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La chiesa "sinuosa" di Caltanissetta: dietro il suo altare i resti della principessa Adelasia

Sorge in uno dei più antichi quartieri della città e fu scelta dai nobili Moncada come luogo di sepoltura. Storie e curiosità della chiesa di San Domenico (e della sua cripta)

Roberta Barba
Storico dell'arte
  • 18 luglio 2021

La chiesa di San Domenico a Caltanissetta

Nel cuore dell’isola, in uno dei più antichi quartieri di Caltanissetta sorge imponente, sinuosa e silenziosa la chiesa di San Domenico con la sua cripta.

Edificata nel XV secolo per volere del Beato Reginaldo Lombardo, discepolo di S. Domenico, fu fortemente voluta dalla famiglia Moncada in occasione della vestizione dell’abito dei Domenicani da parte di Antonio Moncada, futuro conte della città.

La nobile famiglia scelse la chiesa di San Domenico come luogo della propria sepoltura, pur non essendo la cattedrale di Caltanissetta.

Con un impianto basilicale a tre navate, decorata con stucchi ottocenteschi, conserva al suo interno alcuni quadri di Vincenzo Roggeri, celebre pittore nisseno seicentesco e la tela dedicata alla Madonna del Rosario realizzata dal celebre pittore toscano Filippo Paladini nel 1614 – questa tela ha un’importante valenza storica, oltre che artistica, poiché vi sono ritratti i figli del Conte Francesco Moncada.
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Negli anni ha subìto varie modifiche, continuando ad essere arricchita e migliorata. Nel 1573 venne finanziato l'ampliamento del convento e nei primi anni del ‘600 venne commissionato il chiostro, completato nel primo decennio del secolo.

La facciata – in stile barocco e con un prospetto convesso nella parte centrale e concavo lateralmente – è stata realizzata intorno al 1700, in occasione dei lavori di ampliamento.

Qui, durante alcuni lavori, dietro l'altare vennero ritrovati i resti di tre persone, tra cui quelli di una donna identificata nella principessa Adelasia, nipote del Gran Conte Ruggero, che la tradizione voleva sepolta nel castello di Pietrarossa e che sarebbe poi stata traslata nella chiesa in seguito al crollo del castello.

Successivamente, con la soppressione degli ordini religioni, la chiesa e il convento vennero requisiti al regio demanio e trasformati in distretto militare.

Soltanto nei primi anni del ‘900 la chiesa è stata nuovamente consacrata e il convento, dopo essere stato restaurato, è stato adibito ad uso civile.

Nella parte inferiore del calpestio del coro si trova la cripta per la “sculatura” con nicchie dove venivano posti i cadaveri prima di essere inumati. Realizzata nel 1758, al suo interno vi sono ancora resti di defunti, che però non appartengono alla famiglia Moncada che non venne sepolta qui come desiderava, ma è possibile vederne i resti della costruzione iniziale delle loro sepolture.

La cripta è tutt’oggi visitabile. Un recente restauro curato dalla Soprintendenza ai BB.CC. di Caltanissetta e grazie alle risorse F.S.C. 2014-2020 “Patto per la Sicilia” ha permesso di rendere fruibili ai visitatori il grande spazio sotterraneo suddiviso in diversi ambienti, separati da un ampio corridoio centrale, destinati alla sepoltura dei defunti.

Nei vari ambienti sono presenti tre tipologie di "colatoi" in uso all’epoca: vi sono, infatti, quelli con i sedili in muratura e un foro al centro dove si raccoglievano i resti organici, quelli con sostegni laterali in muratura e ripiano superiore realizzato con catusi in terracotta – tipici vasi siciliani – dove il defunto veniva collocato in posizione supina e quelli costituiti da piccole nicchie dove il cadavere veniva posizionato in piedi fino alla completa decomposizione organica.

Nella cripta si conserva ancora intatta parte della pavimentazione originaria in cotto. La cripta di San Domenico, dunque, sotto l'omonima chiesa è accessibile dalla “fiorita” via San Silvestro ed è un gioiello ricco di storia da visitare assolutamente.

Proprio nei pressi dell’ingresso della cripta, infatti, in via San Silvestro, il giovanissimo parroco Don Alessandro Rovello, lo scorso aprile, in occasione della Giornata della Terra, ha benedetto il vicolo fiorito San Silvestro, uno spazio curato con piante e alberelli donati dai residenti del quartiere e non solo, per far sì che il bene e il bello possano contribuire a rendere migliore l’intera comunità.
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