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La Pasqua in Sicilia tra bellezza e tragedia: dalla Madonna "Vasa vasa" alla "Cerca"

Nell'isola i siciliani sempre in bilico tra bellezza e tragedia e che trovano in queste Rappresentazioni Sacre il riscatto. Ecco come si vive il rito collettivo nel territorio

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 20 aprile 2025

il Ballo dei Diavoli di Prizzi

Rullano i Tamburi, gli stendardi sono al vento, per le vie di Caltanissetta s’incontrano antichi mestieri, cortei e processioni, la liturgia diventa rituale per il popolo. È la Scinnenza.

È raccontata la Settimana Santa con gli ultimi giorni di Gesù, dall’arrivo a Gerusalemme, la lavanda dei piedi, alla prima celebrazione eucaristica, processo, condanna, via Crucis e morte, culminando con la Deposizione del Corpo, appunto la Scinnenza; ore drammatiche in cui l’Umanità sperimenterà la separazione "sarà sola e nuda" davanti alla morte, seguirà poi l’epilogo con il traditore e i 30 denari e finalmente la Gloria, la vittoria e la riabilitazione totale per il popolo di Dio.

È un esempio delle Sacre Rappresentazioni Pasquali che diventano percorso tra spiritualità e teatro popolare. Si sbaglierebbe a pensare che queste forme di sacralità appartengano solo al Sud; in tutta Italia, forse un po’ meno nelle grandi città dove sono tornate ad essere liturgia all’interno di chiese e comunità, continuano ad essere vive.

Dall’Arco Alpino nelle Cappelle dei “Sacri Monti”, ai Flagellanti Calabresi, alle Rappresentazioni Sacre Siciliane, Pasqua diventa Teatro Popolare Sacro.

In Sicilia la Settimana Santa è rito collettivo: dagli Oratori di Corleone , al trasporto, della Confraternita in un sudario del Corpo di Gesù che produce nei confrati una specie di trance collettiva che li porta a immaginare quel manufatto come un vero corpo morto.

E ancora ai Diavoli di Prizzi; alla Madonna Vasa Vasa di Marsala dove Gesù e la Madonna s’incontrano; alla "Cerca" di Collesano, dove incappucciati portano in corteo tutti i simboli della passione tra cui proprio l’infame importo della vendita del Cristo da parte di Giuda, mentre sfilano Vare del Crocifisso, dell’Addolorata, di San Giovanni e della Maddalena; vi sono i Giudei di San Fratello; a Trapani 18 gruppi scultorei e 2 simulacri.

A Piana degli Albanesi il rito è Ortodosso con lingua greca e arberesche italo-albanese, con le donne che sfilano indossando i preziosi vestiti tradizionali ricamati con fili d’oro. A Ispica e Noto nelle Vare vi sono anche preziose Reliquie come un frammetto della croce, o una spina della corona di spine portata da un Francescano nel 1300.

Storicamente sarà proprio l’arrivo delle Reliquie dai Luoghi Santi, a dare il via alle rappresentazioni, oggetti concreti e visibili che renderanno manifesta una storia che non sarà solo fede.

Oggetti che ricordano le varie fasi della vita del Dio fatto Uomo che muore per riscattare l’intera umanità e risorge, momento fondante, punto cruciale e pilastro del Cristianesimo, con il suo pazzesco messaggio della vittoria sulla morte non solo del Dio ma anche di noi “creati” che abbiamo ucciso il "Creatore".

Da questo messaggio la ripetizione annuale per ricordare e tramandare di generazione in generazione una Resurrezione che coinvolgerà anche i nostri corpi non più solo fragili involucri dello spirito.

Pasqua significa passaggio e in queste Rappresentazioni sentiremo di essere associati ad una vita che finisce nella morte, ma diventa ancora vita, questa volta eterna.

Così il teatro popolare riproduce il Messaggio di Redenzione, che una volta era solo lettura e declamazione da parte dei religiosi, e che dal Medio Evo diventa “Quadro Vivente” all’interno delle chiese, dove a muoversi, fra ile varie scene rappresentate, erano i fedeli. Da qui la conquista di spazi esterni con palcoscenici semoventi che passavano davanti agli occhi degli spettatori.

Una prima rappresentazione di teatro sacro fu descritta da un Vescovo che racconto di aver visto in Francia, monaci che interpretavano, l’Angelo e le Pie donne con la famosa frase “Chi Cercate - Quem Queretis?” Dalla Fissità abbiamo detto si passa al movimento, all’inizio tramite scorrimento di scene, è come un passare da un interno all’esterno anche per la manifestazione di fede, Il Sacro ha bisogno di portare esternamente il messaggio ha bisogno di spazio per arrivare a tutti.

Da qui al palcoscenico allestito sul sagrato, allo spazio urbano con vie e luoghi. Insegnamento e Devozione sono portati oltre l’architettura di un edificio, seppur sacro, con scene effimere, attrezzatura scenica, costumi realizzati su misura, luci ed effetti speciali.

Nasce così il Teatro Sacro Popolare che sarà regolato dai Gesuiti nel 1500 che seguiranno con attenzioni queste manifestazioni insegnando la didattica del Sacro dettando limiti e confini in oratori e chiese.

Si è tanto scritto su questi Rituali Processioni e Rappresentazioni, per Verga sono testimonianza della Sicilitudine che abbraccia il fanatismo; Pitrè racconta di una delle più note rappresentazioni religiose "Il Riscatto di Adamo" scritta nel 1750 dove si dilunga sul copione, cambio scene, personaggi; per Sciascia è il teatro di un dramma in cui si trova tradimento, l’assassinio, il dolore di una madre, diventando contemplazione sulla morte; in un libro ormai introvabile la descrizione delle feste in Sicilia è accompagnata da magnifici scatti dell’amico fotografo Ferdinando Scianna.

Sacro e Rappresentazione del Sacro arrivano al popolo senza diventare mai profano ma rielaborazione su base popolare di concetti e misteri che non trovano una spiegazione razionale, il corpo si disfa, nessuno è mai tornato dalla morte, e i tanti interrogativi sull’Oltre. Il dubbio alberga nella nostra fragilità di esseri umani.

La Rappresentazione Sacra della Pasqua nella compenetrazione visiva di quei misteri alza il nostro livello percettivo provando a comprendere Verità inspiegabili, le porta nella storia trovando così conforto e forse risposte.

Ma c’è anche la Sicilia, i siciliani sempre in bilico tra bellezza e tragedia e che trovano in queste Rappresentazioni Sacre il riscatto.
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