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La "nuova" procreazione assistita col ticket (anche in Sicilia): cosa cambia e dove farla

L’inserimento nell’elenco (LEA) i livelli essenziali di assistenza, permette l’accesso alle cure attraverso il pagamento del ticket. Le strutture nell'Isola e come accedere

Fabiola Pepe
Giornalista
  • 21 gennaio 2025

Per le coppie siciliane in cerca di un figlio, accedere alle cure per la procreazione assistita da quest’anno è diverso. Come in tutte le regioni italiane, dal primo gennaio 2025, chi desidera intraprendere questo percorso viene sostenuto non solo da una rete già presente di professionisti sul territorio, ma da un nuovo supporto, quello del Sistema Sanitario Nazionale.

L’inserimento del PMA nell’elenco (LEA) i livelli essenziali di assistenza, permette l’accesso alle cure in maniera partecipata, ovvero attraverso il pagamento del ticket.

«La Regione Siciliana, dallo scorso dicembre ha previsto delle quote di compartecipazione a carico delle coppie sia per i cicli di fecondazione assistita omologa ed eterologa che per quelli di inseminazione omologa ed eterologa. - spiegano dalla Regione-. Sul territorio siciliano, la Procreazione Medicalmente Assistita ha già un network di centri pubblici e privati accreditati che possono effettuare le prestazioni».
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Tra le aziende sanitarie e ospedaliere pubbliche ci si può rivolgere al Centro interaziendale di PMA di III livello di Palermo, di cui fanno parte gli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello, l'Asp e il Policlinico; al centro di procreazione assistita dell'ospedale Cannizzaro di Catania e a quello presente al Papardo di Messina.

Oltre ai tre ospedali pubblici, ci sono anche 9 strutture private accreditate con la Regione tra Palermo (4), Catania (3), Messina (1) e Ragusa (1).

Le coppie possono richiedere alla Regione di appartenenza di accedere alla procreazione con il pagamento di un ticket che varia a seconda del trattamento.

Nonostante queste previsioni siano considerate un progresso, il rimborso previsto per le strutture convenzionate – 2.700 euro per l’omologa e 3.000 euro per l’eterologa – è ritenuto insufficiente.

Riguardo invece alle persone che dovranno sottoporsi alle cure, i Lea stabiliscono alcuni limiti riguardo all’età delle donne che potranno accedere ai trattamenti fino a 46 anni e un massimo di sei tentativi per coppia.

Questa decisione voluta dal governo, non solo uniforma il servizio su tutto il territorio nazionale, ma rappresenta anche una risposta concreta e attiva verso a un problema sociale di ampie dimensioni ovvero quello che riguarda il calo della fertilità.

«Viviamo il periodo di maggiore denatalità che definirei un perenne inverno demografico. I Livelli Essenziali di Assistenza, costituiscono una grande opportunità per contrastare la denatalità che dati ISTAT alla mano ogni anno registra un continuo crollo demografico».

A dirlo è il dottor Giuseppe Gullo, specialista in ostetricia e ginecologia e referente per la PMA per l'Ospedale Cervello di Palermo con incarico di Alta Specializzazione in Medicina della Riproduzione presso UOC Ostetricia e Ginecologia diretta dal Prof. Gaspare Cucinella sede e operativa del Centro Interaziendale il cui Responsabile è il Prof. Antonio Perino.

«Siamo fiduciosi che il decreto è ormai in via di recepimento da parte di tutte le Regioni ed in particolare la Sicilia che sempre stata sensibile a questa tematica e grazie ai quali presso i Centri pubblici e privati accreditati speriamo la popolazione possa beneficiare di questo contributo».

La mancata presenza nei Lea della procreazione medicalmente assistita in passato ha costretto molte coppie a sostenere autonomamente spese considerevoli, con trattamenti che potevano costare oltre 5.000 euro a ciclo.

Dal nuovo anno la fecondazione omologa e quella eterologa (resa legale in Italia dopo una sentenza della Consulta del 2014) con le nuove regole, permetterà alle coppie di avere la possibilità di un sostegno economico ed evitare trasferimenti e spese aggiuntive.

Questo perché il coordinamento tra le regioni gestito dal Governo (che ha generato un ritardo di circa un anno nell’inclusione della Pma nei Livelli essenziali assistenziali, atteso tra gennaio e aprile 2024) ha dovuto prevedere un’erogazione del servizio sanitario in maniera omogenea, in realtà del territorio molto diverse tra loro, per evitare un possibile problema di disparità nell’ accesso ai trattamenti.

Su alcuni punti rimangono però importanti differenze, in Sicilia ad esempio le strutture pubbliche di riferimento contro quelle private convenzionate sono in rapporto 3 a 10.

Su 190 centri attivi in Italia, ben 107 sono strutture private che non offrono rimborsi; Solo 66 sono pubbliche, spesso concentrate nel Centro-Nord, con una copertura carente nel sud e nelle isole. 17 sono le strutture convenzionate. Nonostante ciò, le nuove modalità vengono a supporto di un aspetto sempre più evidente, lo spostamento dell’età in cui si ricerca un figlio.

«L’età media delle pazienti che iniziano un trattamento di PMA è aumentata di due anni, passando dai 35 del 2005 ai 37 del 2021, principalmente a causa di una quota sempre maggiore di pazienti over 40- secondo quanto scritto dall’istituto superiore di sanità- percentuale che è tra le più alte dei Paesi europei.

Difatti, l’Italia è il Paese con l’età media più alta al primo figlio e questo si riflette anche in un accesso ritardato ai trattamenti di PMA». Un punto cardine della questione potrebbe identificarsi sulla sensibilizzazione dei temi legato alla fertilità, sin dall’età scolastica, al fine di intervenire con netto anticipo.

«Siamo in prima linea quotidianamente, è molto importante sensibilizzare anche sin dagli ambienti scolastici un percorso culturale ed educativo alla preservazione della propria fertilità nelle giovani donne tra i 25 e i 30 anni, mediante il "Social freezing" ovvero il congelamento di ovociti per un futuro utilizzo quando le stesse decideranno di intraprendere, (ormai la soglia del primo figlio sempre più vicina ai 40 anni), un percorso di genitorialità ad un'età quando purtroppo la fertilità inevitabilmente e fisiologicamente va incontro ad un tracollo legato all'età anagrafica che come noto non segue l'età biologica e poter- come lo stesso sostiene- fare sempre una Procreazione naturalmente assistita, lasciando la PMA solo come ultimo approdo rendendola accessibile a tutti».
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