POLITICA
La "rigenerazione" (in 8 punti) di Ciro Lomonte per Palermo: Festino, Palacongressi e quartieri
PALERMO 2022- Balarm vi racconta le amministrative attraverso le interviste ai candidati sindaco: Ciro Lomonte e il suo programma per cambiare la città
Il candidato sindaco di Palermo Ciro Lomonte
Architetto, 62 anni, dal 2001 segue i lavori della Parrocchia San Giovanni Maria Vianney - San Curato d'Ars a Falsomiele. Da oltre 30 anni si occupa di arte sacra, lavorando con diversi artigiani palermitani. Nel 1995 fonda una scuola orafa, oggi conosciuta col nome di “Magistri Maragmae” (che in italiano significa i maestri del cantiere), dove si insegnano gli antichi mestieri d’eccellenza, dall’oreficeria ai mosaici, dal ricamo all’ebanisteria e così via.
Dopo la prima candidatura alle scorse amministrative nel 2017, Lomonte ci ritenta e si presenta con il sostegno di tre partiti: Siciliani Liberi, di cui è segretario nazionale, Italexit di Gianluigi Paragone e Il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi. Una candidatura che Lomonte ritiene «una scelta non facile». «Ci ho impiegato ben diciotto mesi prima di convincermi - racconta -. Ho incontrato e discusso con tante liste e questa volta pensavo fosse meglio far candidare una donna. I piani sono saltati e così ho deciso di accettare l'invito dei tre partiti a scendere in campo».
Anche l’appellativo di indipendentista, che spesso si associa a “Siciliani Liberi”, gli sta stretto. «Noi siamo la lista dei ribelli e dei controcorrente», precisa. Non si ritiene un politico: «Perchè non lo faccio né voglio farlo di mestiere e non sono legato ai partiti tradizionali. Al massimo, come dico sempre scherzando, sono un po’-litico, un po' di pietra».
«Ho deciso di candidarmi perché lo ritengo necessario per aiutare i palermitani a ritrovare la loro dignità. Dobbiamo smetterla con l’autorazzismo che ci impone la propaganda: noi siciliani non abbiamo bisogno di essere dominati dagli altri. E allora i palermitani devono essere consapevoli di poter fare cose meravigliose».
PRIMI CENTO GIORNI - Andiamo al programma. Cosa farebbe Ciro Lomonte, una volta eletto sindaco, nei primi cento giorni? Due le priorità: il Festino e la “macchina comunale”.
«Il Festino di Santa Rosalia è una priorità dal punto di vista temporale, essendo il mese successivo alle elezioni. Negli ultimi anni è stato gestito al pari di una carnevalata o di una festa di paese – spiega -. Occorre dare una svolta. Nel 1625 nasce come un'espressione grandiosa dell'anima dei palermitani. Partecipavano tutti. C'è poco tempo e ci sono pochi soldi, lo so, ma bisogna ridare lustro a questa nostra importante tradizione».
Altra priorità: la riorganizzazione della macchina comunale. «Vorrei incontrare i dipendenti comunali e conoscere quali sono i reali problemi di ogni assessorato così da censire le criticità che fanno inceppare la macchina comunale e che devono essere risolte subito. Rimettere in moto l’amministrazione è il primo passo da fare per assicurare servizi efficienti e normali, come una cosa semplicissima: avere la carta d'identità in giornata».
TRAFFICO E MOBILITÀ - Il problema dei problemi di Palermo: il traffico. Cosa farebbe Lomonte sindaco? «Prima soluzione: dotare Palermo di almeno 600 autobus. Attualmente ce ne sono 200, troppo pochi. Servirà reclutare 400 autisti ed è necessario e urgente fare i concorsi».
Bocciato il tram. «Se parliamo di Palermo città europea e allora guardiamo alle città europee. In tutta Europa i tram si fanno su gomma, non su rotaie. Quello voluto da Orlando è un sistema vecchio che ha bisogno di chilometri di trincee e stravolge le strade. E poi non serve: lo usa solo l’1% dei palermitani. L'unica linea che funziona è quella che dal Forum va alla stazione centrale».
“Assolutamente no al tram in via Libertà». Un’opera che secondo Lomonte rischia di «rovinare una via bellissima». «Il tram è un’imposizione ma di fatto non serve a collegare la città, non è il mezzo giusto». Due le soluzioni proposte dal candidato di “Siciliani ribelli”: più autobus e la metropolitana automatica leggera (Mal).
A proposito di metropolitana, il tema traffico si lega anche ai cantieri non ancora completati e quello della metro è uno di questi. «I cantieri sono fermi perché o ci sono sempre inchieste e processi in corso, o perché i soldi non arrivano. Nella maggior parte dei casi i lavori si fermano o procedono lentamente per mancanza di risorse».
Ancora, le pedonalizzazioni: «Anche io vorrei pedonalizzare tutto, ma devo anche dare dei percorsi alternativi ai veicoli. Al momento ci sono solo due strade, via mare (Foro Italico-via Crispi) e la circonvallazione, dove poi incontri il Ponte Corleone. Sono arrivato a una conclusione: questa giunta odia i palermitani».
PERIFERIE – “Rigenerazione urbana” è uno dei primi punti del programma politico di Ciro Lomonte candidato sindaco. Un tema che ha a che fare con il recupero e la riqualificazione delle periferie. Cosa significa, in soldoni? «Demolire e ricostruire, non a caso naturalmente. In pratica, sostituire pessima edilizia non solo con abitazioni di qualità ma anche con un buon tessuto urbano. Dunque che le strade e le piazze siano adeguate al passaggio veicolare e il traffico sia differenziato. Cortili, marciapiedi a misura di bambini, zone adatte per le biciclette. Niente quartieri ghetto: ogni zona deve avere case per tutte le tasche, da quelle popolari -assegnate con graduatoria – alle abitazioni a costi più alti».
Il candidato di "Siciliani Liberi" parla anche di Palermo come “una città di città”. «Penso a quartieri autosufficienti, dove sono presenti non solo i servizi essenziali ma anche scuole, teatri, palestre, presidi di forze dell’ordine, negozi, botteghe artigiane e tanto altro».
Una delle priorità che dovrà affrontare il prossimo sindaco è, secondo Lomonte, l’approvazione del nuovo Piano regolatore generale comunale.
RIFIUTI – Anche su questo fronte boccia la giunta Orlando. «Non si è mai fatta una seria raccolta differenziata. Alla Rap manca il personale qualificato. Allo stesso tempo abbiamo una delle Tari più alte d’Italia ma il servizio peggiore d’Italia”.
Le vostre soluzioni? «Una raccolta differenziata vera e in tutti i quartieri, non solo in centro. Per incentivare i cittadini a differenziare i rifiuti è necessario elaborare un sistema a premi. Per esempio bonus o sconti sulla Tari a chi conferisce i rifiuti nei centri raccolta. Una differenza fatta bene aiuterebbe a ridurre i costi dei servizi di smaltimento e dunque anche le tasse ai cittadini».
In programma ha anche il progetto “Rifiuti zero”. «Produrre meno rifiuti possibili. Tutto si può riusare. A casa mia il pane non si buttava mai. Anche gli oggetti, perché non farli riparare invece che buttarli. Penso per esempio a scarpe, borse. L’idea è quella di abituarsi a modelli di consumo diversi che producano meno rifiuti».
GRANDI EVENTI, SPAZI CULTURALI E SPORTIVI – Un Palacongressi da almeno 5 mila posti è la prima infrastruttura importante che, secondo Lomonte, va realizzata in città. «Palermo è un posto bellissimo. Con un Palazzo dei Congressi adeguato potremmo avere un turismo congressuale importante tutto l’anno».
Un centro congressi alla Fiera del Mediterraneo? »No. La Fiera deve restare tale, anzi va recuperato proprio come spazio fieristico, perché la città ha bisogno di un polo per gli scambi commerciali».
COSTA – Un’altra questione che merita grande attenzione è il recupero della costa e delle sue borgate. «Noi pensiamo a un servizio pubblico via mare con battelli da utilizzare come mezzi su cui spostarsi da una parte all’altra della città: per esempio andare da Romagnolo a Mondello. Palermo è una città di mare e deve recuperare il suo rapporto con il mare».
RISORSE – Con quali fondi realizzare questi progetti e servizi? La situazione finanziaria del Comune di Palermo non è certo delle migliori. Un tema che il futuro sindaco dovrà affrontare con priorità. «Questa città è al dissesto sebbene non dichiarato. Orlando l'ha mascherato col piano di riequilibrio. La sua soluzione? farlo pagare a noi, per esempio raddoppiando l'addizionale Irpef. E dobbiamo pure ringraziarlo per questo? Ha responsabilità personali precise, però c'è da considerare anche che a livello nazionale c’è stato anche un mancato trasferimento di risorse ai Comuni.
«Non a caso, tutti i comuni siciliani sono in dissesto, non dichiarato. La questione non si può risolvere con le briciole, ossia i 180 milioni che lo Stato ha promesso di dare in 20 anni per il piano di riequilibrio (in cambio di aumentare le tasse). Il vero problema risiede nella questione finanziaria siciliana: si tratta di andare a protestare a Montecitorio perchè ci devono restituire ciò che è nostro. Ogni anno il governo trattiene parte del gettito fiscale della Sicilia, mentre, in virtù dello Statuto speciale, ci assegna molti più compiti. Allora devono ridarci quanto sottratto. Poi è chiaro che dobbiamo evitare gli sprechi».
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