La magia (del sale) è nelle sue mani: in un borgo delle Madonie c'è uno scultore unico
Le opere di Gianfranco Macaluso hanno un'anima, comunicano a chi ha la sensibilità per poterle ascoltare. Unendo arte e innovazione riesce a creare in un modo nuovo
Per Gianfranco Macaluso era già scritto nelle stelle di quella Bompietro che lo ha visto crescere. Non poteva che diventare uno scultore, lui che dalla materia è sempre riuscito a plasmare forme. Fin da quando, all’asilo, realizzò col pongo un cagnolino che la maestra, sbalordita dalla perfezione, decise di esporre nella bacheca della scuola.
«Artisti si nasce o si diventa?» è la domanda che quindi Gianfranco si pone mentre parla del suo percorso, ma alla quale non sa dare una risposta precisa. Ciò di cui è certo è che la sua «è una dote innata», non solo una semplice passione.
Un talento che ha potuto coltivare grazie alla famiglia e agli enormi sacrifici di un padre appassionato di teatro che, però, non ha mai potuto intraprendere quella strada. «Mio padre era un idraulico e io sono il terzo di cinque figli» - ci spiega - «Nonostante vivessimo con un solo stipendio, lui ha creduto in me e mi ha “regalato” ciò che non era riuscito a realizzare per sé, facendomi studiare».
Se quindi, come diceva Pablo Picasso, «tutti i bambini sono degli artisti nati, ma il difficile sta nel restarlo da grandi», questo sicuramente non è il caso di Gianfranco che oggi, dopo tanto impegno e una laurea in Accademia di Belle Arti, è uno scultore professionista felice di esserlo.
Apprezzato e amato dappertutto, tanto che le sue opere sono esposte in vari musei, non ha comunque messo da parte la sua Bompietro. È anche grazie a quel piccolo borgo delle Madonie, infatti, che ha «imparato ad apprezzare le piccole cose della vita, sfruttandole come espedienti nella sua quotidianità» e utilizzandole nella sua arte.
Un’arte che gli appartiene e che, fino a quando avrà la forza e l’energia, farà parte di sé, ne è sicuro. Perché il piacere che prova durante l’esecuzione delle sue sculture è unico e indescrivibile: «Quando le mie mani sono a contatto diretto con la materia, mi estranio e non mi rendo neanche conto del tempo che scorre. Come quando leggi un libro e ti fai prendere totalmente dalla storia tanto da diventare anche tu un personaggio…».
«Uno scopo» vero e proprio, il suo, che lo fa alzare la mattina col desiderio di studiare, conoscere, scoprire, elaborare. Così nasce la tecnica innovativa di cui ci racconta con passione: «È una tecnica mista ottenuta dalla combinazione di più tecniche, in cui si utilizzano tasselli di marmo o di qualsiasi altro materiale, vetroresina e una struttura metallica interna. In questo modo si possono realizzare tutte le forme, dalle più grandi alle più piccole, senza i vincoli che i materiali stessi impongono e, peraltro, a un costo più contenuto».
Insomma, Gianfranco non smette mai di stupirsi e meravigliarsi. Non smette mai di sfidarsi e di confrontarsi con se stesso e con gli altri. Come quando si è sperimentato con il sale e ha realizzato ben tre opere che adesso si trovano al Museo d'arte contemporanea Sotto Sale di Raffo. «L’esperienza è stata speciale perché il sale generalmente non si usa per la scultura, dato che corrode gli strumenti che servono per scolpire e modellare. Però sono riuscito comunque a capire come usarli e a quel punto ho perfino immaginato la scultura di sale più grande al mondo. Peccato nessuno abbia ancora accolto il mio progetto, che potrebbe entrare nel guinness dei primati». E non solo. Perché il bompietrino ha in cantiere anche un’altra idea, una croce di 15 metri da posizionare sulla montagna di un paese vicino al suo, e varie altre immagini a cui darà presto vita.
Perché le sue opere hanno un’anima, comunicano a chi ha la sensibilità per poterle ascoltare. E parlano della sua esistenza, della filosofia, della religione, di tutte quelle esperienze che lo hanno «condizionato, fatto maturare e crescere». Oggi si chiede che senso abbia vivere senza un obiettivo, come ci si possa realizzare soltanto con i soldi ma senza un sogno verso cui tendere. Lui ne ha uno, di guadagnare l’essenziale attraverso la sua arte, ma si sente già fortunato perché, anche se non è ricco, ha trovato la sua vera ricchezza nella scultura. Forse dovremmo fermarci e prendere esempio dalle sue parole.
Intanto, se ne avete voglia, Gianfranco sarà felice di accogliervi e raccontarvi i suoi pensieri e le sue opere nel suo laboratorio a Bompietro. La sua porta sarà sicuramente aperta il 28 agosto e il 4 settembre dalle 17 alle 19 in occasione della manifestazione “I Borghi dei Tesori”. Con un contributo di 5 euro potrete entrare nel mondo visionario e concreto di un artista che vale la pena conoscere.
«Artisti si nasce o si diventa?» è la domanda che quindi Gianfranco si pone mentre parla del suo percorso, ma alla quale non sa dare una risposta precisa. Ciò di cui è certo è che la sua «è una dote innata», non solo una semplice passione.
Un talento che ha potuto coltivare grazie alla famiglia e agli enormi sacrifici di un padre appassionato di teatro che, però, non ha mai potuto intraprendere quella strada. «Mio padre era un idraulico e io sono il terzo di cinque figli» - ci spiega - «Nonostante vivessimo con un solo stipendio, lui ha creduto in me e mi ha “regalato” ciò che non era riuscito a realizzare per sé, facendomi studiare».
Se quindi, come diceva Pablo Picasso, «tutti i bambini sono degli artisti nati, ma il difficile sta nel restarlo da grandi», questo sicuramente non è il caso di Gianfranco che oggi, dopo tanto impegno e una laurea in Accademia di Belle Arti, è uno scultore professionista felice di esserlo.
Apprezzato e amato dappertutto, tanto che le sue opere sono esposte in vari musei, non ha comunque messo da parte la sua Bompietro. È anche grazie a quel piccolo borgo delle Madonie, infatti, che ha «imparato ad apprezzare le piccole cose della vita, sfruttandole come espedienti nella sua quotidianità» e utilizzandole nella sua arte.
Un’arte che gli appartiene e che, fino a quando avrà la forza e l’energia, farà parte di sé, ne è sicuro. Perché il piacere che prova durante l’esecuzione delle sue sculture è unico e indescrivibile: «Quando le mie mani sono a contatto diretto con la materia, mi estranio e non mi rendo neanche conto del tempo che scorre. Come quando leggi un libro e ti fai prendere totalmente dalla storia tanto da diventare anche tu un personaggio…».
«Uno scopo» vero e proprio, il suo, che lo fa alzare la mattina col desiderio di studiare, conoscere, scoprire, elaborare. Così nasce la tecnica innovativa di cui ci racconta con passione: «È una tecnica mista ottenuta dalla combinazione di più tecniche, in cui si utilizzano tasselli di marmo o di qualsiasi altro materiale, vetroresina e una struttura metallica interna. In questo modo si possono realizzare tutte le forme, dalle più grandi alle più piccole, senza i vincoli che i materiali stessi impongono e, peraltro, a un costo più contenuto».
Insomma, Gianfranco non smette mai di stupirsi e meravigliarsi. Non smette mai di sfidarsi e di confrontarsi con se stesso e con gli altri. Come quando si è sperimentato con il sale e ha realizzato ben tre opere che adesso si trovano al Museo d'arte contemporanea Sotto Sale di Raffo. «L’esperienza è stata speciale perché il sale generalmente non si usa per la scultura, dato che corrode gli strumenti che servono per scolpire e modellare. Però sono riuscito comunque a capire come usarli e a quel punto ho perfino immaginato la scultura di sale più grande al mondo. Peccato nessuno abbia ancora accolto il mio progetto, che potrebbe entrare nel guinness dei primati». E non solo. Perché il bompietrino ha in cantiere anche un’altra idea, una croce di 15 metri da posizionare sulla montagna di un paese vicino al suo, e varie altre immagini a cui darà presto vita.
Perché le sue opere hanno un’anima, comunicano a chi ha la sensibilità per poterle ascoltare. E parlano della sua esistenza, della filosofia, della religione, di tutte quelle esperienze che lo hanno «condizionato, fatto maturare e crescere». Oggi si chiede che senso abbia vivere senza un obiettivo, come ci si possa realizzare soltanto con i soldi ma senza un sogno verso cui tendere. Lui ne ha uno, di guadagnare l’essenziale attraverso la sua arte, ma si sente già fortunato perché, anche se non è ricco, ha trovato la sua vera ricchezza nella scultura. Forse dovremmo fermarci e prendere esempio dalle sue parole.
Intanto, se ne avete voglia, Gianfranco sarà felice di accogliervi e raccontarvi i suoi pensieri e le sue opere nel suo laboratorio a Bompietro. La sua porta sarà sicuramente aperta il 28 agosto e il 4 settembre dalle 17 alle 19 in occasione della manifestazione “I Borghi dei Tesori”. Con un contributo di 5 euro potrete entrare nel mondo visionario e concreto di un artista che vale la pena conoscere.
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