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In Sicilia arrivano gli alieni (e non solo): tutte le specie "avvistate" nel 2024

Vi riportiamo qui un breve elenco, dunque ci scusiamo già se alcune scoperte importanti saranno descritte approssimativamente o se ne mancheranno altre

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 31 dicembre 2024

Il 2024 sta volgendo velocemente al termine ed è giunto il momento in cui è possibile fare un bilancio sugli eventi e sugli obiettivi raggiunti che si sono susseguiti nel corso degli ultimi 12 mesi.

Avendo parlato spesso in questa rubrica di biodiversità e di fauna e flora siciliana, abbiamo quindi pensato di raccogliere in un articolo le maggiori scoperte scientifiche collegate a questo tema, che sono avvenute nel corso di quest’anno.

Lo faremo tramite un breve elenco, dunque ci scusiamo già se alcune scoperte importanti saranno descritte approssimativamente o se ne mancheranno della altre considerate significative dagli studiosi.

Per quanto riguarda la scoperta di nuove specie, è sicuramente da segnalare l’identificazione di una nuova specie aliena, il millepiedi Oxidus gracilis, la cui presenza sull’isola è stata confermata dagli zoologi Roberto Viviano, Antonino Dentici e Angelo Ditta, che risultano essere fra gli zoologi di nuova generazione più promettenti del palermitano.
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Lo stesso Roberto Viviano si è poi distinto per essere autore di un altro studio, insieme a Calogero Muscarella e a Ignazio Sparacio, che ha permesso d’identificare dopo un lungo studio la femmina del Geotrogus michaelis, un coleottero che per quello che sappiamo abita esclusivamente la bellissima riserva naturale di Monte Cofano.

Passando temporaneamente alle piante, lo scorso maggio è stato pubblicato un importante articolo sulla flora dei Nebrodi, che ha permesso di determinare una nuova specie di fiori appartenente a uno dei gruppi più tipici della nostra isola.

La nuova specie è stata chiamata Centaurea haluntina dai ricercatori Lorenzo Gianguzzi, Emilio Di Gristina, Giulio Barone e Gianni Antonio Domina, e si trova in alcune piccole regioni della Sicilia nordorientale.

È molto simile a C. busambarensis, tanto da essere scambiata all’inizio per una nuova popolazione di questa specie.

Ad agosto, invece, presso la rivista Kew Bulletin, un team di botanici guidato da Cristina Salmeri e Salvatore Cambria ha scoperto una nuova specie di ciclamino endemico siciliano, il cui nome è Cyclamen brulloi.

La sua popolazione è attualmente limitata ad alcune località della Sicilia occidentale, dove cresce su strati carbonatici.

Come abbiamo riportato alcuni mesi fa all’interno di un articolo, bisogna invece ringraziare Simone Costa e Calogero Muscarella per il ritrovamento di un vero tesoro perduto, ovvero parte della collezione di lepidotteri di Roberto Vinciguerra.

Un grande entomologo palermitano scomparso prematuramente nel 2013 a soli 46 anni. Buona parte di questa collezione – contenente migliaia di farfalle - era stata infatti donata al British Museum di Londra, mentre un’altra parte era rimasta in Sicilia.

È merito di Costa e Muscarella se questa collezione è stata riscoperta (anche un po' per caso) e consegnata ai curatori del museo universitario di zoologia Pietro Doderlain di Palermo, dove si stanno effettuando diversi studi inerenti alla biodiversità del Mediterraneo.

Buttandoci in acqua, infine, è importante sottolineare come anche quest’anno la nostra isola è risultata la meta preferita delle tartarughe marine Caretta caretta, con un vero e proprio record di nascite che ha lasciato stupiti gli stessi ricercatori.

A preoccupare invece è l’arrivo di una nuova specie aliena, l’abramide (il cui nome latino è Abramis brama), un pesce che mette in serie pericolo gli ecosistemi acquatici siciliani, essendo infatti in grado di cacciare le specie autoctone dei nostri fiumi e dei nostri invasi.

Recentemente, infatti, un’attività di monitoraggio svolta dagli esperti di Arpa Sicilia ha identificato due nuove specie aliene all’interno del porto di Catania, una delle quali – la Dynoides amblysinus - non è stata mai identificata in altre regioni del Mediterraneo.

L’altra specie, invece, la Phallusia nigra, è un tunicato (un sottogruppo dei cordati) che proviene dalle calde acque dei mari tropicali, sebbene alcuni suoi individui siano stati avvistati in diversi tratti di costa della Turchia e di Israele a partire dal 1958, ad opera dello zoologo marino Pérès.

E l'elenco non finisce qui, pare destinato ad aumentare nel 2025.
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