CULTURA
L'antica leggenda della Serra-Munachedda: il mistero (inquietante) vicino a Palermo
Tra questi racconti, uno dei più affascinanti e inquietanti prende vita a Misilmeri, un luogo dove storia e leggenda si fondono in un intreccio denso di suggestione
Una suora fantasma
Sono terre intrise di fascino, dove il passato sembra aver intrecciato i suoi fili con il tessuto del folklore popolare, creando storie che si tramandano di generazione in generazione, come se fossero sussurrate dal vento che sfiora i campanili e le strade silenziose.
Tra questi racconti, uno dei più affascinanti e inquietanti prende vita a Misilmeri, un luogo dove storia e leggenda si fondono in un intreccio denso di mistero e suggestione.
Giuseppe Pitrè, considerato il massimo studioso delle tradizioni popolari siciliane, dedicò gran parte della sua vita a raccogliere e catalogare queste storie.
Nato a Palermo nel 1841, medico di professione ma appassionato di cultura popolare, Pitrè esplorò villaggi e città, ascoltando attentamente le voci degli anziani e dei contadini, conservando ogni dettaglio di miti, leggende, proverbi e credenze che altrimenti sarebbero andati perduti.
In queste pagine, Pitrè ha immortalato creature fantastiche, spiriti e apparizioni che popolano l'immaginario siciliano, intrecciando il reale con il soprannaturale.
Nel suo monumentale studio sulle tradizioni del popolo siciliano, Pitrè ci parla della "serra-munachedda", una figura tanto sfuggente quanto temuta, evocata spesso per spaventare i bambini: "Stai attento, che se non fai il bravo, ti affaccia la serra-munachedda!" Ma a Misilmeri, questo nome assumeva contorni ancora più oscuri e sinistri.
La serra-munachedda, secondo la tradizione locale, appariva dietro una grata di ferro nella facciata della sacrestia del Collegio di Maria, un luogo che, per secoli, ha custodito le spoglie delle monache sepolte.
Ancora oggi, gli abitanti del luogo raccontavano con timore di come, passando davanti a quella grata, specialmente al calar della notte, accelerassero il passo, come se temessero di incontrare lo sguardo di una monaca morta che, secondo alcuni, si aggirava ancora nei sotterranei.
Ma la leggenda non si ferma qui. Un episodio accaduto nel 1925 ha alimentato il mito e fatto tremare di paura gli abitanti di Misilmeri. La famiglia Ingrassia, che viveva proprio di fronte alla sacrestia del Collegio, racconta di aver assistito a qualcosa di inspiegabile.
Era una notte come tante, intorno alle 23, quando la signora Giuseppa Badami, guardando verso la chiesa, vide qualcosa che la lasciò senza parole: una monaca appariva alla finestra, con le braccia aperte, illuminata da una luce festosa che riempiva l'intera chiesa.
La scena era così nitida e surreale che la signora Badami chiamò immediatamente il marito e il figlio, affinché anche loro potessero assistere a quella visione straordinaria.
Il giorno dopo, curiosa e turbata, Giuseppa si recò al Collegio di Maria per chiedere spiegazioni alle monache. Le suore, incredule, le assicurarono che a quell'ora tutte erano già a letto, nel silenzio della notte, e che nessuna aveva acceso le luci della chiesa.
Nessuna risposta poteva spiegare ciò che la famiglia Ingrassia aveva visto, e quella visione rimase un enigma, una di quelle storie che, come diceva Pitrè, appartengono al regno dell'inspiegabile, ma che talvolta accadono.
Giuseppe Pitrè ci ha insegnato che il folklore siciliano è uno scrigno di tesori nascosti, dove la realtà si mescola con la fantasia, dove l'antico e il moderno convivono.
Nelle sue ricerche, Pitrè ci ha offerto una finestra su un mondo fatto di racconti orali, di saggezza popolare, di paure ancestrali che ancora oggi influenzano la vita quotidiana.
Il mistero di Misilmeri, avvolto dal silenzio delle sue strade e dal soffio antico del folklore, continua a suscitare stupore e timore, alimentato dalle voci di chi giura di aver visto, anche solo per un istante, quel fantasma di una monaca con lo sguardo che sembra provenire da un tempo lontano.
È così che la storia si trasforma in leggenda, e la leggenda in un eco che attraversa i secoli, rivivendo ogni volta che qualcuno racconta la storia della serra-munachedda.
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