZIONI
La storia di Palermo scritta sulle maioliche: tour tra i pavimenti (preziosi) della città
I palazzi nobiliari, gli antichi chiostri e una collezione imperdibile. La città come del resto la Sicilia, è ricca di queste lavorate testimonianze artigiane del passato
Palazzo Valguarnera di Palermo
È tornata la moda della maiolica. Forse, in realtà, è ormai già troppo inflazionata, ma non si può non notare che sia ritornata al centro del decoro delle abitazioni siciliane e in particolare nell'allestimento di case vacanza o B&B quella “sicilianità” di cui anche la maiolica è certamente parte integrante.
È cosa pressoché accettata dagli storici che la parola “Maiolica” derivi dalla corruzione della parola “Maiorica” o “Maiorca”, la più grande delle isole Baleari, centro di produzione medievale di grande importanza. «Sotto questo termine si raggruppano tutti i prodotti ceramici italiani, realizzati a partire da circa il 1540».
Spesso le maioliche presentano motivi geometrici, floreali, moduli decorativi e più raramente veri e propri quadri compositivi. Le maioliche possono avere molte varietà di colori oppure essere monocrome. Le tinte più utilizzate tra le maioliche siciliane sono il verde, il giallo e il blu, solitamente su fondo bianco, mentre i decori dipendono dalla fantasia degli artigiani.
Le fasi di produzione e lavorazione della maiolica tradizionale sono relativamente semplici: dopo una modellatura dell'oggetto (nel caso delle maioliche pavimentali le formelle solitamente sono quadrate o esagonali di varie misure) avviene la prima cottura, successivamente la maiolica viene smaltata di bianco, le si dà cioè un fondo sul quale verrà poi applicato il decoro prima di essere nuovamente infornata.
L'uso delle prime maioliche si registra già a partire dal III millennio a.C. in Egitto: «Lastre e piastrelle, impiegate per il rivestimento delle pareti interne delle tombe, venivano ricoperte da una vernice alcalina ricca di silice e colorata principalmente con ossido di rame e cobalto sì da avere una gamma cromatica che andava dal verde al blu».
Mentre nell'Italia continentale i centri principali di produzioni furono Napoli, Faenza, Siena, Casteldurante, Pesaro, Deruta, Vietri, ecc., in Sicilia i maggiori centri furono Palermo, Sciacca, Caltagirone, Collesano, Burgio, Santo Stefano di Camastra, Caccamo ecc.
Nell'isola l'uso delle maioliche arriva grazie alla dominazione araba: «sarà il mondo islamico, attraverso l'espansione del proprio territorio, a portare in una vasta area geografica che va dal Caucaso alla Spagna l'uso di materiale ceramico per l'architettura».
Sebbene si registra un'ampia produzione di maioliche nel XVII secolo, «il periodo di maggiore splendore delle officine palermitane è il Settecento di cui abbiamo ancora oggi importanti testimonianze, come il pavimento dell'Oratorio dei Pellegrini, di San Mercurio, a Palermo o della Badia a Caccamo».
Solitamente i pavimenti maiolicati sono tipici di edifici religiosi e palazzi nobiliari. Gli esempi a Palermo, ma in generale in Sicilia, oltreché in Italia, sono in quantità inverosimile, ma avendone visti diversi di persona, in particolare a Palermo, ve ne suggerisco qualcuno, chissà vi venga voglia di farci caso visitando questo o quel luogo.
Splendido è certamente il pavimento del Salone degli specchi di Palazzo Valguarnera-Gangi, la pavimentazione del palazzo arcivescovile di Palermo (Museo Diocesano), del Salotto verde di palazzo Mirto, delle varie ville della piana dei Colli e particolare è ad esempio il pannello del XVI secolo che raffigura un paesaggio campestre all'Ospedale Psichiatrico di Palermo, ex convento dei padri Teresiani alla “vignicella”.
Ma se volete veramente sbizzarrirvi, oltre alla straordinaria collezione della casa museo "Stanze al genio" realizzata dal collezionista Pio Mellina nel piano nobile del settecentesco Palazzo Torre Piraino in via Giuseppe Garibaldi, dovete necessariamente entrate nel Chiostro di Santa Caterina d'Alessandria a piazza Bellini.
Girate attorno alla fontana, dove campeggia la statua di San Domenico, circondato da una variegata moltitudine di specie vegetali, e non staccate gli occhi dal pavimento. Verrete investiti dalla storia, vedrete un “patchwork” di maioliche di epoche diverse, vive, coloratissime, quasi “dolci” come i prodotti dell'antica pasticceria poco distante.
Una nota stonata che sporca la bellezza e la tradizione delle maioliche è che ad un certo punto della storia relativamente recente, sono state oggetto ambito dei rigattieri, perciò si è fatto di tutto per trafugarle dai luoghi, spesso nobili, abbandonati.
Un'ultima cosa ancora. Quando visitate queste meravigliose dimore ricordatevi che state camminando nella storia, che in ogni mattonella c'è il lavoro manuale, minuzioso, appassionato, oserei dire avveniristico, di un artigiano vissuto tre, forse quattrocento anni prima di noi.
Può sembrare un dettaglio banale, ma io credo che quando qualcosa ci sopravviva per così tanto tempo, allora deve essere qualcosa di giusto oltre che di buono, ricordiamocene anche quando acquistiamo un prodotto artigianale da un artigiano del nostro tempo. Viva l'artigianato, viva la maiolica.
(Per approfondimenti sul tema, relativo magari alla vostra città di origine, vi consiglio la lettura di Mattonelle in terracotta maiolicata dal XV al XX secolo a cura di Santo Campanella; Burnie e Maduni i colori della ceramica di Maria Reginella; Ceramica siciliana d'arte a cura della Regione Siciliana)
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