STORIE
L'università, l'amore poi mollano Palermo: Sophie e Luigi ce la fanno (ma in Germania)
Oggi la loro vita anche professionale sta prendendo la direzione migliore, l’epopea vissuta sembra un ricordo lontano, ma è un’esperienza comune a tanti
Luigi e Sophie
Trentatre anni lui, trentadue lei, nati a Palermo ma cresciuti a Monreale, rispettivamente perito informatico e architetto, si sono conosciuti all’epoca dell’università e da allora ci sono sempre stati l’uno per l’altra, supportandosi anche quando le cose non andavano proprio per il verso giusto.
Oggi che la loro vita anche professionale sta prendendo la direzione migliore, l’epopea vissuta sembra un ricordo lontano, eppure si tratta di un’esperienza comune a tanti, che può dare il giusto impulso per prendere il coraggio a quattro mani e imporre una svolta alla propria esistenza quando ci sono troppe cose che ci sembra non vadano come dovrebbero...proprio come hanno fatto loro due.
Colpa o, in questo caso merito della Brexit, stravolgono i programmi e nel mese di marzo partono alla volta di Oberhausen, una cittadina a 30 km da Düsseldorf.
La scelta ricade su un luogo dove sembrava avessero un appoggio e ospitalità per il primissimo periodo...troppo bello per essere vero e se già in Sicilia avevano lasciato una situazione difficile, in Germania si trovano senza un tetto appena pochi giorni dopo l’atterraggio.
Contesti che avrebbero fatto saltare gli equilibri di coppia di chiunque e che, soprattutto, avrebbero indotto a tornarsene a casa, ognuno la propria possibilmente. Luigi e Sophie invece a piccoli, piccolissimi passi, partendo da occupazioni non particolarmente soddisfacenti e ben lontane dalle loro qualifiche, hanno iniziato pezzetto dopo pezzetto a costruire la loro nuova vita. La prima occupazione la ricordano bene: lavapiatti lui e barista lei nello stesso ristorante.
L’angelo custode che li aiutò a trovare quel lavoro era un palermitano trapiantato ad Essen vent’anni prima e che di sicuro poteva comprendere bene le loro problematiche.
Con il nuovo lavoro riescono per lo meno a prendere una casa in affitto, ad affrontare le immediate spese per la sopravvivenza e a superare i primissimi ostacoli.
Sapete come descrive Luigi il loro arrivo in Germania? «È stata una corsa contro il tempo per evitare di fallire - queste le sue parole - Ricordo ancora la prima cena a casa nuova: pasta con il sugo mangiata seduti sul divano e poggiati su di un’asse da stiro.
Non ci importava, ce l’avevamo fatta!» Una pasta con la salsa pregna di significato se ci pensate...me li sono figurata come Lilli e il vagabondo con gli spaghetti, passatemi il paragone romantico. Due giovanissimi, all’epoca avevano venticinque e ventisei anni, che nell’arrendersi o fallire, come ha detto proprio Luigi, avrebbero commesso la scelta più facile e immediata, ma anche la più sbagliata guardando a ritroso. Da lì in poi, superato lo “scoglio sopravvivenza”, iniziano a ragionare per obiettivi: potere lavorare nei loro rispettivi ambiti di competenza.
Agiscono in maniera sistematicamente ragionata, senza mai buttarsi a capofitto perché da soli, lontano da casa, ne sarebbero usciti solamente con le ossa spezzate. Iniziano allora a risparmiare per potere pagare un unico corso di lingua tedesca, uno solo era ciò che potevano permettersi, ed è Sophie intanto a frequentarlo.
Dopo sei mesi e con un livello di conoscenza della lingua B1, si potè permettere di lasciare il lavoro al ristorante e trovare un impiego per un’azienda con il compito di occuparsi della gestione dei progetti multimediali.
E la prima era fatta! Trascorso un altro anno e mezzo di progressi ce n’erano…Sophie ha firmato un meritato contratto a tempo indeterminato e anche Luigi ha potuto iniziare il percorso che lo ha portato oggi ad esser soddisfatto della scelta di trasferirsi e mettersi in gioco altrove.
Dopo due anni di esperienza è passato da lavapiatti a pizzaiolo e poi aiuto-cuoco, decide quindi di licenziarsi dal ristorante e concentrarsi sul suo percorso. Inizia il lavoro di magazziniere notturno part-time per una grande catena di abbigliamento così da aver a disposizione la mattina per frequentare un corso intensivo di tedesco e poi, una volta concluse le lezioni, attraverso il centro per l’impiego ha iniziato un tirocinio presso l’azienda per cui attualmente lavora.
Durante il tirocinio è l’azienda stessa ad offrirgli la possibilità di frequentare un altro corso per raggiungere il livello di conoscenza della lingua B2 e al termine gli è stata offerta un’alternanza studio/lavoro a lungo termine così da riprendere al meglio il suo ruolo da informatico, per lungo tempo tenuto in stand by.
Da pochi mesi anche Luigi ha firmato un contratto a tempo indeterminato ed entrambi così sono “protetti” dal tanto ambito posto fisso. Capacità di ragionare e procedere per gradi, ché a voler tutto subito non solo non si ottiene nulla, si perde anche quel po’ che si ha, è la ricetta del successo di Sophie e Luigi.
Tanti sacrifici e testa sulle spalle che però non basta a non far sentire l’amaro in bocca lasciato da questa storia…se da una parte fa piacere leggere di due giovani che hanno trovato la loro dimensione, dall’altra non si può fare a meno di pensare che sia un’ingiustizia doverla cercare lontano da casa.
E di amaro in bocca devono averne anche Sophie e Luigi, proprio lui descrive il ritorno a casa, per le ferie, come una vera e propria pugnalata al cuore: «Tutte le volte ci troviamo davanti una città che vediamo abbandonata a se stessa in un paese che continua ad avere gravi problemi lavorativi».
In Germania questa coppia di innamorati è riuscita a lavorare sodo e a costruire le basi per un futuro che adesso inizia finalmente a prendere una bella forma. Ci sarà chi ritiene fin troppo facile aver da ridire sulla loro scelta di lasciare la Sicilia, stanchi di quel costante accontentarsi e aspettare…che male c’è a voler di più e a lavorare sodo per ottenerlo?
Sophie e Luigi sono due ragazzi che hanno avuto il coraggio di non restare per lamentarsi e basta, ma anzi la svolta della loro vita deve essere uno spunto per quanti, ancora oggi, e sarebbe meglio dire di nuovo oggi, proprio come avveniva cinquant’anni fa, non vedono prospettive sul proprio cammino.
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