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La Palermo punica e il suo "quadrilatero aureo": la necropoli che in pochi conoscono

Un rilevante salto nel passato della Conca d’Oro, animato dalle tracce dirette della Storia che racconta sé stessa a noi troppo distratti abitanti del web. Il sito è visitabile

  • 7 aprile 2022

È lo storico greco Tucidide a ricordare quel legame speciale esistente tra le città puniche di Solunto, Mothia e Panormus; le maggiori realtà urbane e commerciali che i Fenici incalzati dai coloni greci, costruirono e seppero tenere fino ai secoli IV e III A.C. nella Sicilia ormai divisa tra Sicelioti e Romani.

Di quel particolare equilibrio socio-culturale e soprattutto economico punico restano le tracce archeologiche della Mothya cancellata nel 397 A.C. dai siracusani di Dioniso I e della ancora misteriosa Solunto spentasi pian piano, mentre per la città “tutto porto” significative restano inoltre l'impronta urbanistica del cosiddetto Piede fenicio, frammenti della prima cerchia muraria difensiva e la suggestiva necropoli coeva alla fondazione della città tra VIII e VII sec. A.C. e che sarà in uso fino alla conquista romana.

Dal punto di vista scientifico-archeologico il “quadrilatero aureo” della ricerca storico-antropologica si trova poco oltre le mura a circa 200 mt dalla Porta Nuova oltre la piazza Indipendenza tra le via Cuba, corso Calatafimi e Pisani, zona nel tempo comunque urbanizzata ma che conserva la vastissima area di inumazione all'interno della caserma Tukory in prossimità dell'edificio Siculo-Normanno della Cuba; tutto oltre la Paleopoli.
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Scavata sistematicamente dal 1989, musealizzata e dunque aperta solo nel 1998, l'area funeraria si contraddistingue per la grande quantità di rinvenimenti effettuati riguardo ai vari e diversissimi corredi funerari posti in prossimità o all'interno delle tombe scavate nell’omogeneità del banco di biocalcarenite dell'area.

È necessario ricordare che numerosi furono già i ritrovamenti effettuati nel corso dell’Ottocento e che dell'area si interessò nel 1928 anche il grande archeologo Pirro Marconi altresì scopritore di materiali oggi custoditi al museo archeologico Salinas.

L'importanza delle campagne di scavo degli anni Novanta del secolo scorso restituiscono altresì la giusta importanza all'intera area sacra in termini di estensione e di inquadramento generale, ma soprattutto dal punto di vista della eterogeneità delle tipologie di inumazione, dalle sepolture a terra contraddistinte dal rito dell’incinerazione ai loculi a terra, dai sarcofagi alle tombe a camera presenza di vasti e ricchi corredi funerari col sarcofago del defunto spesso posizionato alla fine della camera e più volte utilizzato nel tempo.

Camere suggestive, veri e propri fermoimmagine di un millennio fondamentale per la storia dell'intero mediterraneo migrante, ricche di monili e oggetti d'uso comune, di lucerne, vasi, anfore, coppe, pissidi, piatti, brocche, sculture, piccole armi, fibule, anelli e castoni, bracciali, gioielli più disparati per forma, materiali e provenienza, condizione esemplare quest'ultima capace letteralmente di “parlare” dei rapporti commerciali fiorenti e ben strutturati tra la vita culturale punica e gli Estruschi, la Sardegna, l’Attica, i Corinzi, le diverse etnie siciliane e greche tali tutte restituire il sistema nodale di quella economia fiorente ed effervescente basata sugli scambi di prodotti provenienti dall'intero Mediterraneo navigato.

Ecco allora che un'area apparentemente d'interesse per i soli studiosi addetti ai lavori, riesce a trasformarsi come suggestiva tessera di un mosaico culturale assai più ampio, capace di parlare di importanti radici culturali comuni, di preziose pagine di storia dell'arte europea, oltre che naturalmente restituire nuove informazioni etno-antropologiche e archeologiche.

Un rilevante salto nel passato della Conca d’Oro, animato dalle tracce dirette della Storia che racconta sé stessa a noi troppo distratti abitanti del web. Il sito è aperto dal martedì al sabato e la domenica nella sola mattina, è un vero viaggio nel tempo.
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