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L'osso pizziddu ti fa santiare, lo strumbulune sfasare: perché in Sicilia siamo fatti così

Ci sono a carina, ancinagghia, i cianchi e le canneddi: ecco a voi il glossario anatomico italiano-siciliano completo, con le parti del corpo (dall’alto verso il basso)

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 30 novembre 2024

Occorre prendere atto del fatto che, purtroppo, oggi come oggi i problemi di comunicazione sono sempre più diffusi. Non che in epoca passata non ci fossero, lo diceva anche il prof. La Barbera quando ero interrogato e non sapevo qualcosa: «Panno perché non comunichi, ah?», ma in realtà non era mai contento perché quando ero un po’ troppo vivace in classe mi sbatteva fuori dall’aula accusandomi di "comunicare" troppo.

Esperienza da studente a parte, ogni categoria ha i suoi problemi di comunicazione, la mia dolce metà con i genitori degli alunni, più che con gli alunni stessi… Nel mondo sanitario poi la comunicazione a volte è tutta un programma, anche perché chi indossa il camice, nostra culpa, usa termini, acronimi o sigle incomprensibili e, dalla parte opposta, si usano termini tipici della nostra terra non di immediata comprensione.

Di solito non serve molto per colmare questo gap, è sufficiente parlare "potabile", tra noi siculi ci capiamo facile, ma purtroppo capita anche che qualche collega non autoctono si trovi in trasferta qui da noi ed è impagabile osservare i sudori freddi e lo sguardo impanicato quando deve comunicare con qualche paziente che usa, in maggioranza, solo termini siculi.
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Personalmente ebbi il battesimo del fuoco alcuni lustri fa, quando, di servizio all’ospedale militare di Palermo, in piena notte dovetti controllare un ricoverato.

«Salve, per favore può scostare un po’ l’inguine?», Silenzio totale. Probabilmente il signore era ancora intontito dal sonno.. Ripetei la frase, Ancora silenzio. «Signore… l’inguine!» e lui: «Ma chi buole rire?» e io: «Cà! Raprisse a incinagghia!», «E picchì un palla potabile? Ca!».

Ecco questo divertente e garbato episodio di vita ospedaliera mi fece riflettere sul fatto che avevo una lacuna conoscitiva di tipo anatomico non da poco, poiché conoscevo il corrispettivo siciliano di sole alcune zone del nostro corpo ed ampliare tale conoscenza mi sarebbe stata sicuramente utile, così nel tempo mi sono creato una sorta di glossario anatomico italiano-siciliano, di cui prenderò in esame solo i punti più salienti, dall’alto verso il basso.

Strumbulune
La testa, tutta, nel suo insieme, cerevieddu compreso. Il termine potrebbe derivare dal greco strombo poi latinizzato in trombos. Consultando il Bonomi si scopre che il lemma latino oltre ad indicare un oggetto che gira (tipo a strummula va) indentifica l’allargameto graduale di un tubo in una forma più larga. A tipo u coddu che diventa strumbulune.

Sonnu
Ohi sbattivu o sonnu, putia muoreri!”, oppure, “un tistiare u picciriddu nu suonno ca ci fai dannu!”. U sonnu è la tempia, una delle pochissime parti molli e particolarmente delicate del nostro strumbulune e dalla quale, a causa di un evento traumatico o semplicemente sbattune, può derivare svenimento o peggio, portandovi per l’appunto ad un "sonno indotto".

Saliera
A saliera altro non è che quell’incavo che si viene a creare tra la spalla ed il collo, la cui forma “depressa” ricorda proprio un contenitore atto ad ospitare il sale.

Ora questa potrebbe essere la spiegazione più semplice ed immediata… potrebbe! In Sicilia nni piaci cumplicarici a vita, per cui vi sono ben due teorie, assolutamente di sola voce popolare, che potrebbero spiegare l’origine di tale termine.

La prima: anticamente i soldati usavano portare, come difesa personale, la cotta di maglia, fatta con anelli di acciaio, la quale, però, provocava delle fastidiosissime lesioni proprio in quell’incavo, lesioni che spesso venivano fatte "asciugare" mettendovi sopra, beata ignoranza, del sale.

La seconda: sempre ai tempi delle genti antiche i contadini appoggiavano proprio in quella zona le cinghie delle bisacce che portavano con loro, spesso anche in lunghe camminate. Essendo più furbi dei soldati, proprio per evitare piaghe simili a quelle date dalla cotta di maglia, usavano interporre una mappina chiusa a mo’ di sacchetto con dentro del sale, il quale faceva da cuscinetto tra il corpo e la cinghia della bisaccia ed assorbiva l’umidità del sudore durante le camminate.

A Carina
A carina altro non è che la schiena o, più specificatamente, tutto l’apparato muscolo scheletrico posteriore che permette la posizione eretta. Deriverebbe dalla carena degli scafi navali, struttura portante dell’intera imbarcazione, difatti si usa dire “sugnu scarinato” quando un forte dolore o eccessiva stanchezza impedisce di stare in piedi, facendoci desiderare ri curcarinni ri subito.

Tavula ru piettu
Trattasi dello sterno. Osso piatto, lungo e resistente che ricorda proprio la tavola di legno massello usata per creare i banconi da lavoro dei falegnami. Una tavula per l’appunto. Voli pindarici della bella potrebbero far associare l’espressione poco elegante “San Giuseppe ci travagghiò”, riferita a ragazze picca prosperose, proprio a questo termine anatomico.

Incinagghia o Ancinagghia
Se dobbiamo essere pillicusi l’incinagghia (o ancinagghia) è la zona tissutale di giunzione tra la parete addominale antero-laterale e l’anca, anche detta fossa iliaca. Detto tra noi, l’incinagghia! Nel tempo, però, questo termine è stato usato per identificare un po’ tutte le zone mobili di “giunzione” del nostro corpo, fatte salve l’ascidde. Il termine dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, derivare dal latino inguilanem e successivamente inguinaia che indica proprio tale zona.

Cudigghiuni
Effettivamente ormai desueto come termine, il cudigghiuni sarebbe l’osso sacro, ovverosia il coccige. Non è dato sapere l’esatta origine di tale curioso lemma siculo, ma le solite malelingue ca malizia dicono possa derivare dall’estrema vicinanza con gli organi genitali maschili, usualmente detti “cugghiuni”, termine usato anche per identificare una persona poca furba o avvezza a numerosi sbagli, che in tempi antichi veniva pubblicamente punito con un caucio ri putienza dato proprio sul cudigghiuni. Osso sacro invece deriverebbe dal latino os sacrum, errata traduzione dei tempi dal greco hieron osteon che significa osso grosso.

Patiedda
Semplicemente la parte anteriore della rotula del ginocchio, che per forma e posizione assomiglia alla patella, celebre mollusco che usa attaccarsi agli scogli e vittima preferita, assieme ai ricci, di alcuni siciliani in vacanza al mare.

Cianchi
I cianchi sono una parte del corpo ed uno stato d’animo eppure, entrambi, così profondamente connessi tra loro. Quando si ride della bella noi diciamo che nni faciemu i cianchi riferendoci a quel leggero dolore che viene nni cianchi, in quel momento.
La mente sicula è un posto meraviglioso. Potrebbe sembrare che cianchi possa semplicemente derivare dall’italiano fianchi, eppure voci di popolo ipotizzano che il nome derivi dal francese antico flanc, una larga porzione di un particolare tipo di scudo con una forma molto simile a quella dell’osso del bacino.

Cannedda ra amma
Premetto che qui da noi ogni cosa di forma vagamente tubolare è canna, cannedda o cannolo. Allo stesso modo la tibia, osso frontale della porzione inferire della gamba si chiama, giustamente, cannedda ra amma. Seguendo uno schema logico molto simile, l’omero e la sua testa sono semplicemente u pernu ra amma.

Ossu pizziddu
Dovrebbe semplicemente essere il malleolo, che nella forma ricorda proprio un “pizziddu”, che urtato fa partire la tipica esclamazione “anchiama sbattivu l’ossu pizziddu!”.

Dovrebbe perché in alcune zone della Sicilia l’ossu pizziddu è la falange prossimale dell’alluce, la stessa che quando la urtiamo fa scendere i santi come la grandine. Tutto qui?

Ovviamente no, perché se andiamo nella zona del catanese, l’ossu pizzidu (o pizzidru) è, udite udite, u cudigghiuni, l’osso sacro, il coccige! Ve lo immaginate un medico catanese a Palermo che si sente dire “rutturi mi ruole l’osso pizziddu”, “e vabbhè… si calasse i braghe ca controlliamo”. Quindi tutti a studiare che l’esame di anatomia sicula comparata è vicino.
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