MISTERI E LEGGENDE
La Sicilia è divisa dall'Italia "per colpa" di un tridente: come è nato lo Stretto di Messina
Quella parte della Sicilia che fa capo a Messina è la più ricca di leggende che si pèrdono nella notte dei tempi. Ve ne raccontiamo alcune tra le più suggestive
Particolare della fontana di Nettuno di Messina
Il motivo di tale abbondanza è lo Stretto che divide la Sicilia dall’Italia, così stretto appunto da suggestionare in ogni epoca sia chi ci viveva sia chi lo attraversava.
Una leggenda, o meglio un mito, di gran fama sin dall’antichità, riguarda Poseidone, o Nettuno: isola e continente un tempo erano collegati, ma il Dio del mare, colui che scuote la terra, con un vigoroso colpo del suo tridente avrebbe creato una profonda frattura staccando le due terre.
Ovviamente, la cosa più ovvia è pensare che questa tradizione faccia poeticamente riferimento a una serie di terremoti (dei quali era ritenuto responsabile Poseidone) che avrebbero mutato completamente l’assetto geografico dell’area.
Lo storico messinese Caio Domenico Gallo, nei suoi "Annali della Città di Messina" sosteneva che Nettuno era stato un antico sovrano di Messina, poi divinizzato, il quale avrebbe lasciato libero ai mercanti il passaggio nello Stretto, prima protetto, accordandosi con la stirpe eoliana: il colto intellettuale fornì un’interpretazione d’un plausibile avvenimento dell’Età del Bronzo in un tempo in cui non c’erano gli strumenti per attestare la veridicità dei cosiddetti miti.
Annio da Viterbo, che pure era una fonte degli eruditi messinesi, con la sua versione dell’antico scritto di Berosso (nei "Quinque libri Antiquitatum", dalla credibilità assai dubbia ma dall’intuitività spesso brillante) sostiene che quel Nettuno fosse un figlio di Osiride, suo erede e successore nelle coste e nelle isole mediterranee, dunque un dinasta egizio d’epoca remota.
Esiste anche un’altra teoria sull’origine dello Stretto, tramandata da Francesco Maurolico, sole del Rinascimento messinese, nel “Sicanicarum rerum compendium”: le due sponde sarebbero state in un tempo remoto collegate da una lingua di terra, poi spazzata via dalle maree, e Reggio in Calabria si chiamerebbe così dal punto in cui avvenne la divisione, ove sorse.
La teoria proposta del grande Abbate benedettino è di natura eminentemente naturalistica e possibilmente è molto vicina alla realtà dei fatti, sebben si possa pensare soltanto a tempi geologici molto lunghi.
E questa è soltanto una delle antiche storie giunte sino a noi.
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