La Pupa del Capo e quell'incantesimo da spezzare: il sogno è un panificio letterario
Una fondazione punta a un progetto per far nascere il primo panificio letterario a Palermo, ma qualcuno deve avere voglia di fare il pane per seguire la tradizione

Il panificio Morello e "la pupa del Capo" di Palermo (foto Comune di Palermo)
A quanto pare potrebbe nascere dentro il Capo il primo panificio letteraio di Palermo, ma andiamo con ordine. I palermitani la conoscono come la «Pupa del Capo» e dal 2013, da quando il forno ha chiuso, dapprima è stata abbandonata anch'essa poi, grazie all'associazione Salvare Palermo, Fondazione Tommaso Dragotto e col supporto di un gruppo di social influencer palermitani, nel 2016 è stata restaurata e attualmente si trova a palazzo Ajutamicristo in attesa che palazzo Serenario venga restaurato per tornare al suo originario posto in via Cappuccinelle. Fino a qui tutto bene.
Adesso la storia prende una via tortuosa: gli eredi del panificio a quanto pare non vogliono continuare l'attività di famiglia e hanno messo in vendita il panificio. Palazzo Serenario, luogo da cui parte il romanzo dei Beati Paoli, era a rischio crollo e adesso è stato ristrutturato, mancano all'appello solo le facciate dei bassi.
La Pupa e l'insegna dell'antico panificio sono stati smontati dalla Sovrintendenza ai Beni culturali, restaurati da Franco Fazio. Palazzo Serenario è un edificio barocco che è stato l’abitazione di un pittore del primo Settecento, Gaspare Serenario cresciuto alla bottega di Borremans. In questo contesto, intorno al 1920, Salvatore Morello aveva creato una bottega diversa dalle altre offrendola come dono di nozze alla moglie Vincenza.
La Fondazione Tommaso Dragotto ha proposto di farlo diventare un panificio letterario insieme a Slowfood, l'idea è quella di creare una biblioteca con i libri di slowfood e di organizzare eventi legati al mondo del food e per promuovere i prodotti a km zero e del Capo.
Un progetto che aspetta solo che qualcuno acquisti il panificio e lo faccia rinascere perché come dicono dalla Fondazione Dragotto: «Noi possiamo dare il nostro contributo per avviare l'attività letteraria e il progetto, ma non possiamo metterci a fare il pane, perché la nostra attività è un'altra. In questo momento vorremmo fare un appello per fare rinascere il panificio Morello e dargli una seconda e radiosa vita».
«Sin da quando abbiamo proposto il restauro del mosaico il nostro obiettivo è stato quello di riportare la Pupa "a casa", in mezzo alla sua gente. - dice Gabriella Insana, architetto e social influencer palermitana - La sistemazione a Palazzo Ajutamicristo è provvisoria. La scelta di Demetra non è casuale, era la protettrice delle messi, della fertilità della terra, della crescita del grano. E proprio per questo vegliava sul panificio Morello. Ricontestualizzarla significa inserirla non solo nel suo contesto fisico ma anche ridarle il ruolo che le spetta, protrettrice della panificazione».
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